Zeldamalincony 1: Recensione

Pubblicato il 7 Novembre 2011 alle 11:47

Una riproposta digitale di un bel fumetto italiano che ci regala una bravissima autrice tutta da scoprire (e da seguire): Egle Guerini

Zeldamalincony 1

Autrice: Egle Guerini
Casa editrice/sviluppatore: MeLeto Software
Provenienza: Italia
Prezzo: 2,99 €

Questo fumetto narra la storia di Zelda, una ragazza che vive autoreclusa in casa per colpa di una strana malattia (visto che le crescono ai polsi dei fili di carne che, a quanto pare, sono ingestibili e se ne possono addirittura andare in giro per i fatti loro…).
Ad aiutarla un vecchio psicologo passato dalle stelle (il successo) alle stalle per colpa di un banale incidente che, grazie alle sue “particolari” tecniche terapeutiche cercherà di salvare Zelda dalla sua condizione, mentre la nostra eroina continua a guardare il mondo dall’alto del suo appartamento…

Di Zeldamalincony e la sua autrice Egle Guerini aveva giá parlato (e molto bene) lo scorso anno il nostro Sergio, che aveva definito il fumetto un “interessante mix di azione e intimismo”.
Storia di rara intensità poetica, Zeldamalincony merita però, a mio modesto parere, una seconda recensione/rivisitazione, e per diversi motivi, ma soprattutto perché é uscita la versione digitale del fumetto, come applicazione scaricabile da app store.
Diciamolo subito, l’applicazione é come al solito un prodotto negli standard piú che dignitosi della MeLeto, un prodotto che ci permette di fruire il fumetto con facilità ed immediatezza.

Come già detto in passato, però, da bravo sostenitore dei fumetti digitali da affiancare alla cara e vecchia carta, ribadisco che non vedo l’ora di ammirare un fumetto “elettronico” che offra davvero qualcosa di diverso ed originale, un qualcosa che si distingua dalla lettura “tradizionale” se goduto sul nostro device.
Non avendo però io per primo idee particolarmente originali da proporre non posso fare altro che aspettare fiducioso qualche rivoluzionaria e geniale trovata che ci permetterà un giorno di godere i fumetti digitali in maniera diversa rispetto alla lettura a cui siamo da sempre abituati, sperando che magari siano proprio gli amici della MeLeto a stupirci in tal senso.

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Nell’attesa, torniamo all’opera di Egle Guerini.
Come accennato, Zeldamalincony è un ottimo fumetto e personalmente non posso fare altro che confermare quello che scrisse a suo tempo Sergio.
Egle Guerini é autrice completa, sofisticata e ricercata.
Dal punto di vista narrativo è impossibile non riconoscerle quel dono prezioso tipico dei bravi compositori di rendere con disarmante semplicità poetica qualsiasi situazione, una sorta di piacevolissima leggerezza autoriale.
Praticamente ogni tavola del fumetto è una carezza per il cuore, pur riuscendo ad essere la storia, comunque, anche cupa, velatamente drammatica e allo stesso anche avventurosa.
Ma alla Guerini appartiene decisamente un tono maggiormente delicato e toccante, e riesce a mantenere la storia su questi binari per tutta la narrazione.

E’  una storia sulla diversità e la solitudine quella che ci racconta: Zelda è la quintessenza della diversità, la sublimazione o se vogliamo l’impersonificazione rappresentativa della difficoltà nel comunicare, portata tra l’altro all’eccessivo parossismo per via della sua stranissima patologia che la costringe ad autoesiliarsi ed estraniarsi dal mondo, vivendo reclusa nel suo appartamento nonostante la fortissima, quasi indomabile voglia di comunicare.
Zelda, animo sensibile e riflessivo, osserva così il mondo passare dall’alto della sua torre come una principessa delle favole oppure (e Propp non sarebbe di certo in disaccordo, anzi) come Batman quando se ne sta appollaiato su un tetto o in precario equilibrio sulla capoccia di un gargoyle a osservare il mondo: ma il bel parallelismo tra i due personaggi non è farina del sottoscritto, bensì dell’autrice stessa, che fantastica dell’uomo pipistrello come potenziale amico speciale della sua solitaria eroina, immaginandoli lassù, “fermi nella notte più buia, sotto una pioggia spiovente sul tetto più alto della metropoli, in un inesorabile silenzio, ad ammirare la vita che scorre”.
Il Cavaliere Oscuro di Miller è tra l’altro una delle fonti di ispirazione di Zeldamalincony (insieme a L’uomo che Cammina di Taniguchi) e un tale azzardo comparatista non è assolutamente così assurdo come potrebbe sembrare superficialmente a priori se si finisce con l’assaporare il fumetto della Guerini.

La storia è infatti perfettamente bilanciata tra momenti di assoluta lentezza accompagnati ad altri, tanto improvvisi quanto inaspettati, momenti assorbiti da divertenti accelerazioni, sprazzi di immaginifica azione cinetica (si veda la scena della terapia d’urto quotidiana con finto omicidio annesso del Magus oppure la corsa forsennata di Rita per salvare Zelda dai suoi fili).
L’originalità pervade poi tutta la storia e le situazioni che vengono proposte dall’autrice: scene di vita quotidiana che col tocco della Guerini diventano magicamente sospese nel tempo e nello spazio, in una sorta di fantasy più vero del vero.
Originalità che non è solo strutturale ma che si ripercuote anche su tutti i personaggi, ognuno di loro con qualcosa di particolare che lo distingua e lo renda diverso rispetto ai soliti cliché (appunto) di un certo (tanto) fumetto nazionale ormai stanco e inflazionato.
In un contesto del genere ovviamente la metafora diventa padrona.

Tutto è particolare proprio perché si sforza di essere universale: Zelda é imprigionata/imbrigliata dai/nei suoi fili così come lo sono le milioni di Zelde nel mondo contemporaneo costrette o bloccate dalle loro fobie, dalle loro paure, e tagliare i fili è difficile, anche perché paradossalmente possono essere confortanti nella loro abitudine, averli può diventare una perversa routine che le (ci) accompagna, una forma di intima relazione che non le (ci) abbandona o tradisce mai.
Ma Zelda é molto di più, è un’eroina (come l’uomo pipistrello è per l’appunto un eroe), una salvatrice, una strega gentile: i suoi fili sono il suo superpotere.
“Zelda ha un talento nel trovare le persone logorate dentro e nello stesso tempo gli dona qualcosa in cambio: una battaglia da affrontare, una seconda chance, un modo per essere finalmente liberi dalle proprie frustrazioni” ci avverte l’autrice, e allora meglio comprendiamo che la delicata parabola di Zelda compie il suo coerente percorso, arrivando, dall’alto della sua torre, giustappunto fino a noi, ai nostri dubbi, le nostre perplessità, le nostre paure, per salvarci un pochino, con discrezione.

Comunque, va detto, il vero punto di forza di Zeldamalincony sono i disegni di Egle Guerini.
Originali, adulti, raffinati, eleganti, corposi, intensi, coerenti.
Nonostante la (apparente) minimale ricerca del tratto le espressività dei personaggi sono rese in maniera assolutamente convincente e i pochi segni a contornare gli spazi o delineare i profili dei palazzi sono ben calibrati.
La ricchezza dei chiaroscuri accompagna il lettore per tutta la storia, dove un intenso alternarsi di bianco (“colore della quotidiana banalitá”) e nero aiutano il discorso diegetico dell’autrice, con il nero teso a donare maggiore significato alle parole, “come se dal buio affiorassero i sentimenti dolorosi”.

Zeldamalincony è una piccola conferma ad alcuni piccoli pensieri più o meno fugaci: conferma che è possibile fare (ancora) fumetto in Italia non necessariamente popolare ma coraggiosamente originale e diverso, che veri autori completi, a ben vedere, ci sono ancora e che (dai, perché no!), nonostante tutto, si possono anche trovare dei gran bei fumetti digitali in giro…

Voto: 8 1/2

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