I am a Hero, lo spin-off in Osaka [Recensione]
Pubblicato il 15 Marzo 2017 alle 10:00
Kengo Hanazawa decide di allargare l’universo apocalittico di “I am a hero” (serie di grande successo, tuttora in corso) con uno spin-off dedicato alla città di Osaka.
Dopo il successo di pubblico e di critica ricevuto dalla serie principale, non ancora giunta a conclusione, Kengo Hanazawa (in collaborazione con Yuuki Honda) approfondisce l’apocalisse zombie di “I am a hero” dedicando un intero volumetto a nuovi personaggi e ad un’altra città giapponese: Osaka.
Questa volta i protagonisti sono Kozue, una giovane estetista ritrovatasi prigioniera all’interno di un aereo appena atterrato all’aeroporto di Osaka, e Tacchan, il suo fidanzato, un ultratrentenne che non ha chiari progetti per il futuro.
All’inizio della storia, le priorità dei due personaggi sono del tutto diverse da quella della semplice sopravvivenza, ovviamente: Kozue non è più sicura della sua relazione con Tacchan e sta pensando di lasciarlo, mentre invece il ragazzo è indeciso tra il matrimonio e l’acquisto di una moto.
Quindi, quando l’apocalisse zombie scoppia in tutto il Paese, i due protagonisti sono separati sia a livello fisico che “affettivo”: ma, quando la situazione degenera, Tacchan promette a Kozue tramite messaggio che riuscirà a trovare il modo di salvarla.
La trama del volumetto si svolge in poche ore, massimo in un paio di giorni, e sono evidenti fin dalle prime pagine le caratteristiche tipiche di uno spin-off mediocre: la storia è scorrevole e non annoia, ma manca comunque quel “mordente” che ha fatto di “I am a hero” uno dei successi giapponesi più rilevanti degli ultimi anni.
Nello spin-off di Osaka, infatti, le tematiche approfondite così a fondo nella serie principale vengono semplicemente sfiorate: la trama si concentra sulla relazione tra i due protagonisti, tralasciando il delicato rapporto tra moralità e sopravvivenza.