Recensione Un Filo di Nebbia – Tunué

Pubblicato il 14 Maggio 2010 alle 08:44

Autori: Alessandro Di Virgilio (testi), Andrea CarDone (disegni)
Casa Editrice: Tunué
Provenienza: Italia
Prezzo: € 12,00


Rimettiamo il dito nella piaga e parliamo, ahimé, di fumetto italiano. E si potrà di nuovo dire che ho pregiudizi, che sono esterofilo, e così via. Tuttavia, quando mi imbatto in opere italiane che reputo valide, non mi esimo dall’esprimere un giudizio positivo. E lo stesso succede quando sono di parere contrario e, in quel caso, non scrivo nulla che non corrisponda al mio pensiero. E pazienza se poi ci sono certi autori che si risentono e polemizzano con il sottoscritto.

Non so se ciò accadrà nel caso di Un Filo di Nebbia, graphic novel recentemente pubblicata da Tunué, scritta da Alessandro Di Virgilio e disegnata da Andrea Carbone. Come ormai sapete, reputo buona parte del fumetto nostrano conformista, convenzionale e sempre uguale a se stesso. Per giunta, diversi autori sono, a mio avviso, troppo concentrati sulle loro pulsioni creative personali e solipsistiche e scarsamente attenti alle esigenze del grande pubblico. E per di più non c’è quasi mai un pizzico di inventiva.

Il parallelo che sono propenso a fare è con il cinema italiano che non propone  altro che commediole sceme o film pallosi di morti di sonno che pensano alle loro masturbazioni mentali. E non è questione di soldi che mancano; soldi o non soldi, a mancare sono le idee e ci sono fior di registi e di cartoonist anglosassoni che hanno prodotto opere innovative con scarsissimi mezzi. Perché hanno idee. Quelle che mancano ai ‘talenti’ italiani.

Ma parliamo prima di ciò che c’è di buono in questo volume: i disegni di Andrea Carbone. Classe 1982, è al suo esordio con Un Filo di Nebbia e mi ha positivamente sorpreso con l’elevatissima abilità grafica, i sapienti giochi d’ombra, l’espressività dei volti, l’uso magistrale del tratto, a volte impalpabile e rarefatto nonché perfetto per una storia che fa della nebbia (come si evince dal titolo) la cifra narrativa oltre che stilistica. Di conseguenza, a Carbone va un ‘bravo!’ sentito e sincero e spero che questo libro costituisca l’inizio di una lunga e soddisfacente carriera (date anche un’occhiata al bellissimi studi preparatori dei personaggi in apertura del volume!).

Però c’è da rammaricarsi per il fatto che i disegni di Carbone siano al servizio di una storia che è arduo definire tale. E qui torniamo alle dolenti note: l’assenza di talento della stragrande maggioranza degli sceneggiatori italiani. Da questo punto di vista, Alessandro Di Virgilio, che ha già al suo attivo diverse opere, non si discosta dai suoi colleghi. I testi sono scipiti e non comunicano emozioni. La vicenda, inoltre, è ambientata in un paesino della Bassa padana e non so a chi potrebbe interessare (ai cittadini della Bassa padana, forse, ma poi?)

Intendiamoci: non ho nulla contro la provincia. Meno che mai contro le storie ambientate in una provincia. Ma quando ‘provinciale’ diventa un pretesto per celare un desolante vuoto di ispirazione, non posso accettarlo. E in questa storia l’ispirazione è assente. Trattasi della cronaca di un fatto di violenza avvenuto in passato, le cui conseguenze si fanno sentire nel paesino della graphic novel. Ma niente di più. E, per giunta, questa storiella poteva essere raccontata in una ventina di pagine, senza tediare il lettore con un volume che supera le novanta. I dialoghi sono anonimi e a tratti vorrebbero essere intimisti; ma risultano risaputi. Insomma, continuo a farmi intrigare da New York o Los Angeles e ai fumetti sulla provincia italica preferisco i comics anglosassoni. Esterofilo? Ok, sono esterofilo. E questo esterofilo considera Un Filo di Nebbia validissimo dal punto di vista grafico; pessimo da quello narrativo.


VOTO 5

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