The Wicked + The Divine Volume 1 Presagio Faust di Kieron Gillen & Jamie McKelvie [VIDEO RECENSIONE]
Pubblicato il 27 Febbraio 2017 alle 12:00
La nostra video recensione del primo volume della serie del duo Gillen/McKelvie.
Ogni novant’anni dodici dei si incarnano in forma mortale. Per due anni vengono amati, venerati, osannati. Poi muoiono. Novant’anni dopo, il ciclo si ripete.
Kieron Gillen e Jamie McKelvie ci regalano una saga complessa, mistica, pop, avventurosa ed edonistica, in cui Laura, una ragazzina infatuata della figura degli del del Pantheon si ritrova coinvolta nel disperato tentativo di scagionare Lucifero da un’ingiusta accusa di omicidio, mentre il colpevole si nasconde tra gli altri dei. Tra gli idol del Brit Pop si nasconde un atroce segreto, e Laura – purtroppo per lei – lo scoprirà.
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Ben ritrovati amici di MF oggi parliamo del primo volume di The Wicked + The Divine, serie Image che sta riscuotendo un grande successo di critica e pubblico oltreoceano, proposta qui in Italia da Bao Publishing.
The Wicked + The Divine è opera di Kieron Gillen, nome familiare ai lettori Marvel avendo lavorato su Young Avengers e Journey into Mystery, e del disegnatore Jamie McKelvie.
I presupposti della serie sono abbastanza semplici: ogni 90 anni un pantheon di 12 dei si reincarna in un ciclo vitale di 3 anni. Quando però questo ciclo si ripete nel 2016 la reincarnazione si trasforma in un fenomeno di massa e virale facendo assumere agli dei uno status di star al pari di musicisti, artisti e/o attori.
Il primo volume inizia proprio con una comunissima teenager inglese Laura che si reca a quello che a tutta l’aria di un concerto della divinità Amaterasu – l’estasi provocata dalla visione della dea fa svenire la ragazza che al suo risveglio viene scelta da una ragazza in elegante tailleur bianco per conoscere proprio Amaterasu nel backstage. Qui la dea è impegnata in una intervista con Cassandra, una giovane giornalista che ha accolto con scetticismo l’idea della reincarnazione degli dei.
L’acceso dialogo trascende poi quando un gruppo di fanatici compie un attentato nei confronti di Amaterasu e toccherà a Luci, la giovane in tailleur bianco, prendere in mano la situazione ed eliminare letteralmente con uno schiocco di dita gli attentatori rivelando la sua vera identità ovvero Lucifero.
Da qui parte il nucleo narrativo di questo primo volume: Luci verrà arrestata ma può un Dio sottostare alla legge degli uomini? Apparentemente no, infatti gli dei hanno la propria legge rappresentata dalla veneranda e misteriosa figura di Ananke – colei che non solo li controlla ma “regola” il ciclo della reincarnazione. Il cliffhanger finale poi mostra che Laura da mero spettatrice/narratrice diventerà “protagonista” in prima persona.
Kieron Gillen rielabora un topos molto caro alla narrativa ed ai comics, quello degli dei che si reincarnano in epoca moderna basti pensare a Gaiman, ma declinandolo in maniera ricercata ed elegantemente pop con lo scrittore britannico che può finalmente dare libero sfogo ai riferimenti musicali da sempre presenti nei suoi lavori.
Se in prima battuta la riflessione che Gillen sembra portare all’attenzione del lettore è quella che contrappone vita e morte attraverso il parallelismo fra il ciclo vitale degli dei reincarnati e la vita di una popstar – nella maggior parte dei casi sulla cresta dell’onda per brevissimo tempo – non è da sottovalutare un altro aspetto che l’autore esplica attraverso Ananke nelle pagine finali del volume: “sono più gli uomini interessanti agli affari degli dei che non gli dei a quelli degli uomini”.
Gillen offre così un più ampio spunto di riflessione non solo sull’idea stessa di stardom – con l’isteria da sovraesposizione tipica della cultura di massa – ma soprattutto sulla “distanza” concetto che qui assume connotati concreti e tangibili: Laura, la nostra protagonista, più volte, attraverso un uso sapiente delle didascalie, si limita nelle reazioni che vorrebbe esternare al cospetto degli dei, nel corso delle pagine però la distanza che li separa si assottiglia mostrandone il lato umano e capriccioso e di contro aumenta invece quella con i genitori, e in senso lato con i semplici esseri umani, con cui non riesce più a connettere.
Laura, e Gillen attraverso di lei, mostrano quanto sia fallace l’idea che spesso ci costruiamo dei nostri idoli e quanto influisca l’immagine pubblica sulla vita privata.
Gillen trova in Jamie McKelvie un collaudatissimo compagno di viaggio, il team creativo è sulla stessa lunghezza d’onda: il tratto pulito ed essenziale del disegnatore infatti si unisce ad una costruzione della tavola che strizza l’occhio alla popart di Warhol ma anche ad una certa regia televisiva di stampo giornalistico.