The Wild Storm #1 di Warren Ellis e Jon Davis-Hunt [VIDEO RECENSIONE]
Pubblicato il 18 Febbraio 2017 alle 12:00
Ecco la nostra video recensione di The Wild Storm #1 uscito questa settimana negli USA.
Una donna tormentata, a cui il suo datore di lavoro ha vietato di continuare le sue ricerche, passeggia miseramente attraverso New York City. Le ci vuole un attimo per notare che tutti gli altri guardano in alto. Un uomo è stato gettato dal piano superiore del grattacielo Halo.
E quella donna – Angela Spica, sofferente a causa degli impianti transumani sepolti nel suo corpo, è l’unica persona che lo può salvare.
Quello che non sa è che l’atto di salvare l’uomo farà crollare un enorme e segreto castello di carte in cui è racchiuso l’intero mondo se non addirittura l’intero sistema solare. Inizia così la Wild Storm e può distruggere le strutture di potere segrete, programmi spaziali segreti e anche tutta la storia umana.
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Ben ritrovati amici di MF oggi facciamo un salto oltreoceano per parlare di un albo uscito pochissimi giorni fa negli USA: The Wild Storm #1 scritto dal mitico Warren Ellis e disegnato da Jon Davis-Hunt.
Con questo albo viene rilanciato l’universo Wildstorm – universo creato da Jim Lee negli anni ’90 ed i cui personaggi sono stati in parte inglobati con non troppa fortuna nell’universo regolare della DC durante i New 52. La modalità scelta per il rilancio è quella dell’imprinting cioè di una sotto-etichetta che sarà curata proprio dallo stesso Ellis in maniera analoga a quanto fatto con Gerard Way ed il suo Young Animal.
Il nucleo di questo #1 è rappresentato dal tentato assassinio di Jacob Marlowe, capo della misteriosa Halo Corporation, da parte della IO un’altrettanto misteriosa agenzia di intelligence, fallito a causa dell’intervento di un agente rinnegato proprio della IO.
Questo evento scatenante è il pretesto utilizzato da Ellis per reintrodurre i personaggi del rinnovato universo WS, personaggi familiari per i fan di vecchia data, così come rinnovato è il background in cui si muovono che già da questo #1 tralascia, almeno per il momento, i supereroi e si concentra su una modernità fatta di potenti organizzazioni ed intrighi che paiono collegare con il proverbiale ed invisibile filo rosso tutti i personaggi.
Se fra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000 lo scrittore britannico era diventato famoso per il suo approccio “cinematografico”, questo The Wild Storm #1 mutua invece una regia spiccatamente televisiva con i tempi che sono scanditi da un prova maiuscola nella costruzione della tavola da parte del disegnatore Jon Davis-Hunt che dilata e restringe i panel di ogni singola pagina dando la possibilità così ad Ellis di avere abbastanza “spazio” per introdurre tutti gli attori nella maniera più comoda ai fini del plot.
E’ un lavoro certosino quello fatto dallo scrittore che sfrutta i tempi della narrazione riducendo i dialoghi all’essenziale per poi giocare di fino con alcune incredibili citazioni che rimandano ad esempio al suo seminale Planetary come il vicolo indicato da Priscilla Kitaen, Voodoo, etichettato come quello in cui nel 1939 un bambino è diventato un pipistrello.
Quello che davvero colpisce però è la capacità di metabolizzare la pratica del rilancio da parte Ellis: le caratteristiche dei personaggi sono tutte lì seppur leggermente differenti, mantenendo credibilità ma soprattutto attualità in un mondo complesso ma intrigante già dopo poche pagine! Lo scrittore ha quindi compreso quello che la DC gli ha richiesto – con un approccio che è senz’altro accumunabile a quello del Rebirth – e lo ripropone sfruttandone una delle peculiarità della casa editrice, il Multiverso, per svecchiare personaggi che, muovendosi in un’altra realtà svincolata da continuity e rimandi alla tradizione, risultano freschi ed attraenti nella nuova veste.
Ma sottovalutare Ellis sarebbe un peccato mortale. Non si tratta di un semplice pretesto commerciale, lo scrittore ha un obbiettivo: reinventare.
Esemplificativi sono in tal senso due momenti dell’albo: Davis-Hunt che piazza con “distrazione” lo schema 3×3 della griglia citazione che diventa evidente quando Jacob Marlowe inizia a precipitare dalla finestra del grattacielo della HALO Corporation. Watchmen è un fantasma che aleggia nelle pagine di questo primo numero portando con sé quella funzione rivelatoria nei confronti di un genere, quello supereroistico, ma anche della stessa realtà che ci circonda di cui il fumetto è un prodotto; Ellis allora è cosciente ancora una volta di dover e poter fornire qualcosa di fresco e nuovo nell’approccio quanto nei contenuti ad un mercato come quello americano fatto spesso di colpi ad effetto ma la cui regola principale è sostanzialmente quella di muoversi su terreni sicuri e già battuti, regola valida sia per le due major che oramai anche per le case editrici indipendenti.
Non ci poteva essere miglior compagno in questa avventura per Warren Ellis del disegnatore Jon Davis-Hunt: lontano da qualsiasi tipo di ipertrofia il suo tratto è pulito e preciso strizzando l’occhio ad una modernità quasi europea se non addirittura nipponica per inquadrature ed anatomie. La pulizia del tratto è esaltata poi dalla ricerca nella costruzione della tavola caratteristica che già lo colloca parecchie spanne sopra molti suoi colleghi più blasonati.