Gus voll. 3-4, prosegue l’originale saga western [Recensione]

Pubblicato il 15 Febbraio 2017 alle 10:00

Prosegue una delle saghe western più originali degli ultimi anni: Gus! Bao Publishing propone il terzo e il quarto volume della serie di Cristophe Blain incentrata sul bizzarro trio di pistoleri Gus, Clem e Gratt! Imperdibili per tutti gli amanti del Far West!

E’ senz’altro difficile ideare una storia western evitando i cliché tipici di questo genere narrativo. Tuttavia, il francese Christophe Blain è riuscito in questo compito arduo e coloro che hanno avuto modo di leggere i primi due volumi di Gus, serie incentrata su un trio di bizzarri pistoleri, ne sono consapevoli.

In realtà, classificare Gus non è agevole. Certamente è un fumetto western e non mancano sparatorie, inseguimenti nelle praterie, indiani, saloon e donne di facili costumi, insomma, tutti gli elementi che è lecito attendersi in un’avventura ambientata nel Far West.

Però ci sono anche momenti ironici e divertenti. Di tanto in tanto, per giunta, l’autore inserisce dettagli quasi surreali, per non dire onirici, ed è il caso della strana epopea ambientata nel mitico El Dorado presentata nel secondo volume; o di uno dei personaggi principali, Clem, che a volte è inseguito da un enorme ciclope che solo lui percepisce e che forse rappresenta la sua coscienza.

Inoltre, c’è un aspetto fondamentale non sempre affrontato nel western: il sesso. Non che ci siano pagine esplicite in questo senso, ma i protagonisti, tra una rapina e una sparatoria, sono letteralmente ossessionati dall’universo femminile. Sovente le loro gesta sono motivate da un’irrefrenabile pulsione sessuale.

Sono Gus, Clem e Gratt. Il primo ha un naso enorme, è un ottimo pistolero dotato di spirito di iniziativa; Gratt ha un comportamento da sbruffone; e Clem ha addirittura una moglie scrittrice di romanzetti pulp e una figlia ed è diviso tra la vita familiare e la voglia di avventura.

Bao Publishing ha pubblicato il terzo e il quarto volume della saga e anche stavolta Christophe Blain ha dato il meglio di sé. Le vicende si fanno sempre più articolate e l’autore si concentra sui tre singoli personaggi, analizzandone la psicologia ed esplorandone gli aspetti più reconditi.

In queste due uscite sembra comunque Clem il fulcro della narrazione. Se Gus, tra un innamoramento e l’altro, viene assunto da una comunità di coloni vessati da alcuni delinquenti, Clem rimane coinvolto in una sequela di vicissitudini sempre più avvincenti.

E non mancano momenti di tensione, simboleggiati da uno psicopatico esperto di esplosivi che gli darà parecchio filo da torcere. Testi e dialoghi incisivi e sarcastici, un ritmo narrativo indiavolato degno di un film e colpi di scena: sono gli ingredienti delle storie che non fanno altro che confermare il talento di Blain.

E poi ci sono i disegni. I personaggi da lui raffigurati hanno un’impostazione caricaturale e poco realistica (vale specialmente per quelli maschili, meno per i femminili) e questa attitudine quasi cartoon contrasta con gli sfondi dettagliatissimi delle città, dei maestosi canyon, delle desolate ma suggestive praterie che sono i luoghi ricorrenti delle avventure. Il tratto del penciler è denso e fumoso, se non impressionista, ed è valorizzato da splendidi colori.

Di solito prevalgono il rosso intenso e sfumature ombrose e crepuscolari. Comunque, le scelte cromatiche non conferiscono un tocco di naturalismo all’opera ma, anzi, ne accentuano la valenza sognante e immaginifica.

In poche parole, Gus è un gioiello testuale e visivo che non può assolutamente essere trascurato dai fan del western e da coloro che amano il fumetto di qualità, al di là dei discorsi di genere e di nazionalità. Da non perdere.

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