Recensione – 50 Sfumature di Nero
Pubblicato il 14 Febbraio 2017 alle 13:25
In questa sezione di solito viene inserita in breve la trama del film, ma un paio di “bla, bla, bla” mi faranno risparmiare spazio e soprattutto tempo prezioso. Quindi, passiamo oltre.
Ammettetelo. Non credevate che si potesse davvero fare di peggio.
“E’ sbagliato”, grida il personaggio di Dakota Johnson a un certo punto. “E’ tutto sbagliato!”. In teoria starebbe parlando della sua storia d’amore con Christian, ma in pratica è palese che si riferisce al film.
Avete presente quei film erotici considerati dai cinefili alla stregua di capolavori intramontabili? Tipo Ultimo Tango a Parigi, di Bernardo Bertolucci, Eyes Wide Shut, di Kubrick (che non è citato a caso, purtroppo), Ecco l’Impero dei Sensi, di Nagisa Oshima, Crash, di Cronenberg, Basic Instinct, di Paul Verhoeven. Ma anche senza andare troppo a ritroso nel tempo, pensate a Nymphomaniac di von Trier, o a La Vita di Adele. O a The Handmaiden, uscito nell’anno appena conclusosi, scritto e diretto da Park Chan-wook.
Ecco, tutto questo per dire che, nonostante la serie di 50 Sfumature stia cercando di farlo dimenticare, è sempre stato possibile fare degli ottimi film sul sesso. Questo secondo capitolo della saga tratta dai romanzi di E.L. James, invece, a stento può essere considerato un film.
Però di qualcosa dovremmo pur parlare, perciò caliamoci anche noi nei nostri migliori abiti da sadomasochisti e andiamo avanti.
Partiamo dicendo che la scelta di mettere un regista talentuoso come James Foley (A Distanza Ravvicinata) è più o meno azzeccata, perché ci vuole del vero talento per rendere poco interessante il BDSM. La sceneggiatura piatta, costruita su scene trite e ritrite, alimentata con dialoghi psicolabili, e incentrata su personaggi riassumibili eufemisticamente con il mai-così-azzeccato termine “bidimensionali”, beh, di sicuro non aiuta la causa di mr. Foley.
Ma i soldi sono soldi, giusto? Mr. Foley non girava un film dal 2007, e se qualcuno ti offre dei soldi per tornare in pompa magna, rifiutare sarebbe poco cortese (onesto, forse, ma sicuramente poco cortese). Bisogna pur mangiare, del resto. Si dice che l’economia non sia più quella di una volta.
E così eccoci di nuovo nell’inquietante mondo di Christian e Anastasia, una realtà alternativa popolata da gente che si prende molto sul serio, in cui tutti praticano il sadomaso e dove anche sei vai a una festa in maschera indossando una maschera tutti riusciranno ugualmente a riconoscerti.
C’è lui, Christian Grey, un Bruce Wayne col superpotere di neutralizzare le donne armate e farle inginocchiare con un comando vocale (altro che Bruce Wayne, in realtà: al Cavaliere Oscuro farebbe comodo un simile ascendente sul gentil sesso, visto tutte le cattive ragazze che frequenta di solito).
C’è lei, Anastasia Steele, un po’ meno inesperta del primo film, un po’ meno indecisa sul da farsi, un po’ meno inconsapevole. Insomma, un po’ meno tutto, perché in una storia che parla di dominazione sessuale bisogna pur sempre strizzare l’occhiolino alle femministe di tutto il mondo.
Si sono lasciati al termine del primo film, ma in questo sconsiderato sequel si rimettono insieme dopo circa ventinove secondi virgola quattro. In quei ventotto secondi in cui sono ancora separati, lui è uno stalker seriale e lei proprio non se la sente di chiamare il tribunale per fargli emettere un ordine restrittivo di centocinquanta metri.
E’ amore? Certo che lo è. I romantici scambi di battute scritti dal team di sceneggiatori dodicenni ce lo ricorda continuamente.
Dakota Johnson è espressiva come la lampada sulla scrivania che è davanti ai miei occhi nel momento in cui scrivo, e se per magia di fianco alla sua testa fosse spuntato di punto in bianco il balloon di un fumetto, avremmo potuto leggere i suoi pensieri, che di certo avrebbero detto qualcosa tipo: “Per le prossime due ore saremo tutti bloccati nel mondo del mio amico Christian, caro pubblico, quindi tanto vale che vi mettiate comodi, perché è proprio quello che ho intenzione di fare io. Con l’unica differenza che voi avete pagato, mentre io mi becco tutti i benefit”.
Jamie Dornan, dal canto suo, possiede sì un viso, ma a quanto pare non delle espressioni facciali riconoscibili. Ci mostra un po’ il suo fondo schiena perfetto, un po’ di peli pubici (altro che James Franco in Proprio Lui?), recita le battutine del team di sceneggiatori dodicenni di cui sopra e ogni tanto presenta con reticenza (ma anche con un po’ di orgoglio) gli ultimi articoli della sua invidiabile collezione di gadget sessuali. L’unico segnale che sembra suggerirci che il suo Christian Grey è in effetti un vero essere umano e non un alieno incapace di relazionarsi col mondo reale, è un poster di The Chronicles of Riddick appeso nella sua cameretta d’infanzia. E questo è quanto.
Insieme, i due attori dimostrano l’alchimia che c’è fra i Pan di Stelle e il vino bianco (mai provato?, vedrete: di sicuro è meglio di questa roba) e il terzo atto del film se ne va fra elicotteri che cadono, schiaffi, drink rovesciati in faccia, fuochi d’artificio e sesso in doccia coi vestiti. Ma tutto è assolutamente fantastico perché, se siete dotati di un minimo di gusto cinematografico, riderete dall’inizio alla fine.
Le scene migliori sono quelle coi montaggi musicali, che per quanto insulsi possano sembrare, per lo meno nell’arco della loro durata non c’è nessuno che parla.
Buon san Valentino a tutti, e grazie di essere passati a trovarci. Se pensavate di portare al cinema la vostra bella in questo giorno di festa, sapete quale biglietto non comprare. Quando proverà a convincervi, provate a farle cambiare idea a comando come farebbe il signor Grey, e scriveteci nei commenti quanti schiaffi siete riusciti a rimediare. Almeno saprete chi incolpare.