Recensione – Taboo, episodio tre
Pubblicato il 23 Gennaio 2017 alle 10:30
“Dovreste sapere che sono un uomo pericoloso”.
Un’altra settimana, un altro episodio di Taboo, altre storie di pazzia, ferocia, ladri e puttane. E se pensate di esservi già abituati all’estetica sporca e grottesca della serie BBC, è solo perché non avete ancora visto questa nuova puntata.
Zigzagando fra momenti di alta tensione e sequenze di improvvisa e drammatica calma, virando da scene surreali che esplorano la magia nera a riflessive e bieche manovre politiche, attraverso lucidi momenti di cruenta violenza, lo spettacolo rimane imprevedibile e fumoso, come la nebbia di Londra o la psiche del protagonista.
James Dalaney è sotto assedio, adesso. Non è più l’implacabile orso bruto dei primi due episodi, ma ha capito che i suoi nemici sono tanti e soprattutto che possono essere pericolosi tanto quanto lui.
E’ interessante la formula proposta da Steven Knight: stiamo osservando James, la Compagnia delle Indie e gli Stati Uniti d’America che si contendono un pezzo di terra sperduto ad occidente, senza però sapere quale sia l’effettivo valore di quel terreno.
Tenere sospesi questi misteri – soprattutto i misteri sul passato di James: cosa lo lega a Staurt Strange? – fa alzare l’attenzione dello spettatore e l’interesse che lo spettatore prova nel guardare lo show, ma al contempo stabilisce delle aspettative che poi andranno rispettate (un po’ quello che fu l’errore del finale di Lost, se vogliamo).
I dialoghi coloriti di Steven Knight accompagnano una trama fitta e completamente folle che, forse grazie all’ausilio della magia nera, riesce stranamente a risultare coinvolgente. E’ tentacolare e sorprendente: non sai dove voglia andare a parare, ma sai che hai bisogno di scoprirlo.
E anche se il protagonista ha tutta l’aria di essere il più crudele di tutti, sei disposto a seguirlo fin dentro al cuore dell’inferno.