I 10 migliori cicli narrativi nella storia dei comics

Pubblicato il 13 Gennaio 2017 alle 13:00

Con una serie di votazioni che si sono svolte durante il corso dell’anno passato, i lettori di CBR hanno decretato i migliori cicli narrativi della storia dei comics.

Oltre 1000 ballottaggi e una marea di voti hanno portato i redattori di CBR a stilare questa classifica di cui vi riportiamo i primi dieci classificati. Il quesito chiedeva ai lettori di assegnare un voto da 1 a 10 ai cicli narrativi realizzati da singoli team creativi in gara. Ne è venuta fuori una classifica davvero interessante da cui potreste prendere spunto per recuperare qualche storia che finora vi siete lasciati sfuggire.

10. LANTERNA VERDE di Geoff Johns.

A Geoff Johns toccò un compito davvero difficile: portare una nuova “luce” (perdonatemi il gioco di parole) su Hal Jordan e il Corpo delle Lanterne Verdi.

Dopo che negli anni ’90 Hal uscì letteralmente di testa diventando il cattivo noto come Parallax, sembrava che l’epoca d’oro della “più grande tra le Lanterne Verdi” fosse definitivamente tramontata, ma Johns, a distanza di alcuni anni da quando decise di fondere l’anima di Hal Jordan con lo Spettro, riuscì a imbastire un’epopea che è già storia: Lanterna Verde Rinascita.

Nello spazio di una miniserie venne rivisto completamente il concetto di Parallax, trasformandolo in una entità indipendente dallo stesso Hal e che lo stava infettando come un parassita; John Steward e Guy Gardner (ripulito dagli innesti alieni) tornarono ad affiancare Hal come Lanterne Verdi; si posero le basi per la rinascita del Corpo; Sinestro tornò in scena in grande stile, come architetto degli anni di sofferenze patite da Jordan.

E come se non bastasse, a questa mini seguì una gestione pluriennale della serie regolare Lanterna Verde da parte di Johns. Una gestione che ci ha fatto conoscere una pluralità di Corpi di Lanterne che spaziavano lungo lo spettro emozionale e riprendevano i colori dell’arcobaleno, dall’Indaco fino al Rosso, passando dalle temibili Lanterne Gialle dello stesso Sinestro. Senza poi dimenticare le trame e sottotrame che per anni ci hanno regalato storie emozionanti e momenti di grande pathos, da La Notte Più Profonda fino al ciclo conclusivo che ha introdotto la Prima Lanterna. Emozioni pure.

9. THOR di Walter Simonson.

Walter Simonson arrivò alle redini di The Mighty Thor in un momento in cui la testata navigava in cattive acque. Pessime si potrebbe dire. Talmente brutte che (per fortuna) a Simonson fu data una enorme libertà creativa!

Occupandosi sia dei testi che dei disegni, il primo prepotente atto con cui l’autore scosse i lettori fu la letterale distruzione del logo in copertina del numero 337, per sostituirlo con uno nuovo con l’uscita successiva.

Seconda cosa era chi distruggeva quel logo: invece del possente Thor, a brandire il martello faceva il suo esordio l’alieno Beta Ray Bill, nuovo personaggio degno di Mjolnir (un po’ come oggi abbiamo Jane Foster a vestire i panni di Thor).

In aggiunta a questo, Simonson optò per dare fondo a tutta la sua profonda conoscenza della mitologia norrena, così come non era mai stato fatto fino a quel momento, imbastendo una serie di trame in cui l’attenzione era più focalizzata sugli eventi che non sui singoli personaggi. Il tutto meravigliosamente illustrato col suo stile dinamico e stilizzato che ha caratterizzato da sempre la sua produzione.

Tra un colpo di scena e l’altro, nemici che diventano alleati, Odino che combatte Surtur il Demone del Fuoco e gli dei che discendono a Hel per liberare le anime dei viventi terrestri, c’è anche il tempo per dare a Thor una nuova identità mortale in stile Superman (occhiali da sole sì/occhiali da sole no) e di provare fisicamente il Figlio di Odino sino allo stremo, tanto da doversi far crescere la barba per nascondere le cicatrici e usare una corazza magica per mantenere la sua forza.

Tocco di classe il Thor-Rana protagonista dell’ultima sequenza realizzata da Walter Simonson come autore completo, prima che alle matite gli subentrasse Sal Buscema. Senza dimenticare poi l’epica saga finale con tanto di armatura del Distruttore e Serpente di Midgar.

In una parola: mitico!

8. BATMAN di Scott Snyder e Greg Capullo.

Scott Snyder non era nuovo al personaggio di Batman, avendo scritto per Detective Comics l’apprezzato ciclo de Lo Specchio Nero, ma quando mise le mani sulla testata omonima del Pipistrello di Gotham e alle matite si è trovato affiancato da uno spettacolare Greg Capullo, allora il capolavoro era praticamente annunciato.

Col loro primo ciclo la coppia di autori introdusse un antagonista d’eccezione, la Corte dei Gufi, una sorta di società segreta che decideva le sorti di Gotham da tempo immemore la cui storia andava ad intrecciarsi profondamente col passato di Bruce, così come con quello di Dick Grayson, il primo Robin.

Oltre a questa eccezionale e oscura apertura delle danze, Snyder e Capullo hanno saputo regalarci una mirabolante rivisitazione degli esordi di Batman, che con la saga Anno Zero si ritrova alla mercé dell’Enigmista, conquistatore di Gotham, per poi concentrarsi sul rapporto col Jocker, il più classico dei nemici di Batman. Con la saga Morte della Famiglia prima, e con Fine dei Giochi poi, abbiamo potuto assistere all’evolversi in nuove direzioni del morboso rapporto che da sempre lega i due personaggi.

Non dimentichiamo poi l’inedito Batman interpretato da Jim Gordon nella saga di commiato del duo, Superpesante, dove tutti i nodi vengono al pettine e ci viene ricordato una volta per tutte chi è Batman e cosa rappresenta per la sua città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

7. BATMAN di Grant Morrison.

Evidentemente l’attenzione che Batman ha meritatamente raccolto in questi ultimi anni è stata lo specchio dell’altissima qualità delle storie prodotte, tanto da ritrovarlo per una seconda volta all’interno di questa classifica.

Quando Grant Morrison ha preso in mano la baracca non si è limitato alla sola serie Batman, ma ha elaborato una trama di ampio respiro che ha portato a intrecciare le vicende del Crociato Incappucciato con Crisi Finale e alla nascita di ben due nuove testate, Batman & Robin e Batman Inc., entrambe pezzi fondamentali del dramma in tre atti che la gestione Morrison è stata.

Base fondamentale delle idee dello scrittore scozzese è stata che TUTTE le storie di Batman sono accadute, quindi nulla di quello che è stato scritto in oltre 70 di pubblicazione è fuori continuity. La prova del fuoco è stato il primo ciclo, Batman e Figlio, che ha introdotto il personaggio di Damian Wayne, figlio di Bruce e Talia Al Ghul concepito nel graphic novel (fino ad allora ritenuto fuori continuity) Il Figlio Del Demone.

Nel secondo atto, successivo a Crisi Finale, troviamo il ribaltamento della caratterizzazione del Dinamico Duo, con Dick Grayson a vestire i panni di un più spigliato Batman e Damian Wayne nel ruolo di un Robin cupo e dalle tendenze vagamente sociopatiche (povero figliolo, è pur sempre un mezzo Al Ghul).

A chiudere la trilogia, col Ritorno di Bruce Wayne, abbiamo la fondazione della Batman Inc. e la nascita dell’omonima testata, dove Batman/Bruce Wayne rende quello del Cavaliere Oscuro un brand della lotta al crimine su scala mondiale, dove i suoi agenti si muovono su una scacchiera di intrighi messa in scena dal pericolosissimo Leviatano.

Ad accompagnare Morrison durante questa impressionante gestione abbiamo un nugolo di artisti altrettanto strabilianti, da Andy Kubert a Frank Quitely, passando per Tony Daniel e J.H. Williams III.

6. SPIDER-MAN di Stan Lee e Steve Ditko.

Basterebbe già un solo e semplice motivo per giustificare la presenza di questo team creativo all’interno della classifica: Stan Lee e Steve Ditko hanno creato Spider-Man. Ma sarebbe come fare un torto alla potenza narrativa delle loro idee e alla miriade di personaggi straordinari che hanno tirato fuori dal cappello nel corso di 41 storie distribuite tra Amazing Fantasy #15 (storia di esordio di Spider-Man), The Amazing Spider-Man e almeno due annual.

Con Spider-Man i due autori portarono il motto “supereroi con super problemi”, coniato da Lee coi Fantastici Quattro, a un altro livello, tanto che una storia con lieto fine diventava quasi uno shock per i lettori. I traumi continui attraverso cui Peter Parker passava non avevano l’effetto di far apparire il personaggio come un miserabile, ma bensì di farlo percepire come un modello di perseveranza, un uomo, anzi un ragazzo che trovava la forza di andare avanti nonostante le difficoltà apparentemente insormontabili che gli si paravano davanti.

La creatività grafica di Ditko (autore tra l’altro delle trame, di cui Lee scriveva i dialoghi) ci ha inoltre regalato l’inconfondibile design del protagonista, dove il rosso e il blu continuano a farla da padrone nonostante decenni di artisti che ne hanno reinterpretato la visione, così come accade per gli antagonisti come Mysterio, Elektro o l’Avvoltoio, che nonostante i continui restyling grafici continuano poi a tornare all’originale design di Ditko.

E sempre alla potenza rappresentativa di Ditko va il merito di averci regalato sequenze memorabili pregne di pathos e dramma, dove le peggiori delle situazioni che tirava fuori assieme a Lee erano occasione di riscatto e rinascita per il personaggio, che venivano immortalate in immagini cariche di espressività come quella che trovate qui di seguito, tratta da The Amazing Spider-Man #33.

5. I FANTASTICI QUATTRO di Stan Lee e Jack Kirby.

Stan Lee e Jack Kirby non hanno solo creato il moderno concetto di supereroi col debutto di Fantastic Four #1  nel 1961, ma anche posto le basi per la nascita dell’Universo Marvel, distinguendosi per aver dato vita a un sodalizio creativo durato oltre 100 uscite. Il loro merito maggiore resta però quello di aver introdotto concetti e storie a cui tutt’ora gli autori continuano ad attingere.

Con incredibile maestria Lee e Kirby sono riusciti a utilizzare i Fantastici Quattro per reintrodurre nell’era moderna un personaggio come Namor il Sub-Mariner, per poi creare il cattivo per antonomasia, Victor Von Doom, il Dottor Destino. Con questa geniale invenzione si sono assicurati la possibilità di riutilizzarlo più e più volte ogni qual volta ne avessero avuto il bisogno perché, diciamocelo chiaramente, Destino è un personaggio che ha sempre qualcosa di nuovo da dire, un antagonista con talmente tante sfaccettature che è impossibile per i lettori averne abbastanza, neanche dopo oltre 50 anni.

Altra cosa che ha resto la loro gestione della testata davvero imperdibile è stato il modo in cui riuscivano a passare da una grande saga a un’altra senza dare al lettori il tempo di riprendere fiato, così dopo l’introduzione degli Inumani, ecco partire subito la Trilogia di Galactus col debutto dell’introspettivo e disilluso Silver Surfer, per poi arrivare alla piccola perla che è stata Questo Uomo o Questo Mostro? dove uno scienziato ruba i poteri della Cosa, ridando temporaneamente a Ben Grimm il suo aspetto umano.

4. SWAMP THING di Alan Moore.

Dove altro avreste mai potuto vedere una donna e una pianta fare sesso? Solo la psichedelica mente di Alan Moore avrebbe potuto partorire una storia del genere, pregna di una delicatezza e di un romanticismo inarrivabile in cui Swamp Thing e Abigail Arcane danno corpo al loro amore. Il tutto dopo aver naturalmente sconvolto le origini del personaggio.

Una volta prese le redini di Saga Of The Swamp Thing, con la prima uscita Moore si occupa di chiudere la trama imbastita dal precedente scrittore, Marty Pasko, e subito dopo, con la stupenda Lezione di Anatomia, ci rivela che l’incidente che diede vita a Swamp Thing non tramutò Alec Holland nella creatura, bensì mutò la vegetazione facendogli credere di essere stata Holland! Un colpo di scena geniale che ribaltò totalmente il concetto di Swamp Thing, fino a renderlo una forza elementare della natura.

Come non citare poi il fatto che Moore abbia qui introdotto un personaggio destinato a fare la storia della Vertigo? John Constantine fece capolino fra le pagine si Swamp Thing come guida e imbonitore del protagonista, sempre pronto a tirarlo dentro le sue trame quasi senza che lui se ne rendesse conto.

E avendo prima citato la Vertigo (divisione editoriale della DC Comics dal taglio più adulto), con Swamp Thing è indubbio che si siano gettate le basi per la sua nascita e per i conseguenti capolavori che ci ha regalato.

Un’ultima parola va spesa per il comparto grafico: Stephen R. Bissette, John Totleben e Rick Veitch hanno magnificamente reso le storie di Swamp Thing un tripudio di angoscia e rinascita, immortalando ambientazioni e personaggi in maniera unica.

3. DEVIL di Frank Miller.

Entriamo ora in zona podio, dove la medaglia di bronzo va a un ciclo di storie che ogni lettore di comics (e di fumetti in generale) dovrebbe avere nella sua libreria: il Devil di Frank Miller.

Quando Miller approdò sulla testata del Diavolo Rosso era ancora un artista emergente, ma nel giro di pochissimo tempo passò da disegnatore su testi di Roger McKenzie (che realizzava delle trame più “leggere” rispetto a quelle a cui ci avrebbe poi abituato Miller) ad autore completo di Daredevil, curandone sia le sceneggiature che i disegni, in compagnia delle chine di Klaus Janson.

Assieme i due raggiunsero picchi grafici impressionanti, pregni delle influenze del maestro Will Eisner e dei manga come Lone Wolf and Cub. Le sequenze d’azione erano a dir poco spettacolari e dinamiche, capaci di descrivere l’impeto delle lotte senza mai appesantire le tavole di eccessivi segni. Ma le trame furono quelle che resero l’epopea di Miller degna del terzo posto in questa classifica. Già nel primo numero da lui scritto, Frank introdusse il personaggio di Elektra, amore universitario di Matt Murdock che torna nella sua vita come letale assassina. Inoltre assistiamo alla “svolta ninja” del protagonista, che sfoggia tecniche di combattimento sempre più legate al ninjitsu giapponese, facendoci scoprire di essere stato addestrato da un maestro chiamato Stick durante l’adolescenza.

La gestione di Miller giunge al suo climax con l’omicidio di Elektra da parte di Bullseye: rapido, crudo, brutale e (almeno nei piani di Miller) definitivo.

Un capolavoro che non aver letto equivale a un delitto.

2. SANDMAN di Neil Gaiman.

Con le alte posizioni del podio confesso di essere di parte: il Sandman di Neil Gaiman è stato letteralmente il fumetto che ha cambiato il mio approccio alla narrativa (illustrata e non), facendomi precipitare dentro un vortice di surrealismo, mitologia ed emozioni che nessun altro racconto è stato in grado di eguagliare.

Partito con un primo ciclo in cui il protagonista Morfeo (o Sogno degli Eterni) si libera da una pluridecennale prigionia per poi intraprendere una ricerca per riappropriarsi di alcuni suoi cimeli di potere, Sandman finisce per essere un unico e lunghissimo romanzo durato ben 75 numeri, dove ogni storia risulta alla fine parte di un più ampio affresco.

Il fatto che Morfeo fosse il principe delle Terre del Sogno diede a Gaiman l’opportunità di scrivere storie di qualunque tipo, travalicando i generi e contaminandoli fra loro, regalandoci personaggi indimenticabili di rara empatia, come Death (la Morte, sorella maggiore di Sogno), oppure terribili incubi che per sempre perseguiteranno i vostri sogni, come il Corinzio dagli occhi dentati. Grandiosa poi la versione che Neil ci presenta di Lucifero, che stanco del suo ruolo decide di chiudere l’Inferno e darsi al piano bar come proprietario di un club a Los Angeles (per poi divenire protagonista di una serie tutta sua scritta con maestria da Mike Carey).

Indimenticabili sono cicli come Le Eumenidi, dove tutti i nodi vengono al pettine e Sogno si troverà ad affrontare la vendetta divina orchestrata per lui, per poi chiudere in bellezza con La Veglia, dove un nuovo Sogno presenzia alle esequie di se stesso.

Da segnalare che il numero 19, intitolato Sogno di Una Notte di Mezza Estate, vinse il prestigioso World Fantasy Award come Migliore Storia Breve (prima volta per un fumetto in un premio solitamente destinato alla narrativa “classica”), e che la serie ha portato a casa ben 18 Eisner Awards nel corso della sua pubblicazione.

Il tutto sempre impreziosito dalle stupende copertine di Dave McKean e dalle matite di una quantità impressionante di artisti come P. Craig Russell, Sam Kieth, Jill Thompson, Charles Vess e tantissimi altri.

1. X-MEN di Chris Claremont, John Byrne e Terry Austin.

X-Men era una testata morta. Letteralmente. Chiusa. Poi però a qualcuno venne in testa la pensata di tirar fuori un certo Giant-Size X-Men #1 nel maggio del 1975. Geniale!

Poi qualcuno decise che la serie regolare a seguire sarebbe stata scritta da un certo Chris Claremont. Genialissimo!

Dopo alcune uscite disegnate da Dave Cockrum, qualcun altro optò perché alle matite ci finisse il signor John Byrne, con chine di Terry Austin. Ecco, a questo punto di vorrebbe un superlativo ancora più assoluto di “genialissimo”, perché da quel momento in poi la storia dei comics è cambiata!

Con l’introduzione del Club Infernale gli autori iniziarono a spianare la strada a quella pietra miliare che sarebbe stata la Saga di Fenice Nera, con una Jean Grey impegnata a seguire una trama tutta sua e con piani secondo i quali Wolverine sarebbe stato fatto fuori, all’occorrenza.

Ma con Byrne alle matite Wolverine divenne uno dei personaggi più popolari in assoluto proprio durante la saga del Club Infernale, grazie forse a una delle tavole più emblematiche della storia dei comics.

E poi giunse Fenice Nera, che con la sua controversa sequenza finale gettò Uncanny X-Men ai vertici delle classifiche di vendita americane per molti anni a venire.

Ma Claremont, Byrne e Austin avevano ancora molto da dire e lo fecero con un altro capolavoro come Giorni Di Un Futuro Passato, dove una Kitty Pride ormai adulta viaggiava indietro nel tempo per prevenire l’avverarsi di un futuro in cui i robot sterminatori noti come Sentinelle avevano decimato il genere mutante.

Poi successe che Byrne lasciò la testata per dedicarsi ai Fantastici Quattro (dove anche fece faville) ma fortunatamente Claremont restò alle redini degli X-Men per almeno un altro decennio, regalandoci trame a cui gli scrittori che gli succedettero poterono attingere per almeno un’altra decade di grandi storie.

E con questo si conclude la nostra classifica. Voi cosa ne pensate, c’è qualche posizione immeritata o forse qualche grande escluso che invece avrebbe meritato un posto fra i primi 10 cicli narrativi più importanti della storia dei comics? Commentate!

Fonte: CBR 1 e 2.

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