Oceania – Recensione in anteprima

Pubblicato il 21 Dicembre 2016 alle 23:43

All’alba dei tempi, il semidio Maui rubò il cuore di Te Fiti, la Dea Madre, per donarlo agli uomini. Assalito da Te Ka, un demone di lava, Maui perse nell’oceano sia la gemma che il suo gigantesco amo da pesca che gli permetteva di tramutarsi in qualunque animale. In seguito alla sparizione del cuore di Te Fiti, la natura iniziò a deteriorarsi e comparvero molti mostri marini che spinsero gli uomini ad abbandonare la navigazione. Millenni dopo, Vaiana, giovane e audace principessa di un’isola polinesiana, viene scelta dall’oceano per intraprendere una pericolosa avventura e restituire il cuore alla dea.

Apriamo subito una parentesi. Il titolo originale del nuovo film Disney è Moana, nome della protagonista. In lingua maori significa “oceano”, “mare” o “specchio d’acqua”. Appena poster e trailer americani hanno iniziato a circolare nel nostro paese, si sono scatenati i riferimenti a Moana Pozzi, celebre pornostar nostrana attiva dall’inizio degli anni ’80 fino alla sua scomparsa nel ’94.

In Italia il film è stato reintitolato Oceania e non c’è stata alcuna conferma ufficiale da parte della Disney circa il fatto che il cambiamento sia dovuto all’omonimia con la pornostar. In altri paesi europei, il nome Moana è coperto da copyright ed il film è uscito con il titolo Vaiana (“acqua di sorgente”), nome della protagonista anche da noi.

Un esperto di marketing italiano, che ha voluto rimanere nell’anonimato, ha rilasciato un’intervista a Variety nella quale ha giustificato il cambiamento di titolo spiegando che digitando il nome Moana su Google c’è il rischio di imbattersi in immagini pornografiche. Discutibile. La questione, infatti, ha causato tanto di quel rumore che tutti ormai sanno quale sia il titolo originale del film e un adulto è perfettamente in grado di discernere le immagini di un porno da quelle di un cartoon Disney. E se un minorenne dovesse incappare in foto pornografiche sul web sarebbe un problema dei suoi tutori, non certo della Disney.

L’esperto ha aggiunto che in tutti i gruppi di discussione italiani sul web, il nome Moana viene puntualmente associato alla pornostar. Ed è esattamente questo il punto, a prescindere dalle ragioni della Disney per il cambio di titolo. Si tratta di una questione prettamente culturale. Se Moana fosse stato il nome d’arte di un’attrice, una cantante o una modella nessuno avrebbe detto nulla. Ma Moana è il nome d’arte di una stella dell’hard, per l’amor del cielo, quindi giù con le allusioni cretine e le battute idiote.

Sì, perché i porno sono ormai diventati un genere mainstream ma vengono ancora pubblicamente trattati come spazzatura di alcuna rilevanza culturale da non prendere troppo sul serio e sul quale fare della facile ironia. Eppure, a sentire il nome Moana, la gente pensa subito alla pornostar e non all’oceano, a proposito di cultura. Chiusa parentesi. Parliamo del film.

Oceania è un neoclassico Disney fino al midollo, lontano dalle innovazioni tematiche del precedente Zootropolis ed iscrive la protagonista, Moana o Vaiana, fate voi, nel lungo novero di principesse ed eroine multietniche della Disney. Abbiamo avuto la nativa americana Pocahontas, la cinese Mulan, l’afroamericana Tiana ne La Principessa e il Ranocchio, la scozzese Merida in Brave, più Disney che Pixar, e le scandinave Anna ed Elsa di Frozen. Mancava all’appello il continente oceanico e la cultura maori.

Per l’occasione si riunisce alla regia il leggendario duo composto da John Musker e Ron Clements (La sirenetta, Aladdin, Hercules, La Principessa e il Ranocchio) che torna a percorrere stilemi collaudati costruendo un’avventura dalla struttura piuttosto semplice punteggiata dalla componente musical che ha trovato nuova linfa nei film Disney dopo il successo di Frozen.

Vaiana (doppiata da Auli’i Carvalho nella versione originale e da Chiara Grispo nella parte cantata in italiano) è una sedicenne anticonformista e desiderosa d’avventura che vuole sfuggire alle restrizioni sancite da suo padre e dettate dalla paura dei mostri del mondo esterno. Situazione che rimanda all’isolamento dell’America post-11 settembre (come già nella metafora di The Village di Shyamalan, tanto per dirne uno). Il viaggio dell’eroina segna il consueto rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta durante il quale viene guidata dalla nonna Tala (Angela Finocchiaro nella versione italiana).

La sceneggiatura evita la stucchevole, retorica, prevedibile storiella d’amore, a favore del rapporto conflittuale con il semidio fanfarone Maui (doppiato da Dwayne Johnson nella versione originale, Sergio Sylvestre e Rocco Hunt per la parte cantata in italiano), delizioso esempio di meta-animazione. I suoi stati d’animo vengono infatti espressi dai suoi tatuaggi animati.

Tra i comprimari, il simpatico maialino domestico di Vaiana non prende parte all’avventura. Tocca invece ad un pollo che, come direbbero Cochi e Renato, “non è un animale intelligente” ed è protagonista di alcune delle gag più simpatiche in un film dalla componente comica molto compassata. L’oceano è un autentico co-protagonista per caratterizzare il quale i registi si sono rifatti al tappeto volante di Aladdin.

Le traversie dei due protagonisti si articolano in tre tappe: lo scontro con i piccoli pirati Kakamora che usano noci di cocco per corazze, momento divertente ma piuttosto inutile nell’arco narrativo principale; l’incontro con l’avido granchio Tamatoa (Raphael Gualazzi nella versione italiana) che custodisce l’amo da pesca di Maui; e lo scontro finale ecologista che rimanda all’episodio L’uccello di fuoco di Igor Stravinskij di Fantasia 2000. C’è anche una scena autocitazionista dopo i titoli di coda.

In apertura del film viene proiettato il cortometraggio Inner Workings, variazione sul tema di Inside Out della Pixar. Stavolta non vengono personificate le emozioni umane ma sono gli organi interni a prendere vita rappresentando le necessità psicofisiche del protagonista. Sia nel film che nel cortometraggio, assistiamo ad una minzione in mare aperto. Ricorrere alle funzioni corporali per far ridere è sempre una caduta di gusto. In compenso, quando sarete al cinema, ricordate di chiedere un biglietto per Oceania, non per Moana. C’è il rischio che il bigliettaio arrossisca per la vergogna.

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