Il Capodanno in Giappone
Pubblicato il 29 Dicembre 2016 alle 12:00
Se qui in Occidente Natale e Capodanno vengono considerate due festività ugualmente attese e celebrate con lo stesso entusiasmo, non è di certo così per i giapponesi.
Per quanto riguardava il Natale, il tutto si riduceva a un’anticipazione del San Valentino, con le sue tradizioni importate soprattutto dal mondo occidentale, con scorpacciate di pollo al KFC, cenette romantiche in compagnia del proprio partner, e tante torte alla panna e fragole, ma la Nazione del Sol Levante rimaneva attiva come sempre, senza né ferie né riposo.
Si tratta appunto di un breve e dolce intermezzo in attesa di quella che forse è a tutti gli effetti una delle più attese, celebrate e amate festività di tutto il Giappone: il Primo dell’Anno.
Il Nuovo Anno, in Giappone, prende il nome di Shogatsu (正月), o anche Oshogatsu, e viene festeggiato dal primo gennaio dall’anno 1873, cioè quando anche in Giappone entrò in vigore il Calendario Gregoriano al posto di quello Cinese. Come già accennato, è sicuramente una delle festività più attese, se non la più celebrata in assoluto, anche da un puro punto di vista culturale.
Come da ogni parte del mondo, infatti, “Nuovo Anno” significa nuova vita, nuove opportunità, nuovo inizio, rinascita.
Significa lasciarsi alle spalle le brutte esperienze e le delusioni dell’anno trascorso per far spazio a nuove occasioni. Proprio per questo, una delle tradizioni che i giapponesi vivono con maggiore entusiasmo è quella del Bonenkai.
Il Bonenkai potrebbe corrispondere al nostro Cenone di Capodanno, ma in Giappone assume un significato simbolico molto più marcato. È un vero e proprio addio a tutte le sofferenze dell’anno passato, e di solito si celebra con i colleghi o con gli amici, facendo scorrere fiumi di saké, ridendo e gioendo in quello che potrebbe quasi assumere la forma di un rituale di buon augurio per tutto quello che avrà da offrire il nuovo anno.
Solitamente si celebra negli izakaya, ristoranti specializzati in “bevute”, dove solitamente si recano gli impiegati dopo il lavoro per smaltire le fatiche e rilassarsi.
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I festeggiamenti, se da noi si concludono ufficialmente con il primo gennaio, in Giappone proseguono e vanno avanti fino al tre. Tutta la nazione si ferma, in modo da dare l’occasione a ogni suo abitante di ricaricarsi, di trascorrere più tempo con la famiglia, e in questo modo quasi di “purificarsi” per ricominciare al massimo delle energie quello che sarà un nuovo anno pieno di fatiche.
Proprio per questo, al centro delle tradizioni nipponiche ci sono molti di quelli che potremmo considerare rituali di purificazione, prima fra tutte la tradizione delle pulizie domestiche di Capodanno, chiamate in patria Sanganichi. Il Primo dell’Anno è un giorno in cui tutto deve essere fresco, deve avere un sapore di nuovo, di pulito, e questo viene ovviamente considerato di buon augurio, come simbolo a cominciare una nuova vita senza le macchie che si è lasciata quella vecchia.
La meticolosità e la precisione giapponese non si smentiscono mai, e dopo le pulizie anche l’animo delle persone deve essere rinvigorito. Proprio per questo, ognuno fa in modo di trascorrere un primo gennaio all’insegna del relax, senza la minima traccia di stress, appunto per non partire con il piede sbagliato.
Le case non vengono solo pulite fino all’ultimo granello di polvere, ma vengono anche decorate da addobbi tradizionali. Il Kodomatsu è una composizione ornamentale formata da bambù e da rami di pino che viene di solito posta all’entrata delle abitazioni.
Anche il Shimenawa è una decorazione molto usata, ereditata dalla tradizione scintoista, ed è composta da un cordone di paglia intrecciata, anche questo posto solitamente alle entrate delle case e degli edifici.
Lo scopo di queste decorazioni è quello di invitare l’entrata degli dei shintoisti che si crede risiedano appunto negli alberi, in questo caso nel pino e nel bambù. Il pino, essendo un sempreverde, è ovviamente di buon auspicio per augurare una vita sempre rigogliosa nella fortuna e nella prosperità, e ovviamente per resistere a tutte le avversità che si incontrano nel corso di un nuovo anno. Con l’abbellimento di un Kodomatsu, tutta la casa viene purificata e preparata ad accogliere un nuovo anno.
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Un altro elemento che non può assolutamente mancare durante le celebrazioni per l’anno nuovo – come accade del resto in tutto il mondo – è il cibo.
L’Osechi è una composizione di pietanze, e ognuna di esse reca con sé significati quali prosperità, longevità e buona fortuna.
Elementi comuni che si possono trovare in questi speciali bento sono il Kamaboko (una tortina di pesce molto spesso presente anche nel ramen, il cui simbolo rappresenta protezione e sicurezza), il Kuromame (fagioli neri molto dolci che significano lavoro sodo e buona salute), le Kobumaki (alghe di mare arrotolate che si crede augurino una vita gioiosa), involtini di uova e di pesce che porteranno giorni di sole e un buon tempo in generale, Kuri Kinton (paste di patate dolci e castagne che augurano la fortuna finanziaria e anche la buona salute), Tazukuri (sardine dolci, anche queste per far sì che la vitalità accompagni per tutto l’anno colui che le mangerà), poi molte verdure come carote, funghi shiitake, e ancora gamberetti, aragoste e frutti di mare.
Proprio perché il periodo che precede Capodanno è molto frenetico e movimentato, in cui tutti i membri della famiglia – soprattutto le casalinghe! – si danno da fare per ripulire a fondo la casa e terminare le faccende prima dei festeggiamenti, tutte le pietanze contenute nell’Osechi si possono preparare con qualche giorno di anticipo e conservare facilmente, senza che vadano a male.
L’Osechi viene ancora oggi preparato in casa, ma è ormai sempre più facile trovare supermercati che lo vendono già pronto e confezionato anche per chi non ha avuto tempo di cucinarlo.
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Altro cibo che imperativamente finisce negli stomaci dei giapponesi è la toshikoshi soba, e anche questa rappresenta una vita lunga e resistenza alle avversità che ci accompagneranno nella nostra crescita durante l’anno. Oppure ancora si usa gustare il toso, un sake molto speziato dalle proprietà medicinali, e anche l’ozono, la zuppa con il mochi.
Il mochi (famosissima tortina di riso) viene preparata e pestata come da tradizione proprio in occasione delle festività.
Di solito, si consuma il pasto a base di Osechi dopo la tradizionale visita al tempio, la Hatsumode, ossia la prima vera e propria visita dell’anno. Donne e ragazze indossano il tradizionale kimono invernale, e tutti si radunano per ascoltare assieme il primo rintocco delle campane buddiste durante la mezzanotte che viene chiamato joyanokane.
Le campane, come l’antica usanza vuole, battono i loro rintocchi per centootto volte, numero che, secondo la tradizione buddista, rappresentano i peccati capitali dell’uomo.
Proprio a causa della grande affluenza che si verifica durante l’ultimo e il primo dell’anno ai templi, le linee ferroviarie e di trasporti pubblici vengono intensificate, soprattutto nelle grandi città come Tokyo (al Templio Meiji), a Kyoto (Fushimi Inari Taisha), a Osaka (Sumiyoshi Taisha) e a Kamakura (Tsuruoka Hachimangu).
Come già detto, i centootto rintocchi delle campane avvengono a mezzanotte, tuttavia la tradizione non si conclude con il cambio data. Se da noi si esibiscono i più spettacolari giochi pirotecnici con fuochi d’artificio, in Giappone non sono poi così popolari, e vengono utilizzati molto di più nei festival estivi.
Persino il tradizionale countdown dell’ultimo minuto è un’importazione relativamente recente in Giappone. Ciò che davvero rende speciale e unico il Capodanno giapponese è l’attesa della prima alba quando, ammettiamolo, molti di noi sono già crollati per l’eccesso di festeggiamenti.
È un avvenimento che va vissuto con famiglia e amici, e vere e proprie folle si radunano nei luoghi dove il sole che sorge appare più suggestivo e spettacolare, come spiagge o le cime delle montagne. La prima alba dell’anno ovviamente è la rappresentazione della luce che ci accompagnerà durante tutta la sua durata, e viene chiamata Hutsushinode.
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Ma come fanno i giapponesi a intrattenersi fino all’alba, quando nemmeno festini, buon cibo e ottima compagnia non bastano? Facile! Organizzando una gara canora in puro stile nipponico!
Anche da noi, come in tutto il mondo, gli spettacoli televisivi si intensificano durante la notte del trentuno dicembre, ma questa sfida in Giappone diventa un vero e proprio evento di calibro nazionale, seguita e attesa con ardore ed entusiasmo.
Le più famose celebrità dello spettacolo, solitamente idoli della musica più in voga, vengono smistate in due squadre: la Squadra Bianca e la Squadra Rossa – bianco e rosso sono proprio i colori tradizionali del Capodanno – e si sfidano nella “Kohaku Uta Gassen”.
L’era della tecnologia ormai sta raggiungendo il suo pieno sviluppo, e rischia di “contaminare” anche le feste tradizionali modificando e riplasmando le antiche usanze, come ad esempio quella dei bigliettini d’auguri che oggi sono per lo più digitalizzati.
Ma in Giappone non è così! Quella dei bigliettini di Capodanno rimane una delle tradizioni più amate e rispettate.
Le cartoline di fine anno vengono chiamate Nengajo, e molto spesso vengono realizzate e disegnate a mano, magari dal membro più creativo della famiglia, per regalare a parenti, amici e conoscenti. Un augurio originale che conserva ancora il calore della corrispondenza su carta e non su tablet.
E come potevano mancare gli auguri di Buon Anno con cartoline in stile moe che ritraggono le nostre eroine preferite, protagoniste di manga e anime?
Altri biglietti che vengono venduti e ricevuti in quantità sono gli Omikuji-Pick, i biglietti della fortuna di inizio anno che si trovano in vendita appunto nei templi.
L’Omikuji-Pick è un foglietto arrotolato che predice la tua sorte in fatto di famiglia, lavoro, salute, soldi e amore. A volte contengono persino dei piccoli poemi benaugurali.
Ultima ma non per importanza, una delle tradizioni più amate dai bambini giapponesi è sicuramente la Otoshidama, l’usanza che hanno i grandi, soprattutto gli anziani, di donare una piccola busta di soldi ai più giovani.
I festeggiamenti, come già accennato, non si interrompono il Primo dell’Anno, ma proseguono fino al tre. Il due gennaio, anche l’Imperatore fa i suoi auguri pubblici a tutta la nazione dal Palazzo Imperiale.
Sicuramente un inizio dell’anno molto intenso, ricco di simbolismo, pregno dell’affascinante cultura nipponica che mescola tradizioni antiche a quelle più moderne, e che riesce a mantenersi vivo di entusiasmo ogni anno che passa. Un evento che merita di essere vissuto almeno una volta nella vita, anche da semplice turista!
Voi come lo trascorrerete il Capodanno? Scrivetecelo nei commenti e diteci se sarà sensazionale come quello giapponese!