L’Impero Azteco vol. 2 [Recensione]
Pubblicato il 26 Dicembre 2016 alle 10:00
Si conclude la drammatica saga di Maiana, protagonista de L’Impero Azteco, scritto e disegnato da Jean-Ives Mitton! Cosa succederà alla bella india alle prese con gli spietati giudici della Santa Inquisizione? Scopritelo in questo cinquantesimo volume di Historica!
Historica, la splendida collana di Mondadori Comics, giunge all’importante traguardo della cinquantesima uscita. La serie ha finora presentato ottimo materiale, prevalentemente di provenienza francofona, incentrato su fumetti di ambientazione storica. E ora propone gli ultimi tre episodi di Quetzalcoatl, serie scritta e disegnata da un nome ben noto ai fan della bd: Jean-Yves Mitton. La storia ha come protagonista le splendida india Maiana ma appare anche il famigerato Hernan Cortés.
Come è facile intuire, quindi, l’autore si concentra sul periodo dell’Impero Azteco. Tuttavia, al rigore storico unisce un’inventiva che lo porta a descrivere situazioni violente ed estreme che possono risultare a tratti eccessive. Oltre a Maiana, un ruolo di primo piano è giocato da Monsignor Segura e dal suo assistente Padre Tancredi. La ragazza è dunque prigioniera della Santa Inquisizione e, dopo essere stata sottoposta a indicibili torture e umiliazioni, è ora costretta a subire un vero e proprio processo.
I vari momenti della sua storia sono narrati a volte dalla stessa Maiana e a volte dagli altri protagonisti della story-line, con interessanti mutamenti di prospettiva e un uso continuo dei flashback. La ragazza ha un’importanza innegabile ma altresì vale per Cortés, uomo crudele e spietato ma non privo di coraggio, sedotto dalla sensualità di Maiana e dal miraggio di un mitico tesoro che fa gola a molti, a cominciare dai superiori di Segura.
Mitton affronta anche in questo volume conclusivo il tema della contrapposizione tra il cattolicesimo nella sua espressione più cupa e severa e le tradizioni ancestrali del Messico, altrettanto violente (stavolta insiste molto sui sacrifici umani e sulle decapitazioni senza tralasciare i dettagli più cruenti).
Nello stesso tempo, però, si coglie pure il contrasto da due epoche, quella medioevale destinata alla conclusione e quella moderna. Il sesso, sovente praticato dai soldati spagnoli così come dalla stessa Maiana, è visto non come espressione d’amore ma come arma in grado di distruggere e manipolare l’avversario.
L’analisi psicologica dei personaggi è accurata e bisogna ammettere che Mitton non cade nei luoghi comuni relativi alla Santa Inquisizione e, in generale, ai rappresentanti della Chiesa. Se infatti gli inquisitori sono perfidi, sadici e infingardi, non lo si può dire per Segura e Padre Tancredi, onesti, sinceri e animati da buone intenzioni nei confronti della sfortunata Maiana. Vengono dunque rappresentate due opposte concezioni della fede: una punitiva e un’altra basata sull’amore e sul sentimento di fratellanza nei confronti di ogni essere umano.
Come avevo già scritto nella recensione del volume precedente, Quetzalcoatl non manca di elementi di interesse ma i testi sono troppo densi e didascalici e il ritmo della narrazione è lento, con lungaggini che compromettono il risultato complessivo. Il lavoro è valido ma senz’altro datato. Non mancano però colpi di scena efficaci e va specificato che la drammatica conclusione della storia è tutto tranne che scontata.
I disegni sono di grande livello, come è lecito attendersi da Mitton. Il suo stile è naturalistico, influenzato da quello dei comic-book americani degli anni settanta, e i richiami all’arte del maestro John Buscema sono evidenti (del resto, ebbe modo di illustrare qualche episodio di Silver Surfer).
La cura dei dettagli è sopraffina e non si può non lodare la rappresentazione degli arredi, dei paesaggi, delle architetture azteche (i templi Maya sono spettacolari), nonché la maestria nell’evocare le intense emozioni che animano i protagonisti.
Non è infine trascurabile il dinamismo delle sequenze d’azione. Da questo punto di vista, perciò, la conclusione de L’Impero Azteco è da tenere d’occhio. Non è forse paragonabile ad altre uscite di Historica ma rimane in ogni caso un’opera superiore alla media.