Billy Bat di Naoki Urasawa [Recensione]
Pubblicato il 1 Gennaio 2017 alle 10:00
Un fumetto, un metafumetto, un mistero che coinvolge tutta la storia dell’umanità: questo è Billy Bat, il seinen di Naoki Urasawa che intreccia storia e finzione.
Lo scorso agosto è terminato in Giappone Billy Bat, l’ultima opera di quel Naoki Urasawa che già ha abituato i suoi lettori a trame articolate, colpi di scena inaspettati e personaggi particolareggiati.
Billy Bat non è da meno della fama di Urasawa, fin dal primo volume della serie: una serie ambientata inizialmente nell’immediato Dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale, ma che in realtà interessa tutta la storia dell’uomo, in un susseguirsi di salti temporali che allo stesso tempo confondono, affascinano e sconvolgono il lettore.
Sceneggiato insieme a Takashi Nagasaki, costante collaboratore di Urasawa, il primo volume di Billy Bat esordisce con un episodio a fumetti in corso di realizzazione (“Billy Bat”, per appunto), che ha come protagonista un pipistrello investigatore in un mondo di animali antropomorfi. La storia è tipicamente noir, vicina ai toni di Dick Tracy, e sembra proprio un classico fumetto seriale degli anni Quaranta-Cinquanta.
Dopo poche pagine, i disegni del fumetto si fanno meno dettagliati, i colori spariscono e le matite si fanno più abbozzate, fino a quando scopriamo che l’autore di “Billy Bat”, Kevin Yamagata (un nisei, ossia un giapponese nato in un Paese straniero: in questo caso gli Stati Uniti), non ha idea su come proseguire la storia del suo personaggio di successo.
La metanarrazione è una delle caratteristiche più intriganti di Billy Bat, ed è proprio un elemento metanarrativo a spingere Kevin in Giappone, mentre un atroce dubbio lo tormenta: “Billy Bat” è veramente una sua idea originale, oppure ha involontariamente plagiato un autore giapponese?
Questa domanda segnerà l’inizio di un’indagine atipica, che gira intorno all’oscura contrapposizione tra pipistrello nero e pipistrello bianco: una sorta di “yin e yang” che ha origini arcaiche e che è stata tramandato fino ai tempi di Kevin, ma anche oltre, segnando passaggi decisivi della storia dell’umanità. “Billy Bat”, infatti, è ben più di un semplice fumetto…
Il primo volume di questo seinen getta tutte le basi per un ottimo thriller con elementi sovrannaturali e risvolti inaspettati, in grado di cambiare completamente le carte in tavola con un semplice voltapagina: i primi pezzi del puzzle sono stati presentati, ma ci vorranno ben 20 volumi per metterli tutti al loro posto (forse).
Leggere Billy Bat è adrenalinico e catapulta il lettore all’interno di una storia che, all’inizio lineare, comincia a procedere per bivi e diramazioni, prendendo strade inattese. Il tutto è intrecciato con il Giappone di quel periodo (la storyline di Kevin è ambientata nel 1949), vivo e reale, con tanto di omaggio a Osamu Tezuka. Anche i personaggi (non solo Kevin, ma anche i comprimari e i personaggi secondari) sono altrettanto vivi e reali, disegnati senza caricaturare o deformazioni stilistiche.
Ovviamente questo primo volume si conclude con un cliffhanger che fa desiderare al lettore di essere già in possesso del secondo numero, in perfetto stile Urasawa. L’unico dubbio è questo: alla fine del manga, tutti i nodi verranno veramente al pettine?