Lo Jedismo non è una religione: quanto conta la sentenza della Charity Commission?

Pubblicato il 29 Dicembre 2016 alle 14:00

L’ente britannico non intende riconoscere la religione di Star Wars come una religione ufficiale, nonostante lo Jedismo conti tantissimi seguaci: secondo l’ultimo censimento del 2011, sarebbe la settima religione più seguita al mondo con 177.000 credenti.

La Charity Commission, un ente non ministeriale che regola associazioni benefiche in Inghilterra e Galles, ha stabilito che lo Jedismo non può essere considerata una religione.

Basato sulla fede spirituale nella Forza, la religione Jedista si ispira alla mitologia della celebre saga cinematografica di Star Wars, ideata da George Lucas e che nel corso degli anni ha saputo appassionare miliardi di fan.

Ironicamente, la Charity Commission ha rifiutato di riconoscere lo Jedismo come una religione ufficiale nonostante si tratti della settima religione più seguita al mondo. 177.000 i seguaci stando al censimento del 2011, un numero si impressionante ma comunque significativamente inferiore rispetto al censimento del 2001, anno in cui la religione è nata: allora, nel mondo, si contavano 390.000 adepti.

La richiesta è stata respinta dalla Charity Commission, che ha definito lo  Jedismo come uno stile di vita più che una religione, dichiarandola “incapace di apportare miglioramenti morali ed etici per il beneficio del pubblico”.

Ora, la questione è: cos’è che rende una religione più vera delle altre?

Non la percentuale di credenti, a quanto pare, altrimenti lo Jedismo sarebbe stato riconosciuto come religione ufficiale già nel 2001, quando in Inghilterra e Galles 390.127 persone affermarono di seguire il credo Jedi. Lo 0,7% della popolazione totale, una percentuale maggiore di quella totalizzata dal Buddismo e dall’Ebraismo.

Quindi una religione non è autentica solo perché qualcuno (tanti qualcuno e pochi qualcuno, non importa) ci crede. Okay, va bene. Cosa serve allora per legittimarla?

Mi pongo questi interrogativi per cercare di comprendere la ragione per la quale qualcuno dovrebbe dichiarare falso il credo di qualcun altro. Quante persone sono morte, nel corso della storia dell’umanità, perché a ha detto a b che ciò in cui crede b è sbagliato e ciò in cui crede a, invece, è giusto?

Io penso che la cosa abbia avuto inizio quando l’uomo della caverna a abbia sputato all’uomo della caverna b perché nella caverna a si adorava il sole, mentre nella caverna b adoravano la luna. O qualcosa del genere. E decine di migliaia di anni dopo siamo ancora qui a dire agli altri che è la nostra la caverna più bella e più giusta: l’unica differenza è che abbiamo sostituito le clave con i semi-articolati e le caverne coi mercatini di natale.

Stessa cosa, no?

Ora, lungi da me intavolare un discorso socialmente impegnato (nelle giornate si mi ritengo un apatico agnostico, in quelle no un ateo convinto) ma sono ferventemente convinto che il mondo sarebbe un posto migliore se la religione non esistesse. Oppure, lo stesso effetto si avrebbe al contrario, e cioè se tutti fossero liberi di credere in quello che più li soddisfa, che più li fa stare bene.

Perché tu devi dirmi in cosa è giusto credere? Che si tratti del Dio dei cristiani, o di quello dei musulmani, o di Buddha o di Odino o della Forza, perché ciò in cui credi tu dev’essere per forza Vero, e ciò che in cui credo io invece non lo è?

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