Westworld: i 10 motivi per cui la prima stagione è stata un successo
Pubblicato il 22 Dicembre 2016 alle 12:00
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Westworld è stata senza ombra di dubbio, insieme a Stranger Things, la serie rivelazione del 2016 riportando in auge un genere di fantascienza raffinato grazie ad una sceneggiatura mai banale, espedienti narrativi non convenzionali e una realizzazione tecnica impeccabile.
Riassumiamo in 10 semplici passaggi quelle che possono essere stati i punti di forza di questa prima stagione.
10. La Colonna Sonora
Il compositore Ramin Djawadi è uno dei motivi per cui la tensione e l’atmosfera di Westworld rimango altissimi per tutte le 10 puntate non si tratta però solo dell’azzeccatissimo brano d’apertura ma anche della scelta di utilizzare brani moderni suonati soltanto dal pianoforte.
Nel corso degli episodi si alternano in scioltezza Soundgarden e Rolling Stones, Amy Whinehouse e Radiohead conferendo alla serie un tocco alieno, mistico e spesso ponendosi in netto contrasto con gli avvenimenti e fornendo momenti di calma, apparente, ai telespettatori.
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09. Gli Effetti Speciali
Westworld è ambientato in un imprecisato futuro ma il dipartimento degli effetti speciali ha lavorato affinché percepissimo questo futuro come a portata di mano: gli ospiti quindi vengono fabbricati in macchinari che ricordano grossi telai e rispondono a tablets all’apparenza poco più evoluti dei nostri il tutto rende la loro “tecnologia” così avanzata da farli sembrare veri.
Indubbia menzione d’onore anche agli attori che si sono superati nell’alternare le fasi robotiche a quelle “umane”.
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08. L’ambientazione
L’ambientazione western è senz’altro un tocco esotico rispetto alle ambientazioni delle serie tv attuali. Gli autori giocano allora con i topoi classici dell’epopea western – la dama in pericolo, il pistolero in cerca di redenzione, il fuorilegge – per creare un plot funzionale non solo ai personaggi principali ma anche a quelli secondari fornendo numerosi punti di vista diversi ed immergendo così i telespettatori ancora di più nella filosofia alla base del parco.
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07. Drama
Se gli amanti della fantascienza sono stati immediatamente rapiti dalle premesse dello show, il pubblico più generalista è stato letteralmente cattura da quella che, soprattutto negli episodi centrali, è stato il vero motore degli eventi ovvero il tentativo di estromettere Ford (Anthony Hopkins) dalla gestione del parco da parte del consiglio di amministrazione.
Fra il tentativo di trafugare i segreti del parco e promesse di posizioni di rilievo, la parte drama dello show è stata vincente anche perché ha ricalcato uno scenario assolutamente verosimile.
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06. Chi è cosciente?
L’assunto filosofico alla base di Westworld è mostruosamente complesso: chi è cosciente? chi fra gli ospiti sa di esserlo? chi fra i visitatori invece si è perso nell’illusione del gioco?
Recuperando la base teorica gettata dal primo seminale Matrix e di Blade Runner prima di lui, Westworld espande la riflessione su cosa costituisce la realtà, su cos’è la nostra percezione: Dolores è succube del programma Wyatt nell’ultimo episodio oppure agisce contro Ford di sua spontanea volontà dopo aver appreso di essere un ospite? Maeve è davvero programmata per fuggire allora perché decide di tornare indietro alla ricerca di sua figlia?
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05. Bernard
Il capo programmatore Bernard – interpretato Jeffrey Wright – appare inizialmente come il “buono” fra i personaggi aiutato da una innata empatia verso gli ospiti e da un triste background personale.
Lentamente ma inesorabilmente Bernard inizia a dimostrare una serie di zone grigie che solo Ford poi illuminerà definitivamente rivelando che Bernard stesso è un ospite.
Ma lo shock non è dato da questa rivelazione in sé e per sé quanto – piuttosto dall’apprendere che Bernard è modellato su Arnold – l’altro fondatore del parco insieme a Ford – condividendone il background e la coscienza seppur ricreata sinteticamente dallo stesso Ford.
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04. The Man in Black
Ed Harris si cala perfettamente nei panni del pistolero solitario donando credibilità all’ambientazione western e fornendo una gravitas a tutti i personaggi che nel corso dei 10 episodi si trovano ad interagire con lui.
La rivelazione finale poi mette in prospettiva una serie di avvenimenti ma soprattutto l’eticità e lo scopo del parco su cui William e Logan si erano duramente scontrati.
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03. Linee Temporali
Nella prima stagione gli sceneggiatori sono finalmente riusciti a manipolare un espediente narrativo utilizzato già da parecchio tempo in altri medium – il fumetto ancor prima che i videogames – ovvero quello delle linee temporali non lineari.
Non si tratta infatti di procedere in una narrazione parallela, prima-dopo-durante, ma di mischiare questi momenti in maniera organica e coerente togliendo così allo spettatore i tradizionali punti di riferimento ed aumentando invece la profondità di alcuni personaggi come Dolores o William.
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02. Anthony Hopkins
Anthony Hopkins giganteggia. Dal punto di vista recitativo Hopkins dimostra di saper essere ancora un “cattivo” di un altro livello: intimidisce rimanendo sempre subdolo, le sue battute sono ponderate fino all’apoteosi del finale in cui rubando la scena il suo personaggio si rivela in tutto il suo deflagrante nichilismo.
Un’interpretazione magistrale. Un vero villain della risma che manca non solo in TV ma soprattutto al cinema.
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01. Il Finale di Stagione
Il decimo episodio è perfetto nella sua semplicità: nulla viene lasciato al caso con una sceneggiatura tarata per dispensare i colpi di scena al momento giusto e lasciare ad ogni personaggio il proprio giusto spazio.
Quello che colpisce è la volontà degli autori di chiudere il cerchio, spiegando le intenzioni di Ford ed il ruolo di Dolores prima di tutto, ed aprire così nuovi filoni narrativi come quello di Maeve o l’esplorazione delle altre “stanze” di Westworld – come quella feudale giapponese i cui ospiti si intravedono appena – che fanno ben sperare in una vera e propria evoluzione dello show per la seconda stagione.