I Girovaghi e le strisce raminghe di Bonfa [Recensione]
Pubblicato il 19 Dicembre 2016 alle 10:00
Sul finire degli anni ’80, un carrozzone trainato da un “gigante buono” iniziò a muoversi tra le vignette di una striscia a fumetti: è quella la casa dei Girovaghi, la famiglia itinerante creata da Massimo Bonfatti.
Massimo “Bonfa” Bonfatti è noto nel mondo del fumetto italiano, specialmente da un pubblico meno giovane, per aver lavorato con Silver su Cattivik e aver creato la serie Leo Pulp, oltre che per le collaborazioni con Comix e Smemoranda.
Bonfa, però, è anche il padre di una serie a strisce che, nel corso degli anni, non ha avuto una periodicità costante: si tratta di I Girovaghi, ossia le avventure di una famiglia di nomadi che, a bordo del loro carrozzone, vivono un po’ alla giornata.
Il nucleo principale di questa famiglia raminga è costituito da Nando, il capofamiglia un po’ burbero, riconoscibile dal gigantesco naso; sua moglie Gina, che si fa in quattro ogni giorno anche solo per capire cosa cucinare; Rico, il figlio più grande, che ha come miglior amico un albero; e i gemelli (forse) Pepe e Paprika, nomi che rispecchiano perfettamente il loro carattere.
A completare il quadretto è Arturo, gigante un po’ tonto, che si occupa di trainare il carro con tutta la famiglia al suo interno: un carro che sembra piccolo, ma che in realtà ha tutte le stanze di una casa tradizionale… E, magari, anche qualcuna in più. Ogni tanto fanno una comparsata il nonno, la nonna e altri personaggi itineranti di un circo equestre, come Vladimiro e Martini.
Come si apprende nella seconda parte del volume, è stata proprio una striscia “primordiale” intitolata Il Circo Bodoni a dare il via alle avventure dei Girovaghi: infatti ritroviamo molti dei personaggi della serie, anche se con uno stile diverso da quello con cui verranno poi presentati “ufficialmente”.
Ancor più che delle strisce dedicate ai Girovaghi (non numerosissime, dato che la serie procedeva a singhiozzi a seconda della disponibilità di Bonfa), il volume della Saldapress è formato soprattutto da contenuti speciali: particolarmente significative sono le dediche e le illustrazioni che Bonfatti realizzò per un ristretto numero di lettori, ossia i proprietari di una prima raccolta delle storie dei Girovaghi.
Nonostante la “scarsità” delle strisce, il potenziale di una serie corale come I Girovaghi è palpabile, anche se purtroppo non sono stati raccontati a fondo: questa famiglia di nomadi ha la possibilità di spaziare e di spostarsi dove desidera, anche nella fattoria di Lupo Alberto o sulla superficie di un foglio spiegazzato, incrociando addirittura Fantozzi.
Questo perché I Girovaghi non stanno mai fermi: come afferma una striscia del volume, sono come le stelle comete.
Facendo tesoro della sua esperienza su Cattivik, I Girovaghi di Bonfa sono caratterizzati da uno stile grottesco e allo stesso tempo poetico, riassumibile con le strisce dedicate ai “peti melodiosi” di Arturo, ai problemi di sudorazione di Nando e all’amicizia non corrisposta di Rico per un albero.
Leggendo I Girovaghi, si ha la sensazione di leggere una raccolta di strisce che, però, non ha mai preso completamente il via: ciononostante, conta un numero ristretto di ammiratori, soprattutto di nostalgici, che apprezzeranno sicuramente il volume.