Suicide Squad NEW 52 vol. 1 [Recensione]

Pubblicato il 10 Dicembre 2016 alle 10:00

La squadra suicida dei NEW 52 di Adam Glass e Federico Dallocchio sbarca in fumetteria in formato Hardcover.

Il buon successo al botteghino di Suicide Squad, il film di David Ayer con Margot Robbie e Will Smith, può non aver convinto la critica, ma ha sicuramente, tra i suoi meriti, quello di aver puntato i riflettori su un sottobosco di personaggi dell’universo DC, certo conosciuto dagli affezionatissimi, decisamente meno dagli spettatori e lettori occasionali.

Prima dell’uscita nelle sale della pellicola, nelle fumetterie d’America e poi in quelle d’Italia, usciva Suicide Squad, nuovo sforzo creativo voluto da Jim Lee e Dan DiDio per rinvigorire, con il rilancio dei NEW 52, un gruppo nato negli ormai lontani anni ’80 (senza contare l’omonimo gruppo della golden age).

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La dott.ssa Harleen Quinzel e il suo Budino.

La formazione, più volte rimaneggiata nel corso della sua storia editoriale, trova nella sua ultima incarnazione i suoi punti fermi in Deadshot, il cecchino infallibile creato da Bob Kane, e nella folle Harley Quinn, il capolavoro di Paul Dini, nato nell’amatissima Batman the animated series e poi impostosi sulle pagine a fumetti.

Gli altri membri fissi sono El Diablo, un uomo dotato di pirocinesi e ricoperto di tatuaggi, già visto nel film di Ayer, e King Shark, lo squalo umanoide comparso nella serie The Flash e qui sostituto del Killer Croc cinematografico. Mancano invece all’appello Katana, Slipknot e Rick Flag, soppiantati da personaggi minori che si danno il turnover durante le avventure come Captain Boomerang, Ragno nero, Yo Yo, Voltaic ed altri.

Chi è digiuno di Suicide Squad deve sapere che la Task force X, questo il nome ufficiale del gruppo, è composta dal peggio del peggio dei criminali che vengono riuniti dalla spietata Amanda Waller, che qui si presenta magra e sexy stile Arrow, per partecipare a missioni ad alto rischio.

A loro viene promessa la cancellazione dei reati, oppure la morte, qualora si dovessero rifiutare di collaborare o tentassero di fuggire. Su ogni membro è, infatti, installato un ordigno esplosivo che può essere detonato in qualsiasi momento.

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La squadra suicida in azione.

La squadra si troverà, di volta in volta, a fronteggiare minacce di ogni genere e costretta a vedersi rinviata di continuo, per un motivo o per un altro, l’agognata ricompensa.

La versione dei NEW 52 della Suicide Squad, nonostante il fascino dei personaggi, non riesce ad essere incisiva come dovrebbe. In questo primo arco narrativo, che comprende 7 episodi americani, i protagonisti sono freneticamente sballottati da una missione all’altra, in modo piuttosto caotico e con una sottile trama a mantenere insieme i pezzi del puzzle.

I vari criminali, con l’esclusione di Harley Quinn di cui vengono rinarrate le origini, non vengono approfonditi a dovere e questo non contribuisce né alla costruzione delle storia, né a renderli interessanti agli occhi del lettore.

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Deadshot non sbaglia mai un colpo.

Se a ciò si aggiunge che molti di questi fanno soltanto una fuggevole apparizione, si capisce come l’approccio a una testata, che potrebbe fare scintille, sia stato superficiale e poco ispirato.

Non aiutano i disegni che vedono alternarsi il buon Federico Dallocchio, a meno efficaci artisti di supporto. Se il primo riesce a conferire un certo realismo alle scene, i secondi talvolta, lo fanno sfumare con un tratto approssimativo e grossolano.

Una serie dunque che tradisce molte della speranze e delle aspettative che i lettori, alle soglie del rilancio dei NEW 52, nutrivano e che si rivela poco più che mediocre.

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