Recensione Lo Psicotico Domato – Nicola Pesce Editore

Pubblicato il 11 Maggio 2010 alle 12:01

Autore Toni Bruno (testi, disegni)
Casa Editrice Nicola Pesce Editore
Provenienza Italia
Prezzo € 12,00
A cura di Sergio L. Duma



Dopo aver finito di leggere questo volume, ho provato una sensazione di malessere. Poi è subentrato il fastidio. E poi anche nervosismo. Probabilmente, a Toni Bruno, l’autore di Lo Psicotico Domato, farebbe piacere sentirselo dire, poiché ho la sensazione che siano proprio malessere, fastidio e nervosismo le emozioni che intende suscitare nel lettore.

Se sono questi i suoi obiettivi, allora si può affermare che il fumetto in questione è pienamente riuscito. Ma esistono anche gli obiettivi del lettore. E, nella fattispecie, dello specifico lettore che in questo momento scrive una recensione. Quando leggo qualcosa, non cerco necessariamente lo svago. Mi sta pure bene provare rabbia o sgomento o nervosismo, magari se ho a che fare con una storia che ti mette in contatto con le pulsioni più oscure dell’animo umano. Mi va altrettanto bene la denuncia dei mali del mondo. Mi va bene quasi tutto, insomma. Però pretendo il talento.

E qui c’è talento? Mah! Toni Bruno, siciliano trapiantato a Roma, ha illustrato libri per la Newton Compton, realizzato vignette per ‘L’Unità’ e diversi fumetti per Coniglio Editore. Quindi ha indubbiamente esperienza. I suoi testi sono vivaci, pur non eccezionali, e direi che, se si dedicasse alla narrativa, potrebbe realizzare qualcosa di potenzialmente interessante.

E i disegni? Ho l’impressione che sia particolarmente abile quando realizza tavole a tutta pagina, che hanno qualcosa della vignetta; ma meno efficace se si impegna nella costruzione dello story-telling nel senso convenzionale del termine. E il tratto grafico del libro è, per certi versi, troppo grezzo e sporco per attrarmi.

E la storia? Ecco, torniamo alla solita questione. Cioè, alla banalità degli sceneggiatori italiani. Ne Lo Psicotico Domato non c’è, a mio avviso, niente che mi faccia gridare al miracolo. Bruno ci propone la vicenda di un ragazzo che dalla Sicilia si trasferisce a Roma e qui è costretto ad affrontare vari problemi, a cominciare da quello del precariato. Però, in verità, la trama non esiste. C’è solo l’embrione di una storia, mai pienamente sviluppata, e intervallata da stacchi e interruzioni che forse vorrebbero essere sperimentali (personaggi che escono dal fumetto, cosa peraltro già fatta in ambito anglosassone, con esiti migliori; giochi di parole; inserti con immagini che con il contesto non c’entrano nulla). Insomma, un guazzabuglio che nasconde il vuoto di idee.

Ma non è questo che mi ha irritato. Bruno mi ha dato sui nervi perché, secondo me, bara. Specie quando il protagonista dice: ‘non c’è niente da capire’; o quando scrive: ‘eccovi servita la morte del fumetto italiano’. È come se, consapevole delle sue mancanze, intendesse mettere le mani avanti per prevenire le critiche e i commenti negativi. Non sopporto, poi, la posa dell’autore che fa l’arrabbiato o l’alternativo a tutti i costi. Che è, appunto, una posa. E che è diventata anch’essa un cliché in Italia. Io, poi, ho sempre problemi con gli pseudo-alternativi che si sentono obbligati a sputare su tutto e tutti. Caro Bruno, so benissimo che l’Italia fa schifo. Che il precariato fa schifo. Che la società attuale di veline e tronisti fa schifo. Ma che alternative proponi? E, soprattutto, le cerchi? Sei sicuro che lo schifo imperante non ti serva per poter continuare a recitare il ruolo del ribelle che, evidentemente, ti fa comodo?

A me gli arrabbiati piacciono. Quando sono autentici. E in questo fumetto di autentico non c’è proprio nulla. Vale anche per la post-fazione di Marco Corona che ancora oggi, nel 2010, a quanto pare, è convinto che il turpiloquio faccia figo, quando, pure in questo caso, nasconde l’incapacità di esprimere qualcosa di sensato. Suggerisco a Toni Bruno di lasciar perdere il fumetto. Secondo me, non fa per lui.


VOTO 5

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