Heartbeat, il thriller sospeso fra amore e morte [RECENSIONE]
Pubblicato il 28 Novembre 2016 alle 11:25
Edizioni BD porta in Italia la promettente autrice spagnola Maria Llovet.
Esordio italiano per la giovane autrice spagnola Maria Llovet – classe 1982 – con il graphic novel Heartbeat.
L’esclusivo liceo cattolico che frequenta è per Eva una prigione; è vittima di costante bullismo da parte della sua compagna Violetta che l’ha presa di mira per le sue origini umili ed anche a casa la situazione non migliora con una madre divisa fra doppi-turni ed antidepressivi ma la situazione cambia repentinamente quando la ragazza assiste ad una scena raccapriciante: Donatien, il ragazzo più popolare della scuola, è chino sul corpo di un’altra studentessa, Amber, ormai esanime e ne sta bevendo il sangue.
Eva fugge non prima di aver scattato una foto con il suo telefono cellulare ma qualcos’altro scatta nella ragazza che anziché denunciare l’episodio instaura con Donatien un rapporto torbido che sfocia ben presto nel sesso e che porterà la protagonista ad uno scontro sia con Violetta che con Mack, il fratello di Amber, in un tragico epilogo per un finale di fatto aperto.
Se il plot può ricordare da vicino alcuni dei più fortunati romanzi della letteratura young adults degli ultimi anni qui il vampirismo non è contemplato. La storia che vuole raccontare l’autrice è una storia di solitudine, di Eva in primis, che si concretizza con una prima parte del racconto pressoché “muta” fatta eccezione per poche didascalie mentre l’episodio scatenante e l’entrata in scena di Donatien, vero e proprio homme fatale, è la chiave di volta di una quotidianità claustrofobica.
Se Eva infatti è soggiogata da Donatien, con la lussuria ed il rituale del sangue che diventano metafora di una forza fino ad allora incapaci di manifestarsi, sfociando nel cinico e butale finale, solo quando il macabro legame è stretto la ragazza apre gli occhi sul mondo che la circonda ed il lettore con lei sui personaggi secondari prima la repressa Violetta e poi il morboso Mackenzie.
Non ci sono innocenti in Heartbeat solo individui sospesi a metà fra nichilismo ed egoismo.
Vero punto di forza del graphic novel è senz’altro l’apparato grafico in cui tutto il talento della Llovet si manifesta palese: se l’estetica è mutuata dal fumetto nipponico il tratto invece è prettamente occidentale.
Da un lato l’estetica orientale si percepisce nella scelta dell’ambientazione – sospesa in un non-luogo ed il cui elemento peculiare è la scelta delle uniformi scolastiche – ma anche nei protagonisti maschili androgini e dai volti liscissimi ad esempio, il tratto dell’autrice invece è a metà strada fra il realismo di Fiona Staples ed il barocco di Emma Rios non lasciando cioè la caso le anatomie ma neanche rinunciando all’aspetto onirico ed introspettivo del racconto.
La caratteristica saliente dello stile della Llovet è la capacità di narrare per immagini prediligendo l’impostazione della tavola con panel orizzontali che esaltano ora l’alienazione ora lo gli stati d’animo più intimi dei personaggi mettendone a nudo le natura più recondita.