Cannibal Family Absolute e L’horror italiano di Piccioni e Fantelli [Recensione]
Pubblicato il 30 Novembre 2016 alle 11:25
L’horror italiano di Rossano Piccioni e Stefano Fantelli sbarca in fumetteria in un formato imperdibile.
Pochi editori avrebbero scommesso sull’idea alla base di Cannibal Family. Non tanto per la validità della stessa, indubbiamente geniale, quanto per quel politically correct, per quella pudicizia e ipocrisia che troppo spesso governano il panorama editoriale e che diventano barriere insormontabili tra autore e mercato.
Eppure qualche volta succede che una cellula impazzita osi l’impensabile, così grazie a Edizioni Inkiostro, alla volontà e all’estro di Rossano Piccioni e Stefano Fantelli prende vita una delle serie più accattivanti e disturbanti degli ultimi anni, Cannibal Family.
Come suggerisce il nome dell’opera, protagonista della storia è una famiglia di cannibali che passa le giornate a degustare stinchi di assassini e cuori di deviati. I Petronio, questo il cognome dell’allegro parentado, sono la risposta folle a un mondo folle, un Joker fatto famiglia, ma più estremo.
Anche se può sembrare difficile riuscire a empatizzare con personaggi tanto lontani dalla vita dell’uomo comune, la funzione di contrappasso che svolgono finisce per farli entrare immediatamente in sintonia con il lettore che li considererà, presto, la giusta reazione alla perversione dell’animo umano.
Osservandoli, viene in mente, seppur con le dovute differenze, un’altra famiglia di mostri, la Famiglia Addams, che nella sua diversità faceva emergere contraddizioni e falle della società, cosiddetta, civile. E anche se i toni sono altri, non si può dire che a Cannibal Family manchi una sua macabra ironia, come quando la famiglia riunita a tavola si passa l’insalata e uno dei membri chiede se sia “con dita”.
Vero e proprio mattatore della serie è Alfredo Petronio, il patriarca, al quale, come è giusto che sia è dedicato il maggiore spazio. La storia, infatti, alterna vicende ambientate nel passato, quando il capostipite dei Petronio era ancora giovane, a episodi che invece raccontano il presente, con la famiglia ormai formatasi.
Nelle due linee temporali, il tratto muta sensibilmente: più sporco e psicotico, quello di Piccioni, funzionale a rappresentare scene tratte da periodi palesemente malati e crudi, come il nazismo; più curato e realistico quando subentrano alle matite Dario Viotti, Paolo Antiga, o Andrea Tentori Montalto che, con le loro anatomie perfette, ben fotografano la società moderna, proiettata alla continua ricerca della bellezza esteriore, quasi per compensare l’orrore che nasconde dentro.
Alfredo Petronio è un personaggio con carisma da vendere e la sua immagine si scolpisce nella mente del lettore neanche fosse stato lui stesso a tatuargliela nella materia grigia. È un Clint Eastwood con il ghigno di Jack Nicholson che ti minaccia con una smorfia e ti uccide con il sorriso.
Ma non è il solo personaggio degno di nota. Ogni membro della famiglia ha il suo perché: dalla nipote ribelle Sara, ai suoi genitori, di cui si sa ancora poco, ma che già dalla rappresentazione grafica ispirano grandi cose(il papà di Sara ricorda molto da vicino un altro folle del cinema, Willem Dafoe); dal governante coreano Chon, al misterioso Gabriele.
Il volume, che riunisce otto numeri della serie regolare, è pubblicato in formato cartonato 25X35 per un totale di 192 pagine in bianco e nero e sfoggia la bellissima copertina di Tanino Liberatore. Oltre alla versione standard, esiste anche la variant in edizione limitata al prezzo di 55€.
Insomma tanta carne sul fuoco e, mai come in questa occasione, l’espressione si rivela appropriata.