Cavaliere Oscuro III Razza Suprema n. 4 – Recensione

Pubblicato il 21 Novembre 2016 alle 15:25

Continuano le avventure distopiche del Cavaliere Oscuro scritte dal grande Frank Miller! L’autore del Maryland diventa sempre più politicamente scorretto con un episodio incentrato su Superman alle prese con sua figlia e gli spietati invasori di Kandor!

Frank Miller è abituato alle polemiche e la recente opera dedicata alla sua versione di Batman inaugurata negli anni ottanta con Dark Knight Return lo ha confermato. I giudizi non si sono fatti attendere. Alcuni hanno esaltato, in maniera piuttosto acritica, questo lavoro; altri l’hanno stroncato, in modo francamente esagerato.

Il fatto è che non si può comunque rimanere indifferenti quando si ha a che fare con l’acclamato cartoonist di Daredevil, Ronin e Sin City e Dark Knight III The Master Race non è stato concepito per suscitare impassibilità nel lettore.

Bisogna chiarire che non è all’altezza dei capolavori passati ma nemmeno la spazzatura che parecchi si ostinano a credere. La serie è nata pure da questioni economiche, dal momento che la malattia che ha colpito Frank l’ha messo nelle condizioni di dover guadagnare denaro per pagarsi le cure. Quindi non è il prodotto di un’autentica esigenza espressiva ma, nel complesso, non è priva di motivi di interesse.

Miller ha spesso affrontato tematiche politiche e le vicende supereroiche sono state il pretesto che gli ha permesso di esprimere la sua visione del mondo. Una visione che non nasce da istanze progressiste e che sovente ha fatto storcere il naso ad alcuni.

Miller, d’altronde, detesta il politically correct e le sue posizioni nei confronti dell’Islam in Holy Terror lo provano. In un certo qual modo, però, Miller ha anticipato il nuovo corso trumpiano che ha da poco fatto a brandelli proprio quel politically correct a lui così inviso.

E in Dark Knight III The Master Race di politicamente corretto non c’è nulla. Il Batman invecchiato stavolta deve vedersela, insieme alla giovane Carrie Kelly, con l’invasione del popolo di Kandor, ben noto ai fan di Superman. I kandoriani di Miller e di Azzarello, che l’ha aiutato nella stesura delle sceneggiature, sono abbigliati e agiscono come i terroristi islamisti.

La metafora è evidente: secondo Miller, costoro rappresentano un pericolo per l’Occidente, alla stregua di un corpo estraneo, e non hanno nulla a che fare con l’America. Anzi, l’America rischia di essere schiacciata dai ‘diversi’.

E’ ciò che avviene in questo quarto numero della collana, basato su Superman, qui simbolo dello stile di vita a stelle e strisce, definito dallo stesso Bruce ‘figlio della terra’, che soccombe alle orde di Kandor e viene sconfitto da Lara, sua figlia, unitasi agli avversari (metafora dei ‘foreign fighers’ divenuti l’incubo di molti paesi europei?). Tutto ciò avviene di fronte allo sguardo inorridito di Bruce e Carrie e nemmeno altri supereroi come Atom e Flash riescono a risolvere, almeno per ora, la situazione.

E’ una provocazione? Indubbiamente e magari non rappresenta il meglio di Miller. Tuttavia, la storia è leggibile e soprattutto crea nel lettore la voglia di saperne di più e di capire dove Frank intenda davvero andare a parare. I disegni sono dell’ottimo Andy Kubert che realizza tavole di grande impatto, valorizzate da un lay-out inventivo, e che cerca, in modo personale, di avvicinarsi di tanto in tanto allo stile milleriano.

Come nel caso delle uscite precedenti, anche in questo numero è incluso un albo di dimensioni più ridotte, facente parte della serie Dark Knight Universe Presents, dedicata ad altri eroi DC inseriti nel futuro oppressivo immaginato da Miller. Stavolta tocca a Batgirl alle prese con alcuni criminali (ma alla fine appare pure Aquaman). Testi e disegni sono di Frank, ma la trama è esile e i disegni, benché efficaci, sono poco più che abbozzati con vignette prive di sfondi.

Ribadisco, tuttavia, che tutto ciò è stato realizzato da un autore malato e anzi queste tavole sono il risultato della sua forza d’animo e costituiscono il tentativo di reagire alla malattia. Anche solo per questa ragione, Miller merita rispetto.

E lo merita altresì per la sua voglia di non allinearsi, di non fare compromessi, di non accettare i diktat del pensiero unico dilagante. Dark Knight III The Master Race non è il lavoro migliore di Miller ma è degno di attenzione.

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