Chanbara – La via del samurai: onore e vendetta – Recensione
Pubblicato il 20 Novembre 2016 alle 11:25
La Bao Publishing racchiude in un unico volume due storie a fumetti già edite dalla Sergio Bonelli Editore. Chanbara si presenta al lettore come un fumetto di grande spessore.
Quando un fumetto viene riproposto a distanza di tempo, magari edito da una casa editrice che non è stata la stessa del suo esordio, allora vuol dire che il prodotto culturale in questione ha davvero raggiunto un risultato di alto livello.
È quello che è successo con il volume Chanbara – La via del samurai che la Bao Publishing ripropone a distanza di tempo, in un’edizione davvero da collezione, dopo che lo stesso aveva esordito in fumetteria sotto la “guida” della Sergio Bonelli Editore.
La penna di Roberto Recchioni e le matite di Andrea Accardi fanno poi tutto il resto. Ritornano dunque le due storie a fumetti ambientate in un Giappone medievale mai così realistico. “La redenzione del Samurai” e “I fiori del Massacro” sono i due capitoli che fanno di Chanbara un volume da non perdere.
Come detto è il Giappone a dettare le regole del gioco; l’epoca Edo, dove le armi da taglio erano le principesse delle guerre e le katane le loro regine. I due racconti messi in scena da Recchioni hanno come punto in comune lo spirito guerriero e di rivalsa dei due protagonisti.
Nel primo racconto Tetsuo è un allievo dedito all’arte sacra del samurai; il suo spirito di dedizione per tale arte, unita al suo valore di uomo creano un profilo perfetto per la sua crescita nell’arte della katana. Scoprirà ben presto però i falsi burattinai di corte e con l’aiuto del suo maestro e del cieco Zatoichi riuscirà a riportare l’equilibrio al quale egli stesso ambisce.
Ne “I fiori del Massacro” il posto di Tetsuo è preso da Jun, una giovane ragazza orfana del consigliere del Signore Feudale, suicidatosi come segno di protesta nei confronti della corruzione che dilagava a corte. Jun seguirà in questo caso la via della vendetta (sarà una sorte di Lady Vendetta cinematograficamente parlando) per poter dar pace al padre morto.
Tetsuo e Jun possono esser visti come le due facce di una stessa medaglia: il primo incarna le doti e il valore morale che sono proprie di un allievo samurai, la seconda invece quel desiderio di vendetta che rende la figura della ragazza un fiume in piena pronto a straripare.
A legare i due racconti, Recchioni inserisce un personaggio comune: Zatoichi. Presentatosi come un semplice viandante cieco, Zatoichi si trasforma in una sorte di spalla silenziosa che aiuterà i due a portare a termine la propria missione.
Onore e vendetta sono i cardini che reggono Chanbara e pregio di Roberto Recchioni è stato quello di creare un pathos acceso che pagina dopo pagina cresce d’intensità.
Due storie lineari che ancorano il lettore al foglio, il tutto condito con colori e disegni di un Andrea Accardi mai così in forma. Buona parte della riuscita di questo volume consiste proprio nelle sue tavole che rendono così verosimili luoghi e personaggi tanto da sentirsene quasi parte integrante.
Chanbara è l’ennesima scommessa vinta dalla casa editrice Bao.