Festival di Roma: Recensione – Florence Foster Jenkins

Pubblicato il 20 Ottobre 2016 alle 13:28

Il nuovo film di Stephen Frears, con Meryl Streep e Hugh Grant arriva in concorso a Roma 2016.

Se c’è una cosa che il delizioso, semi-comico biopic Florence Foster Jenkins di Stephen Frears dimostra (ancora una volta) è che nel cinema cantare male è sempre divertente.

Il film racconta la vera storia di Florence Foster Jenkins, una leggendaria ereditiera della New York della prima metà del novecento con un sogno nel cassetto: quello di diventare una cantante lirica. Quando immagina di cantare davanti ad un pubblico raffinato la sua voce è splendida, la migliore che si sia mai esibita su un palcoscenico … il problema è che, nella realtà, la sua è una voce davvero pessima.

L’eccentricità di questa ereditiera filosofa interpretata magistralmente (neanche a dirlo) da Meryl Streep, tre volte vincitrice del Premio Oscar e ospite al Festival del Cinema di Roma 2016, è così accattivante che, nonostante qualità canore non proprio leggendarie, nel 1944 riuscì ad organizzare un concerto al Carnegie Hall.

“Lo sforzo potrebbe ucciderti!” la avverte il marito/manager St. Clair Bayfield (il vino d’annata-invecchiato-ma-sempre-affascinante Hugh Grant) tenendo conto dei 76 anni dell’aspirante cantante lirica, ma la Streep, che di certo riceverà la sua ventesima (ventesima!) candidatura agli Oscar di quest’anno, sdrammatizza con un’alzata di spalle delle sue: “Allora morirò divertendomi!”.

L’alchimia tra la Streep e Grant è assolutamente perfetta, e darà il là a siparietti sempre divertenti (come il fatto che il loro matrimonio non è mai stato consumato perché lei, dal suo primo marito, ovvero cinquant’anni prima, aveva contratto la sifilide).

Girato tra Londra e Liverpool, Florence Foster Jenkins riesce a fa ridere e al contempo illustrarci vividamente il clima che si respirava per le strade di New York al tempo della Seconda Guerra Mondiale. Merito del veterano Frears, che ha praticamente passato la sua intera carriera a spostarsi da un lato all’altro dell’Atlantico per girare film sempre vari come The Queen Alta Fedeltà o ancora Le Relazioni Pericolose. 

Menzione a parte per la fotografia accesa di un veterano di film con ambientazione storica Danny Cohen (Il Discorso del Re, Les Misérables, The Danish Girl, ma anche il film rivelazione della scorsa stagione, Room), per le scenografie calzanti di Alan MacDonald (Philomena, The Queen) e i costumi elegantissimi di Consolata Boyle (che aveva già vestito la Streep in The Iron Lady, che aveva già lavorato con Frears in The Queen e che potrebbe ricevere la sua seconda nomination agli Oscar).  

Con a disposizione un cast così in forma, il nuovo film di Stephen Frears potrebbe essere il film più divertente che vedrete quest’inverno in Italia.

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