Black Science vol 4 è un trip fumettistico che ammalia [Recensione]
Pubblicato il 6 Novembre 2016 alle 11:25
Le deliranti vicissitudini di Grant McKay diventano sempre più inquietanti nel quarto volume di Black Science, una delle più dirompenti serie Image degli ultimi anni! Non perdete questo gioiello grafico e narrativo scritto da Rick Remender e disegnato da Matteo Scalera!
Che l’Image, la casa editrice fondata nei primi anni novanta da Todd McFarlane e altri transfughi della Marvel, non si limiti più a proporre fumetti non dissimili da quelli della Casa delle Idee è ormai un dato di fatto. Nel suo ricco e variegato catalogo si possono infatti trovare serie di vario tipo, spesso sperimentali nell’impostazione, e non mancano prodotti creator-owned che magari un tempo sarebbero stati pubblicati dalla Vertigo.
Black Science, comic-book fantascientifico di Rick Remender, rientra a pieno titolo nel discorso. In realtà, definirlo fantascientifico è riduttivo, poiché è caratterizzato da un livello di visionarietà e di inquietudine che è raro riscontrare nei fumetti. Il protagonista è Grant McKay, uno scienziato dal passato tormentato che, in compagnia dei suoi figli, è finito per una svariata serie di motivi in un’incredibile dimensione.
In questo mondo esistono creature stranissime che paiono concepite da una mente sconvolta dagli allucinogeni e viverci è pericoloso. Per giunta, nel corso dei precedenti volumi Jack è passato in continuazione da una dimensione all’altra, senza un momento di pausa, e le sue esperienze si sono fatte più traumatiche.
Remender, inoltre, non ha rivelato tutto su Grant e sugli altri personaggi, imbastendo story-line basate su flashback che da un lato forniscono informazioni e dall’altro rendono comunque complessa la trama.
Nel tp precedente tutto sembrava in ogni caso perduto dopo una terribile deflagrazione e ora Jack si trova alla deriva nello spazio. Tuttavia, si tratta, perlomeno a quanto si intuisce, non dello spazio esterno ma di quello interno vagheggiato da J.G. Ballard e altri scrittori della new wave fantascientifica inglese degli anni sessanta. In pratica, è prigioniero del suo inconscio compromesso dallo squilibrio. In questa situazione poco invidiabile, si sforza però di cercare i figli smarriti.
Prima di poter rivendicare il titolo di protettore dell’Ogniverso, dovrà affrontare i suoi demoni interiori. Ciò dà a Remender l’opportunità di rivelarci qualcosa sui trascorsi del personaggio.
In questa sequenza pubblicata nei nn. 17-21 della testata originale scopriremo quindi notizie sul padre e soprattutto sulla madre di Jack; rivivremo i dolori e le delusioni della sua infanzia e un ruolo di primo piano verrà occupato da sua moglie.
L’atmosfera claustrofobica di tensione e angoscia è costante ed è accentuata dalla presenza di strampalate e mostruose creature che, persino nei momenti più ironici, evocano un senso di minaccia.
Black Science è la descrizione di un lungo, spiazzante incubo emotivo che spaventa, incuriosisce e affascina nello stesso tempo. A dare forma alle fantasie di Remender c’è il bravissimo Matteo Scalera.
Il suo tratto è morbido e fluido e le figure sono dotate di plasticità e dinamismo innegabili; ma hanno un certo non so che di inquietante e contribuiscono ad accentuare il clima di ansia suscitato dalla storia. In alcune tavole si collega, in maniera personale, a certi esiti espressivi di Métal Hurlant, in chiave più ironica, e nel complesso il suo lavoro è di indiscutibile qualità.
Una nota particolare va fatta per lo straordinario colorista Moreno Dinisio che con le sue vivide tonalità lisergiche accentua l’elemento psichedelico di Black Science. Di conseguenza, ogni pagina si trasforma in un trip. E fondamentalmente è proprio Black Science a essere un trip fumettistico che ammalia, seduce e regala forti emozioni.
Un lavoro simile è la dimostrazione di ciò di cui scrivevo all’inizio della recensione, del fatto cioè che l’Image non è più una casa editrice che propone brutte copie dei supereroi Marvel e DC.