Cicogne in missione – Recensione – Festa del Cinema di Roma 2016
Pubblicato il 16 Ottobre 2016 alle 14:06
Le cicogne hanno smesso di portare bambini e sono diventate fattorine di un’azienda online. Junior, il miglior impiegato dell’azienda, è sul punto di ricevere una promozione ma prima dovrà licenziare Tulip, l’unica umana che vive tra le cicogne a causa di una mancata consegna. I due attivano inavvertitamente la Macchina Fabbrica-Bambini generando una neonata e dovranno portarla alla sua famiglia intraprendendo un viaggio avventuroso in una disperata lotta contro il tempo.
In una scena del nuovo film d’animazione della Warner Animation, le cicogne consegnano bambini a coppie eterosessuali, omosessuali, interrazziali e anche ad una madre single. Il messaggio è forte e chiaro. Qui le cicogne non sono metafora di procreazione ma di adozione. Peccato che Hunter, l’ottuso leader della loro azienda di consegne, abbia deciso di porre fine a tutto questo.
L’avventura di Junior e dell’orfana Tulip (doppiati in italiano da Federico Russo e Alessia Marcuzzi) per consegnare la neonata non autorizzata ai suoi cari metterà la ragazza di fronte ad un bivio e a ridefinire il concetto di nucleo famigliare. Le intenzioni dei registi Nicholas Stoller e Doug Sweetland sono buone e le ambizioni elevate, non vengono però sostenute da uno spettacolo all’altezza.
Le traversie dei protagonisti ricordano nella parte centrale il primo episodio de L’era glaciale che pure era Tre scapoli e un bebè con animali antropomorfi impegnati a portare a termine la stessa missione. C’è l’ambientazione innevata e un branco di lupi che si assemblano a formare degli improbabili veicoli, idea strampalata e divertente.
A mettere i bastoni tra le ruote ai nostri eroi c’è il viscido piccione Toady (Vincenzo Salemme nella versione italiana) mentre l’inquietante cicogna Jasper (Danny Trejo nella versione originale) rappresenta il grande mistero della storia. I pinguini scagnozzi di Hunter sono una brutta copia di quelli di Madagascar.
Il tono puerile del film è giustificabile ma non la mancanza di originalità. I risvolti finali sono del tutto prevedibili, le gag visive strappano appena qualche sorriso e c’è tanto di quello zucchero da far venire il diabete. Tuttavia il messaggio liberale e progressista in un film d’animazione di questa portata è coraggioso ed encomiabile e potrebbe far bene tanto agli adulti quanto ai bambini.