Marvel Rare e Mai Viste, un volume imperdibile per i fan della Silver Age [Recensione]
Pubblicato il 21 Ottobre 2016 alle 11:25
La Marvel ha prodotto tantissime storie e non tutte sono state ristampate! Ora la Casa delle Idee corre ai ripari con un imperdibile Masterwork dedicato ad alcune delle più oscure avventure della Silver Age realizzate da autentiche leggende dei comics!
La collana Marvel Masterworks da anni ripropone in ordine cronologico le storie delle principali testate della Casa delle Idee con una veste grafica eccellente. I lettori hanno quindi avuto modo di scoprire o riscoprire avventure di non facile reperibilità e di rivivere le prime gloriose vicissitudini dei Fantastici Quattro, di Iron Man, dei Vendicatori, degli X-Men e di tante altre importanti icone supereroiche.
Negli anni sessanta, tuttavia, la Marvel pubblicò testate prive di personaggio fisso e altre incentrate su brevi episodi dedicati a differenti character; e non era inconsueto trovare di tanto in tanto back-up stories di poche pagine nei vari albi. In questo modo, Stan Lee e gli altri autori testavano personaggi da utilizzare eventualmente in una serie regolare oppure ne approfittavano per approfondire alcuni elementi narrativi.
Molte di esse furono realizzate da maestri indiscussi dei comics e questo Masterwork è dedicato proprio a tale genere di produzioni. Forse alcuni le ricorderanno, forse altri le leggeranno per la prima volta ma di sicuro il loro valore storico è innegabile. Il volume si apre con i nn. 1-4 e 6 di Amazing Adventures, comic-book antologico di fantascienza e del brivido. E il termine ‘storico’ è obbligatorio poiché segnano l’esordio del Dr. Droom, il primo mago del Marvel Universe.
La sua prima avventura fu pubblicata pochi mesi prima del n. 1 di Fantastic Four e di conseguenza Droom va di fatto considerato il primo supereroe Marvel. Sono Stan Lee e Jack Kirby a narrarci le vicende di Anthony Droom che si reca in Tibet e apprende da uno stregone morente i rudimenti della magia.
In seguito, con il nome di Dr. Droom, si impegnerà a combattere il male. Se a qualcuno viene in mente il Dr. Strange non sbaglia. Droom fu infatti il prototipo del Mago Supremo e negli anni settanta fu reinserito nel Marvel Universe con il nome di Dr. Druido per evitare confusioni con il terribile Dr. Doom.
Le avventure di Droom sono comunque differenti da quelle di Strange. Le atmosfere sono più sci-fi che fantasy e il personaggio sventa in continuazione minacce aliene. Lee scrive testi divertenti e ingenui, giocando con le convezioni dei film e dei romanzi fantascientifici dell’epoca, e il Re Jack Kirby realizza tavole efficaci ma grezze se paragonate ai lavori spettacolari che anni dopo realizzerà su Fantastic Four o Mighty Thor.
Si procede poi con i nn. 49-58 di Tales of Suspense, comic-book che ospitava Iron Man. Lee decise, almeno inizialmente, di affiancargli le storie dell’Osservatore, l’enigmatico alieno introdotto su Fantastic Four che aveva il compito di osservare tutto senza mai intervenire.
La serie del Favoloso Quartetto era quella di maggiore successo e perciò era ovvio che il Sorridente cercasse di usare la pletora di personaggi che vi apparivano. Le prime storie sono racconti di fantascienza senza protagonista fisso in cui l’Osservatore funge da semplice narratore.
Presto però diventa il personaggio principale e le sceneggiature passano al fratello di Stan, Larry Lieber, responsabile anche dei disegni. Il tratto di Lieber, piuttosto legnoso, non è il massimo ma nel complesso le storie si leggono con piacere e particolarmente intrigante è quella in cui vengono narrate le tragiche origini dell’alieno e si spiegano i motivi del suo comportamento.
L’ultimo episodio, quello del n. 58, è disegnato da George Tuska, amatissimo penciler di Iron Man. Stan Lee decise poi di sostituire l’Osservatore con il più accattivante Capitan America e il resto, come si suol dire, è storia.
Ci sono però altre avventure dell’Osservatore, pubblicate in appendice ai primi sette albi di Silver Surfer. Qui il Sorridente opta per atmosfere fantascientifiche più cupe e visionarie, con uno spirito alla Twilight Zone, e affronta tematiche pacifiste.
La condanna della guerra e lo spettro di un conflitto nucleare sono tra gli elementi ricorrenti delle story-line e le matite sono affidate al bravissimo Gene Colan, dal tratto oscuro e suggestivo, e ai non meno validi Howard Purcell e Syd Shores. C’è pure una storia dell’Osservatore originariamente stampata nel n. 21 di Marvel Super-Heroes e qui Stan insiste con invenzioni paranoiche alla Philip K. Dick, avvalendosi dei disegni ombrosi e crepuscolari del grande Tom Palmer.
il n. 20 di Marvel Super-Heroes, invece, scritto da Lee insieme a Larry Lieber, che si occupa pure dei disegni, e Roy Thomas, segna l’inizio del serial dedicato al villain per eccellenza della Marvel, il Dr. Destino. Gli autori descrivono un uomo malvagio ma complesso e non privo di debolezze emotive, rappresentate dall’amore nei confronti della bella Valeria. Lo scontro tra Victor e l’alchimista Diablo è l’occasione che serve a Lee per dare il via a una lunga saga che procede poi su Astonishing Tales, comic-book che ospitava pure le avventure di Ka-Zar.
Roy Thomas prima e Larry Lieber poi inseriscono una serie di idee che si riveleranno importanti, a cominciare dal principe Rudolfo, legittimo erede al trono di Latveria che cercherà di spodestare Destino. Appaiono inoltre l’Uomo del Destino e persino il crudele Teschio Rosso con i suoi Esiliati.
La sequenza più avvincente è quella che vede Victor combattere contro Pantera Nera, nel tentativo di impadronirsi delle riserve di vibranio del Wakanda. Alcuni episodi sono illustrati da Lieber e da George Tuska, altri dal geniale Wally Wood e dal decano Gene Colan. Nel n. 7 arriva un altro autore importante della Marvel, Gerry Conway, ed è lui a concepire quella che è forse la storia più bella dell’intero volume, pubblicata nel n. 8.
In questo episodio il Dr. Destino cerca di salvare l’anima della madre, relegata all’inferno, sfidando Satana in persona. Conway evoca atmosfere horror, visualizzate magistralmente da un Colan in stato di grazia, e presenta un personaggio che è davvero superficiale classificare come semplice cattivo. Destino non è privo di sentimenti, è un figlio che soffre e, anche in questo caso, abbiamo modo di vederlo nella sua versione umanamente più debole e fallibile.
Questa tematica relativa a Destino che, una volta all’anno, affronta le forze infernali sarà poi ripreso negli anni ottanta da Roger Stern e Mike Mignola nella graphic novel Dr. Doom & Dr. Strange Triumph and Torment. Si può quindi intuire la rilevanza di questa breve e intensa avventura.
Il libro si chiude con una chicca: alcune pagine in bianco e nero di una storia mai pubblicata, dedicata a un personaggio ideato da Roy Thomas che il boss Martin Goodman rifiutò.
L’eroe in questione è Starhawk (nulla a che vedere con l’omonimo membro dei Guardiani della Galassia), giustiziere del futuro che combatte contro robot e strani esseri meccanici chiamati Mandroidi. I disegni sono dell’ottimo Dan Adkins, l’idea è interessante ed è un peccato che i piani alti della Marvel decisero di non concedere una chance a questo character.
Insomma, il volume è di qualità e propone storie magari meno famose di altre ma che rappresentano il livello di inventiva e di creatività della Marvel degli anni sessanta. Da non perdere inoltre la splendida introduzione di Roy Thomas che le colloca in un contesto storico preciso e fornisce gustosi aneddoti sul modo di lavorare del Bullpen.