La Vita con Mr. Dangerous, il vero mai ‘na gioia [Recensione]

Pubblicato il 20 Ottobre 2016 alle 11:25

Quadro realistico di una generazione intrappolata in una quotidianità senza prospettive, La Vita con Mr. Dangerous è una graphic novel dal sapore vintage che, però, affronta tematiche terribilmente attuali.

Amy Breis è una ragazza che sta per compiere 26 anni e, più che vivere la propria vita, trascina faticosamente le sue giornate una per una. Ha un lavoro sottopagato e senza prospettive, una serie di relazioni deludenti alle spalle e una madre impicciona, rinchiusa a sua volta in un lavoro odioso ma necessario.

Insomma, l’esistenza della protagonista di La Vita con Mr . Dangerous, ultima graphic novel di Paul Hornschemeier, può essere veramente riassunta con un mai ‘na gioia. Quello stesso mai ‘na gioia che la generazione di Amy utilizza per ironizzare sulla propria vita, anche se in questo fumetto di ironico c’è ben poco. Hornschemeier, infatti, punta a narrare fedelmente, in modo realistico e senza fronzoli, tutte le delusioni del passato e del presente di Amy.

L’unico passatempo della ragazza è il suo programma televisivo preferito: il cartone animato Mr. Dangerous. Amy condivide questa passione (e vera propria ossessione) con Michael, un ragazzo che considera più di un amico, ma che vive a chilometri di distanza da lei: ciononostante, sembra anche essere l’unico in grado di capirla.

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Una delle tavole di Mr. Dangerous

Il personaggio di Mr. Dangerous non popola solamente i solitari venerdì sera di Amy, ma anche i pensieri stessi e le riflessioni della ragazza, comprese quelle divagazioni con se stessa che arrivano inaspettatamente, nei tanti momenti vuoti della giornata.

Spesso il lettore si trova davanti a veri e propri flussi interiori, testimoni delle preoccupazioni di Amy: anche quelle che sembrano semplici fantasie oniriche, infatti, sono in realtà sintomo delle sue ansie e delle sue paure. Ad intervallare queste divagazioni sono anche i flashback sul passato della ragazza, che però non fanno che confermare la grigia quotidianità che sta vivendo.

La piattezza della vita di Amy si esprime anche attraverso lo stile dell’autore, caratterizzato da un disegno lineare e da colori piatti, insaturi, mai vivaci.

La storia viene raccontata da Hornschemeier con tavole regolari e rettangolari, ben delineate, con vignette sempre rigorosamente disposte su tre righe: la vita di Amy Breis, in effetti, poteva essere raccontata solamente da spazi con limiti ben definiti e da una suddivisione rigida in capitoli.

Attraverso La Vita con Mr. Dangerous, Hornschemeier riesce perfettamente a catturare una generazione che non vive ma sopravvive, che sopporta senza combattere: e cosa potrebbe mai combattere, quando il nemico è una normalità grigia e senza stimoli, una normalità che si può solo affrontare passivamente?

Una normalità che ti costringe ad un’attesa perenne: l’attesa di un segnale, quello stesso segnale che una vocina interiore ti esorta a seguire, nonostante il disaccordo di amici e famiglia.

Dall’inizio alla fine, Amy si chiede se questo segnale mai arriverà, o anche solo se esisterà mai: e, anche in questo caso, potrà “prendersi il lusso” di aspettarlo, di inseguirlo? Vale la pena seguire la vocina, anche quando tutti ti sconsigliano di ascoltarla? Hornschemeier risponde a questa domanda, anche se la risposta poi è diversa per ciascuno di noi: anche nel caso in cui non c’è nulla da combattere, ma solo da resistere e da aspettare.

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