L’approdo: l’emozionante e onirica avventura di un emigrante [Recensione]
Pubblicato il 11 Ottobre 2016 alle 11:25
Pubblicato precedentemente in Italia, torna disponibile grazie alla Tunué il capolavoro grafico di Shaun Taun, L’approdo.
Quando ci si imbatte in ‘un espressione artistica del calibro de L’approdo (The Arrival, 2006), di Shaun Taun, non si ha timore di esagerare affermando la sua appartenenza a quella ristretta cerchia di graphic novel che riescono a raggiungere il compromesso perfetto tra la sensibilità e la poesia di un racconto e la potenza espressiva dell’immagine.
Illustratore, scrittore, pittore, fotografo e regista cinematografico : l’australiano Shaun Taun è un artista eclettico, dalle straordinarie doti tecniche in campi diversi dell’arte visiva; in grado di ottenere premi e riconoscimenti sia nel mondo del cinema (premio Oscar 2011 per il miglior cortometraggio animato con The Lost Thing ), sia in quello del fumetto ( premio miglior libro al festival di Angouleme nel 2008 per L’approdo).
All’interno de L’approdo, pubblicato in Italia dalla Tunué per la collana “Mirari”, è possibile ammirare la bravura del suo autore attraverso soluzioni visive mutuate dalla fotografia e dal cinema.
L’approdo: un punto d’arrivo che può diventare anche un punto di partenza per un’esperienza di vita nuova. Nel corso della vita tutti sono costretti, volenti o nolenti, ad affrontare un salto nel vuoto metaforico; l’arrivo in una città, in una scuole o in un luoghi di lavoro completamente nuovi rispetto alle proprie abitudini innesca un processo di ambientamento che, dalla nostalgia e dalle iniziali paure, ci conduce alla ricerca di una nuova stabilità emotiva, di una nuova felicità.
L’approdo di Shaun Taun è la storia di un padre di famiglia costretto, a causa delle condizioni di indigenza in cui versa, ad affrontare un viaggio transoceanico verso una città sconosciuta, con la speranza di regalare un futuro migliore a sua moglie e a sua figlia.
Dopo il suo arrivo in una terra dalla cultura e dagli usi apparentemente incomprensibili, l’uomo trova la forza e la fiducia giusta per ricominciare da zero grazie alla conoscenza di altri immigrati, che, come lui, hanno dovuto lasciare la propria patria per cercare fortuna. Lo stile di vita del protagonista si adegua alle nuove esigenze, facendo proprio quegli stessi usi e costumi che al suo arrivo sembravano spaventosamente indecifrabili.
Quella de L’approdo è una narrazione poeticamente silenziosa: non ci sono balloon, né dialoghi, né didascalie che possano offrire informazioni in merito al contesto storico-geografico di riferimento o sulle reali motivazioni dei personaggi.
Le parole, in quest’opera, avrebbero potuto distrarre il lettore o, peggio, portarlo a fraintendere la portata del messaggio, lasciando poco spazio ad una forma di comunicazione universale quale è l’immagine. A “comunicare” ci pensano le eccezionali illustrazioni a matita di Taun, dallo stile foto-realistico e dettagliato, contaminato da soluzioni di design surrealiste.
La lingua, l’educazione alimentare, la disciplina lavorativa, l’architettura, la fauna : tutti questi elementi che caratterizzano la terra che ospita il nostro emigrante appaiono anche al lettore “alieni”, non identificabili in quanto privi di una matrice culturale realmente esistente. In questo modo, Taun riesce ad installare nel lettore lo stesso senso di straniamento e disorientamento provato dal protagonista.
L’empatia, d’altronde, è uno dei leitmotiv di questa storia; si manifesta una forma di linguaggio immediato, oltre che uno strumento di collaborazione tra popoli che travalica le barriere culturali e nazionaliste, per agevolare l’inserimento di stranieri all’interno di un contesto sociale. L’approdo testimonia come la compartecipazione emotiva e l’approccio cosmopolita possono essere risposte valide all’ignoranza degli uomini che, ancora oggi, sono protagonisti di atteggiamenti xenofobi e ostracisti.
Ben 4 anni ci sono voluti a Shaun Taun per rappresentare in poesia figurativa l’epopea dell’immigrato, ispirata soprattutto dai testi The Immigrants e Tales from a suit case, e da aneddotti narrati da emigranti di epoche diverse, compreso quello del padre, emigrato in Australia dalla Malesia nel 1960 ; e la verosimiglianza storica nella rappresentazione degli elementi simbolici che caratterizzano l’avventura di un immigrato all’inizio del ‘900 – dal viaggio in navi enormi e gremite di persone alla trafila burocratica necessaria per l’ingresso – è impressionante, avendo come riferimento soprattutto fotografie e documenti provenienti dal museo di Ellis Island, New York.
La descrizione realistica si avvale, come detto sopra, anche di immagini oniriche e metaforiche : così un mostro spaventoso o dei giganti che rapiscono gli uomini incarnano le cause sociali e politiche che motivano alcuni dei personaggi a lasciare la propria terra.
Fotografia e cinema trovano spazio in questo piccolo gioiello grafico. I disegni evocativi di Taun emozionano anche per merito dell’utilizzo di tinte color seppia, che donano al lettore l’illusione di osservare una fotografia d’epoca.
Nell’organizzazzione delle illustrazioni è impossibile non notare, poi, un impeccabile senso del dinamismo e della simmetria, da vero regista cinematografico.
Per riflettere con una sensibilità cosmopolita su argomenti spinosi e quanto mai attuali, per ooservare un’estetica curata e dettagliata che combina il realismo con il fantastico : L’approdo è una straordinaria prova d’artista che merita di essere studiata e analizzata pagina per pagina.