Comics World N. 14: Marvel vs. DC in the 60’s
Pubblicato il 5 Luglio 2011 alle 09:31
Ritorno sulla diatriba Marvel vs. DC che da decenni coinvolge i fan del fumetto statunitense. Nella puntata precedente, avevo fatto un rapido excursus (necessariamente non approfondito, per motivi di spazio) sulla questione, partendo dalla Golden Age dei comics a stelle e strisce che vide la nascita del genere super-eroistico ad opera della DC e, subito dopo, della Marvel, all’epoca rispettivamente conosciute come National e Timely/Atlas.
Come ho già scritto, in quel periodo le due case editrici proposero opere di grande qualità, nonché di importanza fondamentale per l’evoluzione e lo sviluppo del fumetto americano. Ma la crociata contro la letteratura disegnata provocata dal Dr. Frederick Wertham e dal suo libro ‘The Seduction of the Innocent’ causò la momentanea sparizione dei super-eroi dalle edicole (con le importanti eccezioni di Superman, Batman, Wonder Woman, Capitan America e poco altro), nonché dei fumetti horror e del brivido. Nei tardi anni cinquanta, insomma, i super tipi in calzamaglia non erano particolarmente diffusi.
Tuttavia, due personalità, con il senno di poi, leggendarie del comicdom statunitense, stavano per cambiare il corso della storia dei fumetti: Julius Schwartz e Stan Lee. Il primo, prevalentemente conosciuto come editor, si rese di fatto responsabile della rinascita supereroica che ancora oggi non accenna a diminuire, e se pure adesso abbiamo la possibilità di appassionarci alle avventure dei giustizieri in costume lo dobbiamo a lui.
Schwartz ricordava il periodo glorioso dei supereroi DC e Timely e decise di proporre nuove versioni di famosi characters della Golden Age: iniziò con Lanterna Verde che, però, non era il classico Alan Scott; ma Hal Jordan; e lo stesso fece con il velocista Flash; e non si trattava del primo, cioè Jay Garrick, ma di Barry Allen. Peraltro, tale trovata gettò le basi di Terra 1, Terra 2 e le innumerevoli terre parallele che avrebbero contraddistinto il DC Universe. Basti dire che le nuove versioni di questi super-eroi ottennero un successo di vendite strepitoso (e le storie di Flash, molte di esse disegnate dal grande Carmine Infantino, sono considerate autentiche pietre miliari dei comics USA).
Dal canto loro, Superman, Batman e Wonder Woman proseguirono con successo il loro corso editoriale e Schwartz pensò di riunirli, insieme ad altri eroi, nella Justice League of America, un super-gruppo che, in un certo qual modo, aggiornava idee già sperimentate, come quella della Justice Society. I comic-book dedicati a tali personaggi furono accolti con entusiasmo e fu proprio il riscontro di vendite della JLA ad attirare l’attenzione di un certo Martin Goodman.
Goodman dirigeva la Timely, che di lì a poco sarebbe diventata Marvel, e, dopo una partita di golf con Schwartz (in cui quest’ultimo si era vantato dei suoi best-seller JLA e Flash), decise di occuparsi del genere super-eroistico. La Timely pubblicava fumetti romance, western, di guerra e storie di fantascienza e horror prive di personaggio fisso. Molte di esse erano illustrate da penciler del calibro di Jack Kirby e Steve Ditko e scritte da un giovane di belle speranze: Stan Lee.
Goodman disse a Lee di inventarsi un gruppo di super-eroi in grado di reggere il confronto con la JLA. E Lee, coadiuvato da Kirby, ideò un serial che, da solo, avrebbe svecchiato e rivoluzionato il fumetto americano. Il primo numero di Fantastic Four uscì nel novembre 1961, dando vita a ciò che successivamente venne definito ‘Era Marvel dei comics’. Non ho la possibilità di affermare come siano veramente andate le cose: si sa che, negli anni ottanta, Jack intentò causa alla Marvel per i diritti di questi e di altri personaggi e il contenzioso è tuttora in atto, per volontà degli eredi di Jack. Tuttavia, il duo Stan Lee/Jack Kirby, con le storie del Favoloso Quartetto, fece il botto e ben presto la DC dovette confrontarsi con un pericoloso concorrente: la Marvel Comics, appunto.
Flash. I Fantastici Quattro. Queste produzioni (insieme ad altre, ovviamente) intrigarono i lettori e, nel corso degli anni sessanta, la richiesta di super-eroi si fece via via crescente. Lee, in particolare, si sbizzarrì e se si pensa ai personaggi da lui immaginati in quella straordinaria stagione creativa c’è da rimanere senza fiato: Ant-Man e Wasp; Hulk; l’Uomo Ragno; Iron Man; Thor; il Dr. Strange; gli X-Men; i Vendicatori; Devil; senza considerare i ripescaggi di eroi della Golden Age come Sub-Mariner e Capitan America.
È innegabile che i fumetti Marvel dei sixties ebbero un successo di vendita notevole che sorprese persino la DC, malgrado fosse stata quest’ultima, come abbiamo visto, a dare il via al nuovo trend. E non è che i fumetti DC di quel decennio fossero di poco conto. Basta leggere le storie di Lanterna Verde, per esempio, o quelle splendide dell’Hawkman di Joe Kubert (e la lista potrebbe continuare) per accorgersene. Tuttavia, in quel decennio, i fans incominciarono a porsi la cruciale domanda: è meglio la Marvel o la DC? Potrei rispondere subito. Ma prima sarebbe doveroso spendere qualche parola su ciò che Stan Lee, insieme a Kirby e a Ditko, realizzò quando si occupò, a livello concettuale, dei super-eroi, e sul modo in cui gli eroi Marvel si differenziarono da quelli DC. E questo sarà l’argomento della prossima puntata.