UT: l’evoluzione è primitiva [Recensione]

Pubblicato il 18 Settembre 2016 alle 11:25

Si è appena conclusa la miniserie di 6 numeri della Sergio Bonelli Editore: UT. Un fumetto fantasy- horror partorito dalla matita di Corrado Roi e Paola Barbato.

Ci sono alcune idee e sogni a volte si depositano nei cassetti sotto pile di fogli e polvere; appunti, disegni e scritti i quali, nonostante già pensati ed immaginati, devono comunque lasciar posto ad altro e finire in coda.

Poi tempo e pazienza lasciano spazio al presente, ed ecco che proprio quelle tavole e quegli scritti abbozzati prendono forma e si trasformano in qualcosa di concreto.

Sono stati questi i presupposti con i quali si è sviluppato UT, capolavoro del maestro delle ombre Corrado Roi che dalle pagine di Dylan Dog (e non solo) passa a creare, assieme a Paola Barbato, una miniserie a fumetti di sei numeri sui quali è al lavoro da tutta una vita.

Due delle punte di diamante della Sergio Bonelli Editore danno dunque il via ad una storia che racconta, con disegni straordinari e di grande impatto,  il tempo dopo l’uomo e i conflitti tra le nuove specie dominate da istinti primordiali.

“L’evoluzione è primitiva” è questo il giusto epiteto con il quale si può riassumere il mondo che ruota intorno al lavoro di Roi e Barbato, ai suoi personaggi e ai suoi luoghi.

In uno scenario post-apocalittico dopo la scomparsa dell’uomo la Terra è devastata, la fauna pressoché estinta e l’ambiente intossicato. Il pianeta è popolato da nuove specie, esteriormente simili all’uomo, ma dalle capacità limitate; sono esseri governati dai loro bisogni primordiali, sui quali spicca la fame che li spinge a nutrirsi gli uni degli altri.

UT è uno di loro, una creatura elementare, infantile e feroce; i suoi compiti sono quelli di cercare, per conto dell’entomologo Decio (probabilmente un omaggio a Decio Canzio storico fumettista e direttore generale della Bonelli), i pochi insetti non ancora estinti e sorvegliare un’antica mastaba (una sorta di piramide) alla quale nessuno deve avvicinarsi.

Proprio da lì, emerge un giorno Iranon, una creatura enorme che a detta di Decio “è il solo esemplare della sua specie”.

È forse troppo riduttivo sintetizzare UT come un fumetto fantasy, perché in questo lavoro c’è tanto altro.

Un’ambientazione a tratti visionaria che sembra quasi esser venuta fuori da un libro di Richard Matheson, un personaggio che pare possa avere tutte le carte in regola per diventare un nuova icona horror made in Italy; insomma i motivi di interesse certo non mancano per dar fiducia a quest’ultimo lavoro bonelliano.

La scrittura semplice e genuina di Paola Barbato che, come è ormai nelle sue corde, passa allo scandaglio tutti i personaggi, mettendo a nudo passioni e comportamenti, cercando di creare un filo diretto tra essi (il fatto che siano buoni o malvagi importa poco) e il lettore.

E poi ci sono le tavole di Roi; certo perché in questo più che in altri lavori è il disegno il protagonista di tutto. La storia sembra quasi passare in secondo piano, lasciando il gradino più alto del podio al tratto oscuro e pieno di ombre di quel disegnatore che tutti abbiamo apprezzato sulle pagine di Dylan Dog prima e di Brendon poi.

Una miniserie che ha tenuto il lettore ancorato alla pagina, infondendo in lui una sana curiosità e facendolo affezionare ad un personaggio triste, solitario e a tratti quasi ingenuo come UT.

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