The Twilight Children, lo Stranger Things di Gilbert Hernandez e Darwyn Cooke [Recensione]
Pubblicato il 20 Settembre 2016 alle 11:25
Mistero e fantascienza nell’ultima miniserie targata Vertigo del compianto Darwyn Cooke.
Dopo i grandi successi degli anni ’80 la Vertigo, il marchio dal taglio maturo della DC comics, ha faticato a lanciare serie che potessero eguagliare capolavori del calibro di Sandman e Hellblazer.
Non è un’eccezione The Twlight Children, l’ultima opera del compianto Darwyn Cooke e dello scrittore Gilbert Hernandez.
La storia, in quattro numeri, porta il lettore in un paesino marittimo dell’America Latina, dove vive una variegata fauna umana: l’avvenente e lasciva Tito, sempre pronta a tradire il marito Nikolas con il corpulento Anton; il bizzarro Bundo, alticcio e trasandato, solito a raccontare storie ai ragazzi che gli fanno visita sulla spiaggia; lo scienziato Felix che arriva per indagare sugli strani fenomeni che sconvolgono la quieta cittadina.
Ogni personaggio ha il suo background che gli permette di funzionare e di rendere pulsante il paese, elemento, questo, importantissimo per empatizzare con il lettore e trascinarlo nella storia. Una storia che entra nel suo vivo quando i personaggi vengono scossi dall’arrivo di alcuni misteriosi globi luminescenti e dalla contestuale venuta di Ela, una donna dai capelli bianchi che sembra ai primi legata.
Sulla carta un plot molto interessante che mescola mistero e fantascienza e che certo potrebbe solleticare quanti, di recente, sono rimasti incollati davanti al televisore per vedere la serie tv Stranger Things. A conti fatti, però, il fumetto, nonostante le buone premesse, non si dimostra all’altezza delle aspettative.
Tutto l’impianto narrativo della prima parte della storia è volto a tessere una trama che snocciola segreti lentamente, lasciando intravedere un grande finale risolutorio.
Purtroppo tale finale non si concretizza, perché molti dei nodi lasciati in sospeso durante lo svolgimento della trama non trovano chiarimento alcuno, dando al lettore la spiacevole sensazione di trovarsi dinanzi ad un viaggio più appagante della meta cui mira.
Lo stile di Cooke può piacere, o meno, essere considerato adeguato, oppure no, al contesto sovrannaturale che dovrebbe contribuire a creare, ma è indiscutibilmente espressione del lavoro di un professionista meticoloso che non sbaglia una vignetta. Il suo tratto cartoonesco è preciso come il bisturi di un chirurgo e costituisce l’ennesima riprova del talento del disegnatore.
Tirando le somme, The Twilight Children è un’opera da considerarsi riuscita solo in parte. La narrazione risulta convincente, almeno per due terzi del racconto, ma tanto non basta a salvare una storia che, di fatto, si perde sul momento più importante, la conclusione. Gilbert ha il merito di aver creato nel lettore delle attese piuttosto alte, ma nel contempo la responsabilità di non averle mantenute, costruendo una chiusa frettolosa e insoddisfacente.
Altro discorso meritano i disegni di Cooke che riesce a lasciare uno splendido testamento della sua arte.