Evil Empire è uno shock [Recensione]

Pubblicato il 13 Settembre 2016 alle 11:25

Alcuni ritengono che l’America sia l’impero del male! E se fosse realmente così o rischiasse comunque di diventarlo? Se lo chiede Max Bemis, autore di Evil Empire, sconvolgente serie Boom!Studios tradotta da Editoriale Cosmo!

A volte capita di leggere un fumetto senza particolari aspettative e si hanno incredibili sorprese. E ciò che potrà succedere a coloro che proveranno Evil Empire, dirompente serie Boom! Studios che Editoriale Cosmo pubblica a partire da questo mese.

In apparenza, sembra una delle tante testate incentrate su vicende fantapolitiche e, da un certo punto di vista, è vero, dal momento che le questioni affrontate dallo scrittore Max Bemis sono in effetti politiche.

Evil Empire è però anche un avvincente thriller e, sebbene non sia classificabile nel genere horror, propone una visione agghiacciante degli Stati Uniti.  Bemis, membro della rock band indie Say Anything che molti stanno scoprendo con la miniserie X-Men: Worst X-Man Ever, ha delineato una trama allucinante, ricca di azione, pathos e colpi di scena, e lo fa concentrandosi su una tematica importante, quella delle elezioni.

Negli Stati Uniti immaginati da Bemis si confrontano due candidati: Sam Duggins, giovane democratico, idealista e sostanzialmente kennedyano nel modo di porsi; e il repubblicano Kenneth Laramy, strenuo sostenitore dei valori tradizionali e della famiglia. Sono i due importanti protagonisti di Evil Empire, al pari di Reese, cantante afroamericana i cui testi provocatori suscitano accese controversie.

Reese attacca con le sue canzoni le storture del sistema ma non intende sovvertire l’ordine, meno che mai con mezzi illeciti. Sam fa di tutto per conoscerla poiché, pur non amando gli atteggiamenti della donna, afferma di condividere comunque la sua analisi della realtà statunitense.

Fin qui non ci sarebbe nulla di strano ma poi accade l’imprevedibile. Qualcuno uccide la moglie di Laramy e l’opinione pubblica è sconvolta. Di colpo, il paese intero, indipendentemente dalle opinioni politiche, condivide il dolore del candidato repubblicano. Chi ha ucciso la donna? E per quale ragione? Bemis ci fornisce la risposta sin dal primo episodio e tale risposta è sconvolgente. L’omicidio è appena l’inizio di un incubo che travolge gli Stati Uniti.

L’assassino, infatti, non crede nelle leggi e neanche nella moralità convenzionale. A suo dire, l’America deve seguire la strada della libertà incondizionata e ciò significa che ognuno deve sentirsi libero di fare ciò che vuole. Se intende farsi giustizia da sé, allora deve farlo. Vuole uccidere? Vuole compiere atti criminali? Lo faccia.

L’assassino si è inoltre ispirato al testo di una canzone di Reese, interpretandolo in maniera sbagliata, e ben presto l’esistenza della donna diventerà orribile. E cosa succede quando altri iniziano a farsi influenzare dalle parole dell’assassino? L’America si trasformerà veramente in un impero del male?

Bemis pare volere alludere a questo, considerando che ogni episodio si apre con una breve sequenza ambientata a venticinque anni di distanza dal presente e la rappresentazione degli Stati Uniti è terrificante: milizie che uccidono chiunque non vada loro a genio, uomini e donne che si drogano in pubblico, violenze sessuali effettuate davanti allo sguardo indifferente dei passanti. In pratica, il motto satanico dell’occultista Aleister Crowley (Fai ciò che vuoi sia la tua sola legge) è diventato uno stile di vita.

Come ho scritto, Bemis sconvolge il lettore con numerose sorprese e i personaggi cambiano in continuazione. Forse Reese non è davvero una ribelle. Forse Sam non è l’idealista che crede nelle utopie e la sua famiglia nasconde pulsioni innominabili.

Persino lo stesso assassino non è solo uno psicopatico ma è vittima di un complotto ed è stato a sua volta manipolato da una persona insospettabile. Si intuisce poi l’esistenza di una mente nascosta che ha tutto l’interesse a trasformare l’America in un inferno.

Con il pretesto di un thriller, Bemis evidenzia il lato più malvagio e discutibile del suo paese, puntando il dito contro il razzismo, la corruzione della politica, l’assoluta mancanza di moralità, l’istinto guerrafondaio e violento di una parte della popolazione.

E lo fa scrivendo testi e dialoghi intensi, degni di un film o di un serial televisivo di successo, e delineando una story-line dal ritmo serrato e adrenalinico che non concede tregua. Alla fine della lettura di questo albo che include i primi quattro numeri della testata originale il senso d’inquietudine che trasmette è opprimente.

I disegni sono di Ransom Getty che si dimostra efficace e funzionale e rende giustizia alla sceneggiatura. Il suo tratto contorto è appropriato per la rappresentazione del mondo terribile immaginato dallo scrittore, un mondo molto simile a quello reale.

Un episodio è invece illustrato dal bravissimo Andrea Mutti che con i suoi giochi d’ombra e il suo stile plastico realizza uno dei suoi lavori migliori. Da tenere d’occhio i colori cupi di Chris Blythe. Insomma, Evil Empire è uno shock (in senso positivo) e va assolutamente preso in considerazione.

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