Jason Bourne – Recensione in anteprima

Pubblicato il 31 Agosto 2016 alle 22:23

Jason Bourne, ex-sicario della CIA, ha finalmente recuperato la memoria e vive nell’ombra prendendo parte ad alcuni combattimenti clandestini. Deve però uscire allo scoperto quando Nicky Parsons entra in possesso di alcuni documenti che possono far luce sul passato dell’amico. I due vengono braccati dall’Asset, un infallibile cecchino sguinzagliato da Robert Dewey, direttore della CIA, e dal suo braccio destro Heather Lee, capo della divisione informatica.

Jason Bourne poster

Jason Bourne è la quintessenza dell’eroe action. Ha ritrovato la memoria ma non la sua identità. Non ha una famiglia, non ha un luogo in cui stare e la CIA gli dà ancora la caccia. Le uniche cose che può continuare a fare sono muoversi, fuggire, nascondersi e lottare. Azione, azione e ancora azione. Senza soluzione di continuità.

Creatura letteraria partorita da Robert Ludlum, da ormai quattordici anni Bourne ha il volto di Matt Damon sul grande schermo, protagonista di una prima trilogia iniziata con la regia di Doug Liman, proseguita e conclusa da Paul Greengrass, a cui ha fatto seguito il trascurabile spin-off con Jeremy Renner diretto da Tony Gilroy, sceneggiatore di tutti e quattro gli episodi. Damon e Greengrass tornano a fare squadra nel tentativo di rilanciare il franchise con il consueto prodotto un po’ sequel e un po’ reboot.

Il dinamismo della regia rispecchia la frenesia del protagonista. La handycam respira e si muove insieme a Bourne da Atene a Las Vegas, passando per Londra e Berlino senza dare un attimo di respiro al pubblico. Il montaggio di Christopher Rouse è serrato, quasi sincopato. I dialoghi sono ridotti all’osso e le inquadrature sono studiate per essere il più possibile didascaliche.

E’ quindi giustificata la semplicità della struttura narrativa ma non la banalità. La sceneggiatura di Greengrass e Rouse imbastisce una spy story convenzionale e dai risvolti prevedibili. Tommy Lee Jones, che si è guadagnato un Oscar dando la caccia ai fuggitivi, è il lato oscuro della CIA che mette nel mirino anche Riz Ahmed, genio informatico col torto di aver creato un programma per la salvaguardia della privacy degli utenti. Un’ambigua Alicia Vikander (prossima Lara Croft cinematografica) torna nel mondo delle spie dopo l’esperienza con Operazione UNCLE. Vincent Cassel presta il volto da mascalzone al cattivo tutto d’un pezzo. Funzionale il ritorno di Julia Stiles nel ruolo di Nicky Parsons.

Il contesto estremamente realistico modera il tono e la spettacolarità delle sequenze d’azione. Solo l’inseguimento finale tra le strade di Las Vegas denota esagerazioni degne di un Fast & Furious. Coreografata con poca inventiva anche la scazzottata finale tra Damon e Cassel.

Cercando di ritrovare la propria privacy, Bourne lotta per salvare anche quella del resto del mondo. Emerge un nuovo pezzo del suo passato ma non ci sarà pausa e l’epilogo lascia tutto aperto per nuove avventure. La tiepida accoglienza da parte del pubblico lascia però il futuro del franchise in bilico come quello del suo protagonista.

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