Burka Avenger: la supereroina in Burqa

Pubblicato il 29 Agosto 2016 alle 14:00

Negli ultimi tempi ci sono state numerose polemiche su Burqa e Burqini: simbolo di oppressione o libertà di espressione? Difficile a dirsi, ma forse non tutti sanno che esiste addirittura una supereroina che indossa il Burqa: il suo nome è Burka Avenger, scritto con la K, simbolo per eccellenza della controcultura. Ma l’eroina è davvero una progressista rivoluzionaria, oppure fa una sorta di pubblicità positiva al burqa, che è un simbolo dell’oppressione femminile?

La protagonista di questo cartone animato Pakistano indossa come costume da eroina il burqa per celare la sua vera identità e combattere corruzione, poligamia e analfabetismo. Il cartone ha come scopo principale quello di promuovere la lotta per i diritti delle donne, tra cui il diritto all’istruzione in Pakistan.

Burka Avenger è una vendicatrice che combatte potenti e prepotenti usando l’arma della cultura. La peculiarità di questa “Wonder Woman Pakistana” è, oltre al fatto di indossare il burqa, quella di usare come armi matite, libri e righelli contro i suoi nemici, tutti rigorosamente di sesso maschile.

Una parte della critica, soprattutto di stampo femminista si è esaltata per questa eroina che non mostra il corpo e usa la cultura come arma; in questo caso il burqa viene percepito come simbolo di cultura, legame alla tradizione ma allo stesso tempo emancipazione, eticamente e moralmente corretto.

L’ideatore della serie Aaron Haroon Rashid sottolinea di continuo che il burqa è indossato dalla vendicatrice solo per nascondere la sua vera identità, ma mai nella vita quotidiana: c’è un vincolo con la tradizione, ma anche una forte componente trasgressiva in questo personaggio tanto amato da bambini e teenager.

Molto interessante l’alter – ego, tipico di ogni supereroe che si rispetti: nella vita di ogni giorno, Burka Avenger è Jiya, una ragazza rimasta orfana e adottata da un esperto di Takht Kabaddi, antica arte marziale pakistana. Una volta cresciuta, la ragazza diventa una modernissima maestra che non porta il velo e si batte per non far chiudere la sua scuola; ecco spiegata la scelta delle armi tanto inusuali per una combattente.

Un rischio in questo quadretto idilliaco sta proprio nel fatto che la maestra nella vita di tutti i giorni non porta il velo mentre come supereroina porta il burqa, che se da un lato rappresenta un legame con la tradizione, dall’altro rappresenta uno stereotipo negativo.

Jiya è una vendicatrice, una supereroina, che usa la cultura come arma, e quindi non può che essere considerata un personaggio positivo, ma quella che viene esaltata è l’eroina che si cela dietro al burqa, mentre la figura della maestra che non indossa nemmeno l’Hijab (velo), rischia di passare in secondo piano, un po’ come accade per Clark Kent, Bruce Wayne e Diego De La Vega.

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Il paragone con personaggi come Superman , Batman e Zorro è d’obbligo, perché in questi personaggi è particolarmente interessante il tema del doppio, ed è difficile stabilire chi sia il vero io e chi la maschera: infatti , ad un’attenta analisi, il vero io è rappresentato da Superman , Batman e Zorro, le maschere sono Clark Kent, Bruce Wayne e Diego De la Vega. Così la maestra è il falso io, mentre il vero Io dell’eroina è la donna col burqa.

Non tutte le critiche sono favorevoli: infatti, anche se la combattente lotta contro degli uomini cattivi e ingiusti per difendere i deboli si rischia l’accostamento Burqa = giustizia = cultura: la lotta contro la mercificazione del corpo sta diventando una sorta di fondamentalismo che ci fa preferire un simbolo di oppressione ad un paio di short alla Wonder Woman.

Bisogna certo considerare anche l’altro lato della medaglia, e cioè il fatto che il burqa qui rappresenta solo un costume da indossare in casi eccezionali, non nella quotidianità;inoltre il fatto che usa la cultura come arma è molto significativo poiché simboleggia la volontà di voler liberare la società da idee e nozioni basate su pregiudizi o stereotipi e quindi invita a riflettere e pensare con la propria testa.

La caratteristica più importante del cartone è sicuramente il messaggio positivo del diritto all’istruzione: aver concepito un cartone del genere che è stato divulgato a macchia d’olio in Pakistan, in Afghanistan e in India è già un buon passo avanti, una presa di coscienza sulla necessità del cambiamento, cercando di educare al meglio le nuove generazioni.

fonte: The i Paper

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