Supereroi Le Leggende Marvel – Capitan America – Rinato
Pubblicato il 24 Giugno 2011 alle 08:43
Supereroi Le Leggende Marvel – Capitan America – Rinato
Autori: Ed Brubaker (testi), Bryan Hitch, Luke Ross (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: USA
Prezzo: € 9,99, 18 x 28, pp. 208, col.
Recensione
La produzione Marvel degli ultimi anni, quella, per intenderci, realizzata sotto la guida dell’editor in chief Joe Quesada, in linea di massima non è di mio gradimento. Riconosco a Quesada il merito di aver svecchiato e rinnovato i comics della casa editrice, facendo lavorare autori che non avevano mai o quasi mai collaborato con la Casa delle Idee, e dando spazio a vari creativi provenienti da differenti medium comunicativi.
Bisogna pure ammettere che sono state introdotte parecchie novità nel Marvel Universe (ma ho la sensazione che la casa editrice si sia appropriata di intuizioni già ampiamente utilizzate dalla concorrente DC sin dagli anni ottanta). Ma molte delle suddette novità mi hanno lasciato perplesso; sovente le ho trovate demenziali (soprattutto quelle di Bendis e non me ne vogliano i suoi fans), al limite dell’assurdo e, a mio avviso, hanno contribuito a rendere caotico e cervellotico il Marvel Universe, spesso in aperta contraddizione con le caratteristiche psicologiche dei personaggi storici o di specifici avvenimenti della più che decennale storiografia Marvel.
Ma non tutto è spazzatura. E le produzioni di Ed Brubaker, uno degli sceneggiatori di punta della Casa delle Idee, si sono contraddistinte per un livello qualitativo decisamente elevato. È sufficiente prendere in considerazione i suoi Daredevil, Criminal o Incognito, tra le altre cose; e specialmente Captain America, forse il suo esito creativo migliore in assoluto (a parte il meraviglioso Gotham Central della DC).
Dopo la scomparsa (anche in senso fisico) di Mark Gruenwald, la serie di Cap aveva subito alti e bassi qualitativi, sebbene, nel complesso, il livello del serial fosse buono. In ogni caso, quando Bru iniziò ad occuparsi delle storie del Vendicatore a stelle e strisce delineò una avvincente e complessa story-line, in cui le atmosfere tipiche della spy story si mixavano a toni supereroici, contrassegnati da un forte senso di tensione e paranoia, riflesso del clima della società statunitense post undici settembre.
Nelle mani di Brubaker, Cap era un soldato tormentato, simbolo di valori e di ideali compromessi da una realtà ambigua e spiazzante. E con gli altri componenti del cast Ed svolse un lavoro impeccabile: la sua Sharon Carter era meravigliosamente sexy e intrigante; e nemici storici come il Dr. Faustus, Arnim Zola e il Teschio Rosso furono descritti in maniera cruda e inquietante come non mai.
Per giunta, Bru ripescò il vecchio partner di Cap, Bucky, ritenuto erroneamente morto, in una versione più dark di quella della Golden Age, concentrandosi inoltre su Falcon e la Vedova Nera. E di fatto Captain America divenne un serial imperdibile, anche perché collegato a Civil War che, nel mensile del discobolo, culminava con il celebre attentato a Cap. Quello della ‘morte’ del Capitano può senza dubbio essere considerato uno degli episodi più salienti dell’intera storia Marvel; però, come i comics-fan più scafati sanno, il ritorno della leggenda vivente era questione di tempo.
Negli episodi successivi, comunque, Bru proseguì per la sua strada, realizzando sceneggiature di gran classe, fino a giungere al ritorno di Cap, avvenuto nella miniserie Captain America: Reborn, sempre scritta da Bru e disegnata dagli ottimi Bryan Hitch e Luke Ross, disponibile nel quinto numero della collana Supereroi Le Leggende Marvel.
Puntualizzo che la miniserie in questione è di buon livello e non posso affermare che non ci sia qualità. Tuttavia, quando si tratta di Bru, ho sempre elevate aspettative e stavolta ho l’impressione che lo scrittore abbia insistito troppo sull’azione adrenalinica mutuata dalle pellicole all action, rinunciando all’analisi psicologica tipica di tanti suoi script. Peraltro, una parte della storia si sarebbe prestata a ciò, considerando che ha a che fare con un tortuoso viaggio di Cap nelle linee temporali, ricche di flashback.
Bru, comunque, riesce a riprendere e a concludere i fili narrativi rimasti in sospeso e non mi riferisco solo al destino di Cap e al mistero della sua presunta morte; ma anche alle terribili macchinazioni del Teschio Rosso, da una parte, e di Norman Osborne, dall’altra. E non mancano avvenimenti cruciali che coinvolgeranno Sin, la figlia del Teschio; la stessa Sharon Carter; o Bucky. E abbondano le guest star, come in ogni buon fumetto Marvel che si rispetti.
Alla fine, Cap ritornerà in gioco ma sarà un disadattato, confuso e sperduto in un nuovo mondo che gli risulta incomprensibile (più o meno come avvenne quando i Vendicatori lo ritrovarono dopo vent’anni di animazione sospesa). I disegni sono ottimi e Hitch e Ross realizzano tavole di grande impatto visivo, con un lay-out particolarmente inventivo.
Però, forse perché, lo ripeto, non mi piacciono gli attuali sviluppi del Marvel Universe e ho elevate aspettative quando si tratta di Bru, Captain America: Reborn mi pare un’opera pregevole dal punto di vista grafico ma priva di genialità da quello narrativo.