Il Cavaliere Oscuro III – Razza Suprema n. 3 [Recensione]

Pubblicato il 17 Agosto 2016 alle 11:25

Continuano le vicende di Batman nell’universo futuribile concepito dal grande Frank Miller! Le cose diventano davvero terribili e anche Superman e Lanterna Verde lo scopriranno a loro spese! Il leggendario autore del Maryland è sempre più polemico in questo terzo numero di Razza Suprema!

Frank Miller è un autore destinato a far discutere e le sue prese di posizione, spesso extra-fumettistiche, lo dimostrano. E’ risaputo infatti che lo scrittore di capolavori come Dark Knight Return, Batman Year One e Daredevil Born Again, giusto per citarne alcuni, non è classificabile nella schiera dei cosiddetti progressisti (sebbene lui si sia sempre definito ‘liberal’). E’ un dato di fatto ed è bene accettarlo, senza per questo giudicare aprioristicamente le sue opere in senso positivo o negativo.

Tuttavia, negli ultimi anni l’attitudine polemica di Miller si è accentuata, specialmente dopo l’undici settembre, e lo scrittore descrive un’America che vive costantemente sotto la minaccia rappresentata da chiunque non condivida i valori e lo stile di vita a stelle e strisce.

Era palese in Holy Terror in cui Miller attaccava il mondo islamico e ciò emerge, benché in maniera più sfumata, in questo terzo episodio di Dark Knight III The Master Race, ennesimo tassello della saga distopica incentrata su un Batman ormai invecchiato.

In questo capitolo, anzi, si intuisce finalmente dove Miller intende andare a parare. Si scopre che Bruce Wayne è ancora vivo ma in pessime condizioni fisiche. La sua è sempre la mente geniale del più grande detective del mondo ma non è più in grado di combattere.

Il suo posto è stato preso da Carrie Kelly che dimostra di saperci fare come nuovo Cavaliere Oscuro ma che considera tuttora Bruce il suo mentore e la sua guida. E c’è realmente bisogno di una guida, di uno stratega capace di affrontare una minaccia terribile.

Il popolo di Kandor, infatti, ben noto ai fan di Superman, si è liberato e ha deciso di attaccare l’umanità. Ma non intende fare solo questo.

L’obiettivo dei kandoriani è soggiogare gli esseri umani, sottometterli; in pratica, convertirli al loro perverso credo. In maniera provocatoria (tuttavia, in linea con le idee di Miller), i kandoriani diventano la metafora degli islamici e Miller sembra proprio voler dar voce alle paure e alle diffidenze degli occidentali nei confronti dei musulmani.

Il fatto che alcuni kandoriani abbiano ottenuto incredibili poteri e precipitino sulle città, facendosi esplodere, richiama ovviamente l’orrore, purtroppo autentico, degli odierni kamikaze che si fanno saltare in aria.

Batman e Carrie hanno bisogno dell’aiuto di Superman e ciò dà a Miller l’occasione di fare entrare in scena l’Uomo d’Acciaio. Avverrà in una maniera che non lascerà indifferente nessuno.

Nelle macchinazioni dei kandoriani sarà poi implicata Lara, la figlia di Supes e di Wonder Woman, e le conseguenze, a quanto è dato presumere, saranno devastanti. Miller, coadiuvato da Brian Azzarello ai testi, delinea quindi una story-line che manderà su tutte le furie i conformisti politically correct.

Pur non essendo ovviamente al livello dei capolavori passati, la miniserie pian piano si fa interessante, se non altro perché si ha voglia di scoprire cosa ha in serbo Miller per noi.

Alle matite c’è l’ottimo Andy Kubert che realizza tavole di grande impatto visivo, estremamente dinamiche, nonché belle versioni di Bruce, vecchio e tormentato, e di un Superman maestoso e statuario, a tratti intimidente.

Pure in questa occasione è incluso un albo di dimensioni più ridotte, facente parte della serie Dark Knight Presents, dedicata ad altri eroi DC inseriti nel contesto dell’universo immaginato da Frank. Stavolta è il turno di Lanterna Verde.

I testi sono come al solito di Miller che nemmeno con Hal Jordan ci risparmia la provocazione. L’eroe deve infatti vedersela con tre kandoriane spietate che ricordano nell’abbigliamento le donne islamiche. Non mancano riferimenti spiazzanti alla religione e vaghe allusioni al concetto della sottomissione femminile.

Insomma, Miller non le manda a dire. La trama è un po’ esile ma si inserisce perfettamente nel mondo da lui descritto. I disegni sono di Miller e questo è certamente un evento non di poco conto, considerando che la grave malattia che l’ha colpito gli ha impedito di illustrare fumetti a tempo pieno.

Miller si basa sugli schizzi e il lay-out di John Romita jr., negli ultimi tempi al centro di aspre critiche per la qualità piuttosto altalenante, per non dire in fase calante, del suo stile. Il risultato è efficace, anche se non eccezionale, ma la forza dirompente di Miller si rileva comunque.

Nel complesso, Dark Knight III The Master Race è da leggere. Si può essere o no d’accordo con il signor Miller ma non si può negare il suo coraggio di andare controcorrente e la sua coerenza di pensiero. E pazienza se ciò darà fastidio a qualche radical chic.

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