Lights Out: Terrore nel buio – Recensione

Pubblicato il 6 Agosto 2016 alle 00:50

La famiglia della giovane Rebecca è perseguitata da una demoniaca presenza che si cela nel buio. Ha ucciso il padre della ragazza, grava sulla depressione della madre Sophie ed impedisce al fratellino Martin di dormire. Coadiuvata da Bret, il suo fidanzato, Rebecca scopre che l’oscura entità si chiama Diana ed indaga sul suo passato.

Lights Out

Buio in sala, è proprio il caso di dirlo. Lights Out è tratto dal cortometraggio omonimo diretto dallo svedese David F. Sandberg ed uscito nel 2013. James Wan, che si sta dimostrando re indiscusso dell’horror mainstream nonché un gran furbacchione, ha fiutato l’occasione ed ha deciso di produrne un lungometraggio affidando la regia allo stesso Sandberg che dirigerà, tra l’altro, anche Annabelle 2, altro franchise di marca Wan.

Gli esseri umani temono il buio poiché proiettano nell’oscurità le proprie paure ed angosce. In questo caso, la mostruosa entità che si muove nel buio è una facile metafora ed emanazione del disagio mentale di Sophie, interpretata dalla brava Maria Bello, che grava su tutta la sua famiglia. Per una minaccia che si cela nel buio, la protagonista non poteva che essere una darkettona, interpretata dalla dolce australiana Teresa Palmer.

Il film dura appena 81 minuti e per la maggior parte del tempo non succede nulla. Quelle poche scene che tentano invano di far saltare il pubblico dalla sedia sono edulcorate dal PG-13 e si basano sempre sulla stessa idea, affidata alla buona fotografia di Marc Spicer. Siamo semplicemente alle prese con un mostro che si può debellare, seppure momentaneamente, con la luce. (Avete letto Il Buio, storia ormai classica di Dylan Dog pubblicata sul n. 34 della serie regolare? Ecco, stessa cosa. Solo che qui c’è Diana al posto di Mana Cerace.)

E’ un film che vorrebbe far tornare a casa il pubblico con la paura del buio, l’ansia di accendere la luce e guardare sotto il letto o dentro l’armadio prima di andare a dormire ma è un tentativo piuttosto sterile. Tuttavia gli incassi in patria hanno già convinto la Warner a mettere in cantiere il sequel.

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