Stranger Things, la nuova serie nostalgica di Netflix – Recensione

Pubblicato il 6 Agosto 2016 alle 15:00

In Stranger Things, le ricerche di un ragazzino scomparso nel nulla in circostanze misteriose a Hawkins, nell’Indiana, negli anni ’80, portano una madre (interpretata da Wynona Rider) e le forze di polizia locale a scoprire una serie di misteri riguardanti esperimenti governativi top-secret, terrificanti forze sovrannaturali e una strana ragazzina. La serie è anche una storia di crescita per tre ragazzini.

Netflix prosegue la sua corsa nel proporre serie originali sempre più interessanti: dall’accordo con Marvel che ha portato alla nascita di Daredevil e Jessica Jones (e prossimamente di Luke Cage e Iron Fist) sino al successo di pubblico e critica per House of Cards e Orange is the New Black.

I tipi di Netflix sono, però, anche parecchio nostalgici, rilanciando Wet Hot American Summer con First Day of Camp e la nuova serie animata dedicata a Voltron prodotta da Dreamworks. Ora, sono pronti a deliziare il pubblico con una nuova serie originale ma ispirata ai film cult degli anni ’70 e soprattutto ’80…Stranger Things.

Creata dai fratelli Duffer, in collaborazione con Shawn Levy, Stranger Things racconta un caso misterioso in una tranquilla cittadina americana, una premessa già cara a serie come Twin Peaks di David Lynch, ma riprendendo gli elementi tipici delle pellicole di Spielberg e soprattutto Carpenter, creando uno dei migliori omaggi in anni recenti all’epoca che ha prodotto i migliori sci-fi e horror della storia.

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I protagonisti sono, infatti, un gruppo di ragazzini alla Goonies o Explorers in cerca del loro amico scomparso e rapito da “strane cose” (come indica il titolo stesso), ritrovando, però, una ragazzina misteriosa dai poteri speciali, che riporta subito alla memoria lo Starman di Jeff Bridges.

Non mancano i classici personaggi che fanno da sfondo alle vicende tipiche della piccola cittadina, come lo sceriffo, i genitori assenti o troppo premurosi, i teenager alle prese con le prime cotte ed esperienze di ogni tipo e i bulli che se la prendono con i nostri protagonisti nerd, che passano le giornate a giocare a Dungeons & Dragons. I Duffer, però, non sono interessati a proporre macchiette facilmente riconoscibili ma preferiscono approfondire per bene uno a uno ogni personaggio utile alla storia.

Le citazioni ovviamente abbondano ma non sono mai forzate come spesso capita in produzioni di questo tipo e sono sia cinematografiche sia musicali, tra poster de La cosa di Carpenter e La casa di Raimi e una selezione musicale che aiuta a dare la giusta atmosfera soprattutto alle scene da film adolescenziale in stile John Hughes. Menzione d’onore per la colonna sonora synthwave tipicamente anni ’80.

Promossa come una serie che riprende in tutto e per tutto i film di Spielberg, Strange Things stupisce nel mostrare come l’ispirazione principale sia soprattutto il già citato Carpenter, mostrando un lato sicuramente più horror che sci-fi.

La regia, particolarmente cinematografica, riesce ad alternarsi tra scene di tensione e suspense a momenti più leggeri mentre la sceneggiatura fa un lavoro sublime a livello di personaggi e dialoghi, dando anche l’impressione che la prima stagione sia un unico grande film di otto ore perfetto per il binge-watching tipico di Netflix.

Il cast raggiunge livelli cinematografici più che televisivi e Wynona Rider è perfetta nel ruolo della madre preoccupata in cerca del proprio figlio, permettendo al pubblico di dimenticare per un istante i suoi ruoli interpretati in gioventù negli anni ’90.

Per i lettori di fumetti, incuriosisce scoprire in che modo i Duffer hanno differito da Paper Girls, la serie Image Comics di Brian K. Vaughan (Saga) e Cliff Chiang (Wonder Woman), che riprende gli stessi elementi tipicamente anni ’80 ma ha il plauso di proporre un gruppo tutto al femminile.

https://www.youtube.com/watch?v=YV-uTkESl54

In definitiva, Stranger Things è una serie assolutamente da non perdere…giusta per passare l’estate al meglio se non desiderate trascorrerla al mare. Ed è impossibile non definirla ciò che Super 8 di J.J. Abrams avrebbe dovuto essere ma non è stato.

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