Sengoku Basara 1
Pubblicato il 15 Giugno 2011 alle 16:00
Sengoku Basara 1
Autore: Kairi Shimotsuki
Editore: J-Pop
Provenienza: Giappone
Prezzo: € 5,90
Recensione
“Il troppo è il padre del nulla” disse una volta Leopardi.
E mai frase fu più calzante come nel caso del manga di Kairi Shimotsuki “Sengoku Basara”.
Manga tratto da un videogioco di successo, almeno in Giappone, uscito qualche anno fa per PS3 e Wii sullo stile di Dynasty Warriors della Koei (quindi un titolo eccessivamente frenetico dove si combatte, si combatte, si combatte… insomma, alla lunga è un po’ noiosetto!), Sengoku Basara è stato pubblicato dalla stessa Capcom, mitica casa di produzione del gioco che ha anche una divisione dedicata alla pubblicazione, per l’appunto, di fumetti.
L’ambientazione è quanto di meglio si può aspettare un amante della cultura e della storia giapponese: l’epoca Sengoku, nota anche come “periodo degli stati combattenti”, prodromo alla lunga dominazione dello shogunato Togukawa (detto per inciso, la Capcom aveva già sfruttato questo periodo storico in un suo capolavoro per PS2, Onimusha).
In questo primo volume proposto da J-Pop (niente da dire sulla loro edizione, professionale come sempre) facciamo la conoscenza dei tanti (troppi!) personaggi che ci accompagneranno lungo la saga: Sanada Yukimura è il campione della regione di Kai (l’attuale prefettura di Yamanashi, poco più a ovest di Tokyo); allievo di Takeda Shingen, signore della regione, è un giovanissimo e indomito guerriero che combatte con due lance rosse e, fedele al suo signore, vuole consegnargli l’intero paese per uscire dall’oscurità del momento storico che stanno vivendo per ridare speranza e serenità al popolo giapponese.
Sulla sua strada incontrerà un altro guerriero, altrettanto abile e valoroso, Date Masamune, capofamiglia degli Oshu (feudatari dell’omonima regione oggi nella prefettura di Iwate, nel nord est del Giappone), noto anche come “Drago da un occhio solo” per via della sua menomazione celata da una benda oculare.
I due, mossi dalla stessa nobiltà d’animo pur essendo rivali, si troveranno a stringere una inaspettata alleanza di circostanza per combattere contro il terribile e sanguinario Oda Nobunaga.
Per tutto il volume assisteremo a battaglie e combattimenti tra i vari clan e incontreremo tantissimi altri personaggi (tra cui, per ora sullo sfondo, l’importantissimo Toyotomi Hideyoshi), ammirando le loro comunque onorevoli intenzioni, tra chi darebbe la vita pur di unificare il paese per farlo tornare a prosperare e chi è convinto che le guerre non portino altro che sofferenza per il popolo e quindi sia giunta l’ora di cessare tutta questa violenza.
Il manga mantiene per tutta la sua durata uno stile canonicamente action con forti elementi comici (Sanada Yukimura, pur essendo imbattibile guerriero, è anche involontariamente buffo nel suo modo di fare ed il suo essere ghiottissimo di senbei alla salsa di soia permette all’autore di regalarci diversi momenti divertenti, per esempio), ma il suo più evidente difetto è quello di essere troppo infarcito di personaggi e quindi, come dicevamo all’inizio, eccessivamente carico di informazioni per il lettore che è costretto a faticare non poco per seguire le vicende districandosi tra un numero così elevato di nomi.
Come poi spesso accade in questi casi, la montagna non fa altro che partorire un topolino, visto che chiudendo l’albo ci si trova a riflettere interdetti sul vero significato dello stesso e non si prova una particolare empatia nei confronti di nessuno dei personaggi, con l’amara constatazione di aver letto un fumetto in definitiva inconcludente, ennesimo manga ricco di combattimenti del medioevo giapponese e nulla più.
I disegni di Kairi Shimotsuki, tra l’altro, non aiutano: pur essendo il tratto particolarmente cinetico come ci si aspetterebbe da un manga del genere, sono spesso troppo confusionari o poco intelligibili, e non fanno altro che aumentare la poco gradevole sensazione di confusione del tutto.
Insomma, Sengoku Basara è un fumetto di certo non eccelso che al massimo può essere consigliato agli amanti della storia giapponese, visto che affronta uno dei momenti più affascinanti (e, va detto, inflazionati) periodi della storia nipponica.
Però, purtroppo, il troppo è il padre del nulla. E se l’ha detto Leopardi…