Una gru infreddolita: Storia di una geisha [Recensione]

Pubblicato il 13 Luglio 2016 alle 11:20

Grazie alle Edizioni BD si ha la possibilità di leggere l’opera completa (16 capitoli) di Kazuo Kamimura “Una gru infreddolita – Storia di una geisha”. Un manga dove l’autore rivela al lettore il mondo femminile di un tempo, dove eleganza, talento e bellezza diventavano un tutt’uno nella figura della geisha.

Vorrei partire con una premessa: personalmente mi occupo poco di manga, ne ho letti davvero in piccole quantità ed erano tra l’altro i più comuni in circolazione, molti di essi gli ho poi rivisti come anime in televisione. Quando però ho avuto la possibilità di avere tra le mani l’opera di Kazuo Kamimura (1940 – 1986) Una gru infreddolita – Storia di una geisha, tutta la mia idea (troppo affrettata) del manga come opera che rifletteva la passione dell’oriente per il mondo occidentale, si è subito sgretolata.

“Una gru infreddolita” (Itezuru) non è il classico manga (provate a pensare a Ken il Guerriero o Ranma ½) studiato per il pubblico più giovane; l’opera di Kamimura rientra nel filone del “seinen” ossia un manga pensato per un pubblico adulto, i cosiddetti manga “maturi”.

Apparso per la prima volta nella rivista “Big Comic” tra il 1974 e il 1980, “Una gru infreddolita” viene pubblicato inizialmente in formato monografico nel marzo del 1992 e in formato tascabile nel settembre del 1996. In entrambe le edizioni, mancano però due dei sedici capitoli che compongono l’opera. Grande e bel lavoro è stato dunque svolto dalla J-POP che ha raccolto e portato in Italia l’intera opera del maestro Kamimura.

Ambientato durante i primi anni dell’epoca Showa (1926 – 1989), il manga di Kazuo Kamimura racconta la storia di Tsuru, un bambina venduta a una casa di geisha. Entra nel cosiddetto “mondo dei fiori e dei salici” come shikomikko (ossia una sorta di apprendista tuttofare). È in questo contesto che si sviluppa il lavoro di Kamimura, un’opera dove la figura della donna è la sola protagonista; di questa l’autore ne traccia i contorni e ne ricama le sfaccettature più intime: donne cattive e ribelli, donne piene di sé, appassionate e innamorate.

L’autore trasporta con sé il lettore in un mondo che ormai appartiene solo al passato, una realtà che è solo ricordo, dove l’eleganza si mescolava al talento, la bellezza alla tristezza, il dolore alla solitudine.

Ma cosa c’entra la gru? Nei mesi invernali, per sopportare il freddo la gru nasconde la sua testa tra le ali, rimanendo immobile su una zampa. Basandosi sulla caratteristica di questo uccello, Kamimura pensa a Tsuru proprio come una gru: quando badava ai piccoli del suo villaggio, restava immobile su una gamba sola nel tentativo di riscaldare i piedi scalzi, da qui il soprannome Tsuru (gru).

Realizzato in un arco di tempo abbastanza lungo, è possibile riconoscere l’evoluzione sia dello stile di disegno, che di scrittura dell’autore. Spesso, infatti, Kamimura abbandona lo stereotipo del seinen caratterizzato da temi forti e complessi, consegnando al lettore anche tavole più “leggere” le quali, rompono in parte l’idea del melodrammatico che l’intera opera vuol trasmettere.

Un volume da leggere con attenzione, che ha la capacità di far viaggiare il lettore in un mondo così lontano sia nel tempo, che nella cultura.

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