Goodnight Mommy – Recensione
Pubblicato il 31 Luglio 2016 alle 23:21
In seguito ad un delicato intervento chirurgico, una madre torna a casa con il volto completamente bendato. La donna, presentatrice televisiva austriaca, divorziata dal marito, vive in un’isolata casa sul lago insieme ai due figli gemelli, Lukas ed Elias. I cambiamenti d’umore della donna, improvvisamente severa e dispotica, e il volto nascosto spingono i due bambini a pensare che non si tratti della loro madre.
Leggende urbane raccontano di qualche neomamma svenuta durante la proiezione di Goodnight Mommy al Festival di Venezia del 2014. L’horror austriaco, il cui titolo originale è Ich seh ich seh, diretto da Severin Fiala e Veronika Franz, arriva nelle sale italiane con grande ritardo ed in sordina ma è uno dei titoli più interessanti di quest’estate.
Si tratta di un sottile thriller psicologico con marcati elementi horror incentrato sul rapporto tra una madre e i due figli gemelli. Il volto bendato della donna, l’operazione estetica a cui si è sottoposta, il suo mutamento caratteriale, tutto tende ad un processo di spersonalizzazione ben reso da una regia rigorosa sul piano formale che presenta semplici trovate visive per far saltare lo spettatore dalla sedia. Simbolica la scena (che potete vedere anche nel trailer) della madre davanti allo specchio con l’occhio che fissa improvvisamente lo spettatore da uno specchietto più piccolo.
I due gemelli, che sono appunto uno il riflesso dell’altro, costituiscono la dicotomia che la madre sembra voler spezzare. Pian piano anche nel pubblico s’insinua il sospetto che la donna possa non essere davvero la madre dei due bambini. Inizia ad emergere da parte dei fratellini un’indole dispettosa e crudele come solo i bambini sono capaci di essere.
Pian piano il film cambia prospettiva e la storia inizia a richiamare alla mente Misery di Stephen King sfiorando il torture porn. A questo punto i due registi mettono un cavo ad alta tensione tra i denti del pubblico facendo salire la corrente fino ad un epilogo terribile e disturbante che può ricordare tra l’altro il cinema di Shyamalan, ma se senza alcun vero intento citazionista, e in grado di lasciare atterriti e turbati.