Made in Italy – L’infame
Pubblicato il 2 Giugno 2011 alle 16:00
Made in Italy: L’Infame
Autori: Massimo Spiga (storia), Francesco Acquaviva (disegni)
Casa editrice: MeLeto
Provenienza: Italia
Costo: 0,79 €, 50 pagine a colori
Note: applicazione acquistabile su AppStore
Recensione
Il Comunista, La Furia, Il Terrone e La Puttana sono quattro giovani(ssimi) pusher di Negropoli, il loro quartiere di estrema periferia suburbana.
Dopo una rocambolesca fuga dalla polizia riescono a sgraffignare una pistola di un agente e arrivano alla conclusione che il miglior modo di utilizzarla sará quello di organizzarci un sequestro di persona…
Ennesima collaborazione tra Massimo Spiga e Francesco Acquaviva (giá autori di Struttura, Freak, Favole, Bubble Schock e Backstage, da noi recensito qualche mese fa), Made in Italy: L’Infame viene offerto come applicazione digitale su AppStore, dopo essere apparso precedentemente come fumetto online proposto in due volumi da un altro editore.
Bisogna subito ammettere che l’operazione risulta essere un’occasione sprecata (purtroppo aggiungerei, vista la mia particolare predisposizione verso i fumetti digitali in generale e la lettura su devices come l’ipad e l’iphone in particolare).
Il fumetto (letto personalmente sull’ipad) non offre niente di particolarmente innovativo: nonostante l’app venga presentata sull’anteprima che precede l’acquisto come una “splendida interfaccia grafica, nuova fresca e mai vista in nessuna applicazione di lettura”, in realtá non risulta ne originale ne rivoluzionaria, ne “altra” ne “diversa” rispetto a un fumetto tradizionale cartaceo (come ci si aspetterebbe da un prodotto che presuppone una diversa fruibilitá).
É semplicemente un altro fumetto digitale, niente di piú (ma nemmeno niente di meno, a onor del vero).
Per quanto riguarda il fumetto vero e proprio invece ci troviamo di fronte a un’opera analitica e consapevole, ma solo parzialmente riuscita.
Dal punto di vista narrativo L’Infame si presenta come una storia strutturalmente solida e ben costruita, una lettura piacevole con alcuni spunti narrativi notevoli (il capitolo iniziale, “Avvoltoi”, oppure l’organizzazione del rapimento spiegata da Il Comunista), che mantiene un buon livello qualitativo dall’inizio alla fine.
Spiga dimostra di essere scrittore intelligente e particolarmente sensibile alla nostra (miserrima e infelice) contemporaneitá italiana.
Ma la narrazione soffre anche per la presenza dei numerosissimi (troppi) riferimenti alla nostra attualità e storia piu o meno recente, trasmutando cosí il tutto in qualcosa di “indefinito per definizione” (e vogliate perdonare il gioco di parole assolutamente voluto) nella sua eccessivitá paradossalmente banale: gli accenni al pestaggio della Diaz, a Gomorra di Saviano, ai “magistrati comunisti”, ai dico, al rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, alla Banda della Magliana, agli slogan piú recenti (“se non ora quando”) e ai giornali piú di moda come Il Fatto Quotidiano (ambedue, va detto, riferimenti con un’incongruenza storica evidente visto che la vicenda é ambientata nel 2004, anno in cui non esistevano ancora ne il giornale ne il motto proposto dalle donne contro Berlusconi e il suo governo) appesantiscono la trama e infarciscono eccessivamente di spunti di riflessione il fumetto rischiando di tracimare nell’incocludente.
Cosa che, in effetti, avviene.
Alla fine dell’albo, con le dure parole de Il Comunista rivolte al lettore, si ottiene una sorta di quadratura del cerchio, ma rimane la sensazione di qualcosa passato in sordina, solo accennato.
I personaggi sono comunque ben definiti e riescono (come chiara intenzione dell’autore) ad essere degni stereotipi della nostra contemporaneitá.
Il Comunista, figlio di gente del nord (“che odia i cattolici ed adora i soldi. Dei marxisti da salotto”) che ha deciso di scappare dalla sua realtá ipocrità per rifugiarsi nel quartiere/ghetto di Negropoli, é il capo della combriccola e si presume l’alter ego dell’autore.
O, meglio, la sua voce.
Riflessivo e speculativo, nonché spietato e calcolatore, analizza freddamente il sistema con cui é costretto a combattere, quell’Italia di vittime e carnefici dove é meglio trovarsi nella schiera di quest’ultimi per arrivare alla ricchezza, unica possibiltá per un vero riscatto sociale (soprattutto per un tipo come lui che crede nella “trinitá euro dollaro yuan”).
La Furia é forse personaggio ancor piú complesso: forte (é un pugile) e saggio (cita con facilitá passi della Bibbia e prende decisioni con razionalitá), sará sorprendente protagonista del colpo di scena finale (di cui ovviamente non facciamo menzione).
Il Terrone e La Puttana sono probabilmente meno riusciti ma anche loro ben rappresentano,comunque, alcune “categorie” di persone con cui condividiamo la nostra quotidianitá: sfacciatamente pragmatico e opportunista il primo e assolutamente qualunquista la seconda.
I disegni di Acquaviva sono di difficile interpretazione: sicuramente funzionali alla storia, non riescono peró a mantenere un costante livello qualitativo (e a volte peccano di qualche leggera imperfezione anatomica), ma lasciano anche una indecifrabile sensazione di sicurezza, sia nel tratto che nella scelta delle inquadrature.
Il talento c’é. Ma é ancora da scoprire.
Nell’insieme Made in Italy: L’Infame risulta essere una dignitosa analisi sociologica dell’Italia di oggi ed una (amarissima) riflessione su questo nostro Paese di avvoltoi e speculatori, poliziotti violenti e politici corrotti e collusi con la mafia, disperazione e voglia caparbia di ricchezza a qualsiasi costo.
Ma non riesce a distinguersi in modo particolare, rimanendo un discreto prodotto di intrattenimento e riflessione che peró non aggiunge niente di significativo ad altro che non sia giá stato detto, dibattuto, analizzato.