Recensione – Il Trono di Spade 6×08: “No One”

Pubblicato il 13 Giugno 2016 alle 20:52

“Ci sono un Tyrell, uno Stark e un Lannister che entrano in una locanda…”

Finalmente (lasciate che lo ripeta: finalmente), tre story-arc importantissimi ma che in questa stagione si erano lentamente atrofizzati, trovano risoluzione in questo ottavo episodio, intitolato No One, che porta notevoli mutamenti allo status quo sia di Essos che di Westeros.

Cersei, Tyrion e Arya, bloccati rispettivamente nelle mura della Fortezza Rossa, nelle mura della piramide regale di Meereen e nelle mura del tempio del Dio dai Mille Volti, finalmente (lasciate che lo ripeta ancora: finalmente) vengono sbloccati dagli autori, liberati, lasciati liberi dalle catene narrative che in questi episodi li avevano imprigionati – in verità Arya è bloccata in quella pantomima di volti e cadaveri e mascheri già dalla scorsa stagione, nella quale l’unico picco narrativo era stata la scena nel bordello.

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Cersei si ricorda di essere Cersei, grazie ai Sette Dei, e sguinzaglia la Montagna contro gli uomini di suo cugino Lancel. Non so voi, ma dell’Alto Passero e i suoi umili servitori armati ne ho le balle piene, ed è stato un vero trionfo vedere la Montagna fare a pezzi il malcapitato. Struggente la scena di Tommen, nel quale Cersei capisce di aver perso per sempre suo figlio, e molto interessante la frase sibillina che l’ex regina sussurra al suo maestro. Di cosa sta parlando la bella Lannister? Ha forse trovato una persona/un segreto del passato dell’Alto Passero, per screditarlo agli occhi del popolo? Oppure, come insegnano i Targaryen, quando non c’è più niente da fare tanto vale riversare sui tuoi nemici l’Alto Fuoco? Che sia l’ultima carta che Cersei può giocarsi? Queste sono le due uniche ipotesi che mi sono balzate alla mente, e non vedo l’ora di saperne di più. Certo è che, adesso che il processo per singolar tenzone è stato bandito per ordine del re dai Sette Regni, non solo se ne va un rito a cui anche noi ci eravamo abituati (ammettetelo, sadici bastardi) ma se ne va anche e soprattutto la certezza di Cersei di farla franca: la Montagna che Cavalca non potrà aiutarla, adesso … almeno non legalmente …

Anche a Meereen si muove qualcosa, ed era pure ora: Varys parte per una missione misteriosa (quanti misteri oggi!!) e chissà se quello con Tyrion è un addio o solo un arrivederci. E oltre il siparietto comico di bevute e barzellette fra Tyrion, Verme Grigio e Missandei, assistiamo al ritorno (finalmente!!!) di Daenerys, che in groppa al suo drago atterra direttamente sulla balconata sorprendendo sudditi, soldati e consiglieri, mentre la città è assediata dagli Schiavisti.

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E Arya. Arya. Finalmente (lasciatemi sfogare, suvvia), finalmente è riuscita a scrollarsi di dosso la stagnante situazione di Bravoos. Davvero bella la scena dell’inseguimento, con la ragazza senza nome che le va dietro in maniera inesorabile, in stile slasher/horror-movie. La differenza con Jason Voorhees e Michael Myers è che Arya Stark non è una teenager mezza nuda nel bel mezzo dell’amplesso, e lo stratagemma che la giovane lupa utilizza nel duello finale mi ha lasciato a dir poco appagato. Sempre indecifrabile Jaqen H’ghar, anche se quel sorriso abbozzato mi fa pensare che la condanna a morte di Arya era stata l’ultima prova per la ragazza: il modo in cui pronuncia la sua battuta (“Finalmente una ragazza è diventata nessuno” … Ehi, un secondo, non sono l’unico a dire “finalmente”!) è volutamente trascinato, quasi scocciato, eppure i suoi occhi fanno intuire che Jaqen H’ghar è sollevato di vedere Arya sana e salva. Tanto da concederle di andarsene, soddisfatto, forse, che alla fine una ragazza abbia preso la sua decisione, in un modo o nell’altro. Che tenerone, lo spietato assassino, si era affezionato.

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Ottima la storyline di Jaime e Brienne, che si aiutano a vicenda e per questa volta evitano lo scontro – scontro dal quale la ragazza, giustamente, ribadisce che non si tirerà indietro quando e se avverrà. Oltre ad essere stranamente romantica (e anche divertente, coi contro altari di Podrick e Bronn) il loro intreccio è particolarmente interessante soprattutto per come solleva le questioni di onore e dovere, e mentre la vergine di Tarth è ligia ad entrambi i concetti è affascinante notare come lo Sterminatore di Re oscilli continuamente fra il bene e il male, cosa che lo rende estremamente umano ed estremamente affascinante come personaggio.

Inoltre, che cosa farà ora Jaime? Quello con Brienne dalle mura di cinta è forse un addio? Tornerà a casa? Si è scordato che le Serpi delle Sabbie gli hanno ammazzato la figlia?

Ritroviamo anche la Fratellanza senza Vessilli, Baric Dondarrion e Thoros di Myr, assenti ormai da tantiiiiiiiiiiiiiiiisimo tempo, ed era naturale che ad incontrarli fosse il Mastino. Quale sarà la sua decisione? Si unirà alla Fratellanza? Oltre che inaspettato sarebbe anche una bella svolta per Sandor Clagane, un altro passo lungo la via della redenzione che potrebbe aiutarlo a riscattare tutto il male fatto.

Una cosa che ho molto apprezzato è stata la rivelazione che la Fratellanza, la vera Fratellanza, esiste ancora, e non si è trasformata in un branco di predoni come si poteva dedurre dallo scorso episodio. E come viene detto, Baric è per forza uno dei prescelti del Signore della Luce – lui resuscitava prima che fosse mainstream, caro Jon Snow … non sai proprio niente, eh? – e chissà, chissà, magari una guerra religiosa è all’orizzonte. Di certo sarebbe interessante vedere la Fratellanza scontrarsi contro quei fanatici al servizio dell’Alto Passero.

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A proposito, dov’è finita la nuova sacerdotessa rossa vista qualche episodio fa? Com’è che si chiamava? Kinvara? Aveva degli occhi molto, mmm, caratteristici … Quand’è che potremo rivederla? Non ha in programma nessun rito in stile Melisandre, di quelli che la lasciano sudata e senza vestiti? Ormai mancano solo due episodi, sarebbe bene approfondire questo personaggio!

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