Fondo di Magazzino
Pubblicato il 27 Maggio 2011 alle 14:00
Fondo di Magazzino
Autore: Carmelo Calderone.
Casa editrice: 001 Edizioni.
Provenienza: Italia.
Prezzo: 12,50 Euro.
Note: 96 pagine a colori, brossurato con copertina apribile a 4 ante.
Recensione
Una bambola svestita e dalla faccia mezza cancellata (non ha bocca e naso ma solo gli occhi), si “risveglia” in una singolare discarica dove quasi tutti gli oggetti paiono dotati di vita propria e intenzionati a farle vivere un incredibile viaggio (sorta di ritorno al suo mondo “reale”); il mezzo di trasporto sarà infatti un piccolo veliero piratesco in grado di volare, e i compagni d’avventura una serie di surreali personaggi come un vecchio e spesso manuale (“Tutto lo scibile umano” è il suo titolo), una vecchia sveglia con le lancette in mano, un ratto, una palla di pongo in grado di assumere le forme più disparate, un tucano con la tuba e un barile di rum.
Ovviamente tutti, oltre che strambi e bizzarri, sono anche parlanti (e ognuno contraddistinto con balloon graficamente studiati ad hoc); ma il classico “nemico” incombe, cioè un altrettanto sgangherata e incredibile compagine formata da una bottiglia di liquore, un pacchetto di sigarette (che porta stampigliato a caratteri cubitali simpatiche scritte come “IO TI UCCIDO”, “SEI MORTO”, “SARAI IMPOTENTE”), un manichino snodato e un televisore fulminato, che seguono anche loro con interesse le vicende della bambola appena giunta in discarica per conto di un misterioso “uomo nero”.
Durante il viaggio il vecchio libro cercherà di far capire alla nuova arrivata chi sia, da dove venga e come tornare al suo mondo, in fondo contiene in sé stesso “tutto lo scibile umano” stando al suo titolo; ne seguono quindi una serie di considerazioni filosofiche/esistenziali in linea di principio anche apprezzabili, ma che scorrono pericolose sul filo della banalità finendo inevitabilmente per scivolarci (anche perchè se la si tira troppo per le lunghe non può che uscirne un mezzo sermoncino).
Non contento di ciò, l’autore inserisce una ulteriore storiella/parabola (zen) nel bel mezzo di questo spiegone, un degno corollario alle disquisizioni filosofiche precedenti, sorta di metafora “stellare” (la protagonista è infatti una giovane stellina del firmamento celeste), dove il fumetto lascia lo spazio di alcune pagine a una narrazione illustrata col testo che prevale sulle vignette; metanarrativamente parlando, la bambola “legge” direttamente il vecchio e saggio libro e dalla preziosa lettura, anche qui con qualche banalità di troppo (ma se non altro la metafora in questa parte regge), impara l’ennesima lezione di vita.
Apprendiamo infatti che l’appiattimento su posizioni o modi di vedere altrui spesso ci precludono le vere esperienze della vita, quelle che la rendono veramente degna di essere vissuta; il viaggio però non è ancora finito e c’è il tempo per altre vicissitudini, tra cui l’inevitabile confronto con l’uomo nero, non privo di ulteriori discussioni filosofiche sulle insidie celate dalla brama di possedere e godere dei piaceri materiali (argomento forse un po’ troppo ambizioso e da trattare comunque in maniera un poco più approfondita e chiara di quanto fatto qui), oltre che di un’ardua battaglia sul campo tra oggetti vecchi e nuovi di cui però sfugge la valenza metaforica (o per dirla tutta, il senso).
Volume graficamente eccezionale, un tripudio di colori e personaggi bizzarri ottimamente tratteggiati, molto espressivi e curati, con trovate anche curiose come la copertina apribile a quattro ante che omaggia il quadro “Il Quarto Stato” del 1901 di Pellizza (semmai c’è da capirne il motivo, in che senso si collegherebbe all’opera stessa), o idee originali come i protagonisti che parlano con nuvolette fatte ad hoc (il volume parla come un libro stampato, il barile di rum su tavolette di legno, l’orologio con dei quadranti contrassegnati dalle 12 ore, e così via), potrebbe appagare il lettore solo grazie alla mirabolante parte disegnata; purtroppo invece la storia si risolve in un guazzabuglio di dialoghi caotici, con personaggi che parlano in continuazione dei fatti loro (vorrebbero forse fare “simpatia”, ma risultano spesso poco comprensibili), con infiniti battibecchi il più delle volte fini a sé stessi, che semplicemente confondono e disorientano il lettore.
L’errore macroscopico è in definitiva quello di aver costruito una tale variegata e stupefacente cornice “metaforica”, per poi far parlare “fuor di metafora” i vari protagonisti, finendo per buttare nel mezzo considerazioni filosofico-esistenziali anche giuste, ma esplicate in maniera tale da renderle irrimediabilmente banalizzate (“la vera bellezza è quella interiore”, “nella vita l’unica regola è che non ci sono regole”, “non ci sono idee giuste o sbagliate, ma solo convinzioni”, “il viaggio è più importante della meta” e via così); i personaggi spiattellano quindi direttamente ciò che andrebbe assolutamente “suggerito” al lettore, ovvero intuito proprio attraverso quella metafora che l’autore stesso finisce per tradire, rendendo il tutto un polpettone indigesto, in parte incasinato inutilmente, in parte stucchevole per non dire irritante quando diventa una sorta di predica, riuscita solo (e pure in parte, perché non si salva comunque dal senso di banalità dilagante), nel piccolo segmento narrato per illustrazioni.
Peccato, perché il talento e la passione ci sono in quantità, e trattandosi dell’opera prima si può anche concedere un po’ di indulgenza all’autore, forse troppo preso dalla preoccupazione di non sbagliare al primo colpo, intento in effetti raggiunto solo a metà, perché tanto è sorprendente la parte grafica quanto deludente quella narrativa; ma i margini di miglioramento per il futuro sono sicuramente ampi, e se all’enfasi di aggiungere un dialogo (con annessa perla di saggezza) in più a tutti i costi l’autore opporrà un certo criterio, limerà e pondererà meglio la parte testuale, i risultati futuri non potranno che essere eccellenti!