Miracleman: a conclusione il primo arco narrativo di Neil Gaiman [Recensione]
Pubblicato il 18 Giugno 2016 alle 11:40
Si conclude il primo arco narrativo del Miracleman di Neil Gaiman! Cosa succederà in un mondo perfetto, privo di crimine e di odio? E’ davvero questa la condizione ideale in cui vivere? Scopritelo in questo sconcertante albo targato Panini Comics!
Panini Comics ha da tempo iniziato la pubblicazione di Miracleman, seminale serie che rappresenta un momento cruciale del revisionismo supereroico. Sebbene il personaggio di Micky Moran, alias Miracleman, sia stato creato dal compianto Mick Anglo, è innegabile che le storie scritte dal grande Alan Moore siano le più importanti. Quando il Magus lo riprese nell’ambito della rivista Warrior, lo inserì nel contesto cupo e opprimente dell’Inghilterra thatcheriana e lo cambiò radicalmente.
Il Bardo di Northampton anticipò le riflessioni disincantate e critiche sul concetto del supereroe che fecero di Watchmen una pietra miliare del fumetto mondiale. Per diversi anni, tuttavia, Miracleman non poté essere pubblicato per una controversia legata ai diritti del character e della serie.
Alla fine a spuntarla è stata la Marvel che, dopo aver riproposto gli episodi di Moore (che ha imposto di non apparire nei credits, preferendo la definizione ‘Lo Scrittore Originale’), ha fatto lo stesso con la run successiva firmata da Neil Gaiman, celeberrimo scrittore di Sandman e altri gioielli.
Neil giunse al timone del mensile su indicazione dello stesso Moore e si trovò a gestire una situazione oggettivamente difficile. La run di Moore, infatti, si concludeva con Miracleman che, ormai onnipotente, eliminava qualunque forma di crimine, realizzando quella che artisti, pensatori e filosofi da secoli definiscono Utopia. Ma se nel mondo non esistono più malvagi ha senso la figura del supereroe? Cosa si potrebbe mai raccontare in un comic-book supereroico privo di malvagi?
Neil Gaiman non rinnega quanto accaduto in precedenza ma anzi lo accentua, approfondendo i dettagli di questo mondo utopico. Miracleman ha assunto un ruolo quasi marginale. Rifugiatosi nella sua maestosa dimora, l’Olimpo, non ha nulla di umano, non prova empatia nei confronti del prossimo; è un dio indifferente che nessuno può comprendere. Il pianeta ha davvero raggiunto la perfezione in ogni settore, grazie a lui. La vita, quindi, è splendida?
La risposta di Gaiman è negativa. Nel corso degli episodi, si è concentrato su vari individui. Persone qualsiasi che vivono nel Paradiso di Miracleman. Non accade nulla di terribile. L’esistenza non presenta difficoltà ma è disumana. La perfezione, infatti, non appartiene all’umanità e, man mano che Gaiman procede nella narrazione, evidenzia un universo spaventoso. Questo sesto albo rappresenta la conclusione del suo primo arco narrativo (sono tre in tutto), intitolato L’Età dell’Oro.
Gaiman recupera tutti i personaggi apparsi nei numeri scorsi: un uomo che voleva che la figlia tornasse in vita; John, un individuo che ha avuto una relazione con la splendida Miraclewoman; Rachel, che ha una figlia dagli immensi poteri; un gruppo di ragazzi fan di Kid Miracleman; Sandra, una ex spia, e la sua compagna; e il giovane Jason che aveva avuto modo di interagire brevemente con Miracleman. Manca il clone di Andy Warhol ma è indirettamente presente tramite una serie di t-shirt da lui realizzate e vendute nel corso del Carnevale.
Di cosa si tratta? Di un’immensa celebrazione che vede la partecipazione anche di una rappresentante dei cosiddetti Cosmonauti, individui che hanno esplorato gli spazi della psiche e si esprimono in maniera criptica (e ciò che la donna dice non fa presagire nulla di buono).
Durante la cerimonia, Miracleman decide di fare un ulteriore regalo all’umanità, qualcosa che gli esseri umani hanno sempre sognato. Tutto è bene quel che finisce bene, allora? No. Infatti Gaiman chiarisce in maniera definitiva che non c’è più nulla di naturale nell’esistenza di chiunque. Non tutti se ne rendono conto e le conseguenze saranno preoccupanti.
Sebbene, quindi, il primo story-arc presenti un apparente happy ending, il senso di ansia e di inquietudine è palese. Gaiman recupera inoltre un personaggio che si riteneva scomparso e il suo ritorno non è da considerare positivo. L’autore scrive testi di profondità innegabile, valorizzati da un lirismo e una poesia indiscutibili, e firma uno dei suoi esiti creativi più riusciti.
Mark Buckingham, dal canto suo, fa un buon lavoro. Il suo tratto è meno fluido e plastico di quello di Fables e bisogna tenere presente che questo è uno dei primi suoi lavori e lo stile è dunque ancora in fase di evoluzione.
Il lay-out è comunque inventivo e i colori vividi e psichedelici del bravo D’Israeli impreziosiscono le tavole. Insomma, questo tassello della sconvolgente saga di Miracleman è imperdibile. Non trascuratelo.