Intervista a Luca Tiraboschi: Winter, Faccia di Cuore e i fumetti in tv
Pubblicato il 7 Giugno 2016 alle 14:00
Autore e produttore di programmi Mediaset, romanziere e, soprattutto, appassionato della Nona Arte. Quattro chiacchiere con Luca Tiraboschi a proposito dei suoi progetti su carta e del perché è difficile far incontrare tv e fumetti.
Quello di Luca Tiraboschi è un nome che chi ha guardato negli ultimi 20 anni una rete Mediaset conosce sicuramente, anche se non lo sa. Curatore e produttore di trasmissioni come Festivalbar, Tira e Molla, Ciao Darwin e Ciao Belli, direttore di Italia1 dal 2001 al 2014 e molto coinvolto nella nascita dei canali dedicati all’animazione Cartoonito e Boing, Tiraboschi si occupa da anni di intrattenimento e informazione per il pubblico televisivo.
Quello che oggi ci interessa di più oggi però è che è anche un grande appassionato di fumetti e uno sceneggiatore pubblicato da diverse case editrici italiane. Dopo aver scritto delle storie per Topo Gigio, Demon Hunter e Lazarus Ledd ha creato per la Star Comics i personaggi Goccia Nera e Albert e nel 2014 per la UFO (Un Fumetto Originale) la miniserie Winter ambientata in un isolato villaggio abitato da lupi evoluti che usano gli umani come schiavi e animali da compagnia.
In Winter l’omonimo protagonista è costretto a lasciare Wolf Village, dove vive di cui è una delle figure più in vista, quando la sua natura viene scoperta: egli è infatti un licantropo, metà lupo e metà uomo, e dunque pericoloso per la società lupesca. In fuga, Winter dovrà evitare sia gli umani che i lupi, tra i cui schieramenti però si nascondo complotti e segreti millenari.
Nell’intervista abbiamo parlato del futuro di Winter, di quello “fumettistico” di Tiraboschi (e del suo passato da vorace lettore) e del rapporto tra fumetto e altri media. Buona lettura!
MangaForever: Tu hai decenni di carriera in televisione e, evidentemente, una fortissima passione per il fumetto. A quale dei due ti sei interessato prima? Televisione o fumetto?
Luca Tiraboschi: Dunque, sono 26 anni che io mi occupo di televisione, però sono molti di più gli anni in cui mi sono interessato di fumetto. La mia passione per il fumetto è cominciata da bambino, complice mio padre che per convincermi ad andare a trovare la nonna quando avevo 5 anni mi acquistò un numero dei F4 della Corno: Knockout, me lo ricordo come se fosse ieri. Mi folgorò e da allora è diventato un amore eterno, ora ho 52 anni e sono ancora un appassionato lettore di un po’ tutti i tipi di fumetti ma in particolare dei supereroi americani.
Poi nel corso degli anni ne ho fatto una “para-professione”, sono diventato attivo nel mondo del fumetto. Ho scritto per Demon Hunter, per Topo Gigio, Lazarus Ledd con Ade Capone, e in seguito personaggi miei.
Winter, Goccia Nera, Albert… i tuoi personaggi sono tutti dei freak a cui la loro natura di diversi rende difficile trovare un posto nella società, per quanto si sforzino.
Sì, è un tema ricorrente, quello del doppio, che mi fa piacere sia stato notato. Mi ha sempre appassionato ed è anche il motivo per cui mi piacciono così tanto i supereroi americani, con le loro identità segrete. Sono diversi da, che so, Tex o Dylan Dog o i nuovi personaggi di Ambrosini e Manfredi, così diretti. A me piace quest’idea di una doppia anima: il voler apparire diversi da quello che si è, il cercare di essere un altro. Per questo quando ho iniziato a costruire personaggi miei quest’elemento ce l’ho sempre messo.
In più mi affascinano anche le storie con protagonisti “dropout” che cercano rivalsa contro una società che li respinge. In Winter poi ho esagerato, perché Winter essendo lupo ha problemi con gli umani, e deve evitarli e essendo umano ha problemi con i lupi e deve scappare da loro.
A proposito di Winter, è una miniserie da soli 6 numeri ma si capisce che il suo mondo è stato costruito sin nei minimi dettagli in previsione di nuove storie, magari non solo a fumetti. Hai già qualcosa in mente?
Lì è stata la mia formazione televisiva che entrata prepotentemente in gioco: sì, il progetto Winter è stato proprio studiato a tavolino per avere per espandersi il più ampiamente possibile. Già pensando ai tanti protagonisti, tutti così diversi fisicamente e psicologicamente tra loro è facile immaginare una serie di action figure, o giocattoli, o figurine o anche nuove versioni magari “young” alla Ben10.
Il fumetto quindi è stato pensato, oltre che ovviamente come storia in sé, come showcase per i personaggi e le loro potenzialità. Se poi si arriverà a svilupparle è presto per dirlo, ma intanto sta già diventando un cortometraggio a episodi disponibile in rete, un incrocio virtuoso tra fumetto e musica rap.
Ecco, come è nato l’idea dei cortometraggi? Sei un appassionato di musica rap?
Quella è stata una proposta di un gruppo di fan appassionati dei miei vecchi personaggi. Winter, che è quello più “americano” tra quelli che ho creato, si presta particolarmente a incontrarsi con il rap proprio per quei leitmotiv della fuga, della protesta e del voler vivere la propria vita anche quando delle forze maggiori cercano di impedirtelo. Così ho incontrato Esad e Namas, abbiamo parlato delle mie idee sul mondo di Winter e poi hanno fatto tutto loro. Ottenendo anche un bel successo, i quattro episodi usciti finora hanno decine di migliaia di visualizzazioni.
(QUI la pagina facebook dove guardare tutti i corti)
Torniamo alla tua passione per i fumetti; continui a leggerli? Quali sono i tuoi autori preferiti, quelli che ti hanno influenzato?
Il mio autore preferito è sempre il Re, Jack Kirby. Tra quelli contemporanei Erik Larsen, per me il Jack Kirby di questo secolo. Oggi leggo un po’ di tutto e tra i supereroi preferisco quelli della DC, ma quello che mi piace di più resta Savage Dragon. Poi segue anche il fumetto italiano, ora la Bonelli dopo aver preso a bordo nuovi responsabili si sta “svecchiando” ed è molto interessante.
C’è qualche fumetto italiano che ti piacerebbe sceneggiare?
In realtà Sergio Bonelli, del quale ero amico personale sin dagli anni ’80, dopo l’uscita del mio primo romanzo mi ha chiesto per molto tempo di provare a scrivere qualcosa per loro. Purtroppo ho sempre rimandato, era il periodo in cui iniziavo ad avere sempre più responsabilità e successo in tv. Quando ho iniziato a scrivere personaggi di altri mi diceva sempre “Eh, ma qui da noi no?”. Poi se n’è andato e non c’è stata più occasione di parlarne.
Però ho sempre voluto scrivere Dylan Dog, a Sergio spiegai anche la mia idea: introdurre gli altri Fratelli Marx, dei demoni con le fattezze dei fratelli del vero Groucho Marx, e farli diventare stabilmente dei nemici di Dylan. Lui mi incoraggiò a svilupparla, ma… anche se non ne è venuto fuori nulla mi fa piacere parlarne per ricordare Sergio e tutto quello che ha fatto per il fumetto.
Oggi i fumetti sono… ovunque, diciamo: ci sono i film, le serie tv, i video fan-made come quelli di Winter. Da esperto di diversi media e appassionato di fumetto, come vedi questa esplosione fuori dalla carta?
Da “televisivo” ti dico BENE. Da fumettaro ti dico MMMH. Perché i film sui supereroi danno da una parte visibilità ai personaggi, ma alla fine non è che si riverberi sulle vendite dei fumetti in edicola o in fumetteria. Non è che Civil War fa aumentare le vendite di Capitan America.
I fumetti poi stanno diventando un bacino da cui attingere per gli sceneggiatori cinematografici che non riescono a creare storie originali e ora hanno a disposizione questo mondo sterminato.
Per cui i fumetti, le storie di supereroi, danno molto al cinema, ma ricevono poco: la visibilità è un fuoco di paglia che si estingue a stretto giro dall’uscita del film.
Quindi è in questa luce che vedresti anche un approdo in tv o al cinema dei personaggi italiani?
Guarda, in realtà quando dirigevo Italia1 avevo anche tentato di… far condurre, diciamo, ad alcuni personaggi Bonelli delle trasmissioni tv. Per esempio Mistero, uno dei miei programmi di punta, mi sarebbe piaciuto farlo condurre a Dylan Dog. Proprio lui, disegnato, ma in grado di interagire con gli altri presentatori umani. Poi per mille ragioni e questioni legali la cosa non è andata in porto, ma non è detto che non ci si possa riprovare in futuro. Ho visto che ora la Bonelli sta facendo questa trasmissione con Sky Arte che sembra molto ben fatta.
Rimaniamo in argomento: Sky ha appunto The Editor is In, la Rai tutta una serie di programmi come Fumettology… Mediaset invece nel campo della divulgazione di cultura fumettistica non mi sembra si sia impegnata seriamente.
Qui entra in gioco la natura delle diverse reti. La divulgazione difficilmente venderebbe. Sky Arte è un canale di nicchia e ad abbonamenti, la Rai è statale, Mediaset è una tv commerciale obbligata a raggiungere certi risultati numerici. Dobbiamo studiare dei prodotti che offrano performance significative già dall’inizio.
Per questa ragione il fumetto viene visto come qualcosa di difficile da far passare in tv. In passato io ho anche tentato di rifare SuperGulp, ho contattato [Giancarlo] Governi e altri per riportarlo in vita così com’era ma anche lì abbiamo incontrato molte difficoltà. Per una televisione commerciale queste cose sono tutte più complicate.
Qui però siamo su MangaForever, per cui non possiamo non parlare dei cartoni animati giapponesi: tu hai diretto Italia1 per un lungo periodo in cui è stata meta fissa per gli appassionati.
Sì, anche se ora non sono più a Italia1 rimane sempre un grande amore, ci sono stato per 13 anni. Per quanto riguarda i cartoni, purtroppo c’è stato un periodo un po’ poco chiaro subito dopo la nascita dei canali dedicati Boing e Cartoonito, in cui non si capiva bene cosa sarebbe andato in onda dove. Ora però le cose stanno tornando in ordine, il nuovo direttore Laura Casarotto ha le sue idee e su Italia1 ho visto di nuovo Lupin, Doraemon e altri cartoni.
Parliamo del tuo prossimo fumetto, Faccia di Cuore: se non sbaglio hai pubblicato qualche hanno fa un romanzo con questo nome.
Sì, è nato come romanzo 4/5 anni fa ed ha avuto un grande successo. Il prossimo autunno diventerà una graphic novel sempre per UFO, con sceneggiatura firmata da Ade Capone.
Ade ed io avevamo preparato una sceneggiatura per il cinema dopo che mi erano stai richiesti i diritti per trarne un film, una produzione internazionale. Io accettai di cedere i diritti purché mi fosse stata lasciata la possibilità di scegliere lo sceneggiatore e di collaborare alla scrittura in prima persona.
Così ci mettemmo insieme, Ade ed io, a buttare giù la sceneggiatura e poi lui la perfezionò. Alla fine il film non si fece, e dopo la scomparsa di Ade mi è sembrato doveroso e sacrosanto non lasciar svanire così un lavoro che porta la sua firma. Faccia di Cuore diventerà quindi un film su carta.
Ormai fai fumetti da molti anni, hai qualche riflessione finale su quello che è cambiato da quando hai iniziato?
Quello che è cambiato di più per me è la libertà. Quando ho iniziato scrivevo per personaggi “blindati” come Topo Gigio, che pure ho portato nel mio mondo con storie sulla Ruota della Fortuna e Festivalbar, poi Demon Hunter, Lazarus Ledd, Badmoon… anche con i personaggi che ho creato per la Star Comics avevo delle limitazioni date dal formato “bonelliano”: la gabbia, il numero di pagine…
Con Winter invece per la prima volta sono stato libero da costrizioni e sono arrivati i colori e pagine più destrutturate, atmosfere più adulte e più complesse.
La libertà però è un valore che va difeso, specialmente da chi fa della credibilità la sua bandiera. Per esempio Winter era nato come un progetto, sempre formato bonellide, per un altro editore molto grosso che mi aveva contattato tramite Ade. Poi però abbiamo scoperto che questo editore aveva in mente solo di sfruttare il mio, il nostro nome per i contatti e la pubblicità.
Quindi quando sono entrato in contatto con UFO, un editore indipendente della zona da cui vengo io, ho pensato che era la gente giusta e che se il mio nome doveva far pubblicità a qualcuno, tanto valeva farla a loro, che mi hanno appoggiato e garantito totale libertà.
Grazie per la lunga chiacchierata!
Grazie a te.