Preacher, la serie TV [Recensione]
Pubblicato il 24 Maggio 2016 alle 13:00
L’adattamento televisivo dell’omonima opera a fumetti di Garth Ennis e Steve Dillon, pubblicata da Vertigo, arriva finalmente in TV grazie a Seth Rogen, Evan Goldberg e Sam Catlin, ma saranno riusciti in un’impresa che molti fan consideravano impossibile?
Quando Preacher fu annunciata come serie TV per AMC, con Seth Rogen, Evan Goldberg e Sam Catlin tra gli ideatori, i fan del fumetto cominciarono mostrare i primi segni di scetticismo, un po’ perché la serie di Garth Ennis e Steve Dillon era davvero diventata nel tempo una bibbia intoccabile e un po’ perché i nomi di Rogen e Goldberg non sembravano dargli alcuna fiducia, nonostante abbiano scritto e diretto alcune commedie per nulla trascurabili, ma forse proprio perché limitati a un genere solo, sono stati considerati non adatti al progetto, anche se a coadiuvarli c’era Sam Catlin, orfano di Breaking Bad.
Molti hanno tentato di adattare Preacher, sia in TV (per HBO) sia al cinema, spesso con l’idea di un adattamento shot-for-shot come Sin City, riprendendo pedissequamente il fumetto di Ennis e Dillon, altri stravolgendo completamente l’opera e magari edulcorandola per renderla accessibile a un pubblico numeroso.
Fatto sta che un’opera come Preacher, specie in un’epoca in cui gli adattamenti televisivi e cinematografici tratti dai fumetti abbondano sempre di più, non poteva mancare nel palinsesto televisivo o nelle sale cinematografiche ed ecco che si è optato, sicuramente in meglio, per il primo.
AMC ha così lanciato Preacher anche come sostituto di Breaking Bad, che ha lasciato un vuoto nel suo palinsesto settimanale che doveva assolutamente essere riempito.
L’episodio pilota inizia con una panoramica dello spazio in puro stile B-movie che mostra quella che all’apparenza sembra una cometa ma che in realtà è Genesis, la creatura nata dall’accoppiamento tra un demone e un angelo, che sorvola lo spazio e arriva sulla Terra facendo il verso alla navicella di Superman.
Sulla Terra, Genesis inizia a prendere possesso del corpo di diversi predicatori che – se non dimostrano di essere degni del suo potere – l’essere decide di abbandonarli facendo esplodere i loro corpi, piccolo richiamo a ciò che accade nel fumetto alla chiesa di Jesse Custer ad Annville con risultati diversi e sicuramente più inaspettati.
Rogen, Goldberg e Catlin introducono il più possibile in questo pilota, riuscendo in parte nell’impresa: per alcuni personaggi, infatti, sarebbe stata meglio una presentazione di più ampio respiro.
L’impressione è quella, infatti, di dover mostrare subito tutti i personaggi che popoleranno il mondo di Preacher, senza, però, avere il tempo di conoscerli a fondo.
Cassidy (Joseph Gilgun) e Tulip (Ruth Negga), nonostante le critiche mosse a quest’ultima perché di etnia diversa dal personaggio cartaceo, sono scritti restando molto fedeli al fumetto, specialmente il primo che non perde il sadismo e il macabro umorismo che lo contraddistinguono.
E proprio di fronte a personaggi così interessanti, è proprio Jesse (Dominic Cooper) a uscirne sconfitto, non riuscendo a bucare lo schermo allo stesso modo. No, nemmeno la rissa da bar riesce rivaleggiare con lo scontro di Cassidy nell’aereo, molto ben coreografato, e la folle corsa in auto di Tulip.
In più, Jesse è anche il personaggio che più cambia rispetto alla versione cartacea, mantenendo perlopiù lo spirito del personaggio originale così come la serie stessa fa con il fumetto.
Quello che succede intorno a lui, infatti, sembra essere più un pretesto per farlo agire, conoscere al pubblico, ma solo a un certo punto comincia a passare da un personaggio passivo a uno attivo. Lascia perplessi il discorso finale ai suoi fedeli, più da eroe vero e proprio che da “antieroe”.
La regia di Rogen e Goldberg buona, senza denotare grandi inventive. La sceneggiatura di Catlin ben strutturata ma, come detto, troppo impegnata a introdurre i personaggi e spesso si ha l’impressione che la storia non prosegui come dovrebbe.
I dialoghi potrebbero deludere i più, ricorrendo alla semplicità piuttosto che catturare lo spettatore con frasi accattivanti. La fotografia rappresenta al meglio la calda atmosfera del Texas, spingendo sul sapore Southern dell’opera originale.
Sembrerebbe, però, che l’idea sia di rimanere ad Annville per un lungo periodo, piuttosto che intraprendere la strada del road-trip come nel fumetto e questa potrebbe essere una delle cose che più farà storcere il naso ai puristi.
In definitiva, un buon pilot, non eccelso, ma con un enorme potenziale che potrebbe sostituire Breaking Bad se i suoi autori osassero per renderlo un prodotto televisivo unico e necessario. Sicuramente ha già dimostrato di essere superiore a ogni altro adattamento per il piccolo schermo basato su un fumetto DC o Vertigo.
C’è ancora strada da fare ma, al momento, Preacher ha colto nel segno e ha tutti i presupposti per diventare una serie cult anche in TV.