Torikago Syndrome, una storia avvolta nel mistero – RECENSIONE
Pubblicato il 24 Maggio 2016 alle 15:40
Dalla stessa autrice di Bloody Mary, per J-POP un manga intriso di sensuale mistero
Ci sono un re, quattro cavalieri e una moltitudine di folli. Ma nessuno di loro può uscire dalla gabbia.
Tsugumi Ayase dopo aver vissuto in un orfanotrofio giapponese sotto consiglio del suo “Papà Gambalunga” – un uomo che si prende cura di lui nell’ombra – si reca in un college occidentale per allargare i suoi orizzonti. Tsugumi è affetto da una sindrome che lo fa sentire in gabbia, costretto dietro sbarre immaginarie, le ali tarpate, impossibilitato a volare.
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È per questo che sceglie con entusiasmo di trasferirsi nella nuova scuola, frequentata esclusivamente da alunni maschi. Tsugumi è un ragazzo fragile e insicuro, nasconde i suoi bellissimi occhi rossi dietro un paio di occhiali fittizi. Non appena giunge all’istituto Zugvogel si rende conto che tra gli studenti si agita qualcosa di insolito, quasi misterioso.
Poi incontra Licht, che gli piove letteralmente dall’alto e lo lascia senza fiato per la sua avvenenza e soprattutto il modo in cui lo accoglie… si complimenta per quei suoi occhi dallo strano colore, per i quali Tsugumi è stato sempre additato come diverso, e confiscandogli gli occhiali lo invita a prendere parte a un gioco che si terrà a mezzanotte di quello stesso giorno, la cui vittoria gli varrà la restituzione delle lenti.
Sconcertato, Tsugumi si reca alla sua prima lezione e fa la conoscenza di alcuni professori, ai quali confida di sentirsi fortunato per avere un benefattore che si prende cura di lui. Apprende ben presto che nell’istituto non vige alcuna regola, ma seppur confuso decide di cogliere quell’opportunità per spiegare le ali verso un mondo nuovo.
Giunta la mezzanotte si reca a incontrare Licht che lo coinvolge in uno stano gioco che prevede di bruciare i fogli per la verifica del test di matematica programmato per l’indomani.
Abbindolato da Licht, Tsugumi riesce nell’intento, ma è proprio in quel momento che finisce intrappolato in una nuova gabbia… l’indomani, infatti, scopre che la scuola si regge su uno strano gioco, i cui precetti sono dettati dal Re: egli assegna una classe agli studenti che conseguono il gioco, realizzando il quale si sale di rango.
Un gioco per ottenere libertà e la cui prova per aver conseguito la vittoria è una carta dei tarocchi. Tsugumi lentamente finisce inglobato nel sistema e sperimenta sulla propria pelle le conseguenze di quella giostra impazzita.
Torikago Syndrome , opera di debutto di Akaza Samamiya, è un manga che mescola mistero, ambiguità e sensualità in modo sapiente.
Ricalcando le orme del famoso romanzo Papà Gambalunga di Jean Webster, l’opera se ne discosta per poi addentrarsi tra i corridoi e le stanze di un istituto maschile frequentato da strani allievi, su cui aleggia una morte misteriosa e che è disciplinato da un gioco perverso e crudele, dove il Re è il personaggio più oscuro e ambiguo di tutti.
E l’oscurità impregna tutta l’opera: i protagonisti, da Tsugumi a Licht, passando per l’invidioso Oscar e il crudele Kain, sono tutti tormentati e imprigionati nelle loro rispettive gabbie esistenziali.
Tsugumi è all’affannosa ricerca di un riscatto anche se il destino sembra continuare a remargli contro, spezzando i fragili nuovi legami che credeva di aver creato.
Cosa si nasconde in realtà dietro il gioco di rango? Chi è il Re e cosa lo lega a filo doppio a Licht? La storia creata dalla Samamiya ha un gusto particolar, strizza l’occhio allo shonen ai, anche se l’attrazione che lega i protagonisti non è esplicita, ma volutamente fraintendibile.
I disegni sono carinissimi: i personaggi tutti bellezze bishounen, con occhi grandi e lineamenti delicati e lunghe gambe.
Una lettura a tratti scorrevole, a tratti sibillina, Torikago Syndrome cattura l’attenzione del lettore sin dalla prima pagina, avvolgendolo in una spirale di avvenimenti contorti, che gettano le basi per un finale di storia sicuramente imprevedibile.