Abaddon, il thriller surrealista di Koren Shadmi [Recensione]

Pubblicato il 19 Maggio 2016 alle 11:25

Trasferirsi in un appartamento e interagire con alcuni inquilini è un fatto normale, vero? Sbagliato! E ce lo dimostra Koren Shadmi con un intenso mystery kafkiano degno di David Lynch! Non perdete Abaddon, dirompente graphic novel pubblicata da NPE!

Koren Shadmi è un cartoonist israeliano messosi in luce con opere intriganti del calibro di Love Addict, pubblicato da Bao Publishing. Chi l’ha letta sa che non si tratta di un autore qualsiasi.

Ormai newyorchese di adozione, Shadmi collabora regolarmente con Wired e varie riviste, realizzando lavori di non facile classificazione che hanno il pregio di incuriosire e avvincere il lettore. Ora tocca a NPE tradurre un altro suo efficace esito creativo, Abaddon.

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Pubblicato negli Stati Uniti prima come web comic e poi dalla Z2 Comics Inc., Abaddon non è passato inosservato e, aggiungo, meritatamente perché si tratta di un fumetto davvero diverso dal consueto. E’ stato concepito in un curioso formato rettangolare e collocarlo in un genere narrativo specifico è un’impresa ardua.

Potremmo cavarcela definendolo mystery o thriller e tutto sommato non sarebbe un errore, dal momento che gli enigmi e i segreti abbondano nella trama. Ma se qualcuno si aspetta di trovare investigatori privati, criminali e donne fatali rischia di rimanere deluso.

Shadmi prende spunto da una delle opere teatrali più celebri di Jean Paul Sartre, A Porte Chiuse, ambientata in un appartamento e incentrata su quattro personaggi. E in effetti si colgono suggestioni dell’esistenzialismo in molti dei dialoghi di Abaddon.

Ma non mancano influenze di Kafka e di una pellicola come Eraserhead di David Lynch. Anzi, gli avvenimenti deliranti e pazzeschi della prima parte fanno proprio pensare alle atmosfere destabilizzanti del grande cineasta.

In un appartamento qualsiasi di un giorno qualsiasi arriva Ter e prende possesso di una stanza appartenuta a un precedente occupante.

Una tavola dal volume
Una tavola dal volume

Fa la conoscenza dei coinquilini che, almeno in principio, sembrano persone tranquille. Ma presto Ter si rende conto che la situazione è davvero strana.

E le stranezze non sono tanto provocate dal comportamento comunque stravagante e in molti momenti preoccupante dei coinquilini ma da una serie di eventi inspiegabili. Può infatti succedere che un gatto venga ammazzato e in seguito riappaia vivo e vegeto. E’ inoltre onnipresente una sostanza rossa che impregna ogni cosa, l’acqua, il cibo, le bevande.

Ma c’è un ulteriore dettaglio che sconcerta Ter: una volta entrato nell’appartamento è impossibile uscire. I coinquilini non ne sono sconvolti; anzi, ne prendono atto e basta. E’ evidente che sono più informati di Ter e quando quest’ultimo capisce di essere finito, suo malgrado, in un incubo, cerca in ogni maniera di fuggire.

Ma chi è Ter? Da dove viene? Tutto ciò che sappiamo sul suo conto ci viene fornito da alcuni flashback. Si capisce che è stato un soldato e che in guerra ha subito brutte esperienze.

Ter è forse pazzo? E sono pazzi anche gli altri compagni di appartamento? E se invece fossero tutti morti e relegati all’inferno? Il protagonista inizia a indagare e qualche risposta la ottiene. Si trova in un luogo chiamato Abaddon, composto da altri appartamenti abitati da persone più o meno folli. E la caratteristica fondamentale non muta mai: è impossibile uscire.

Un'altra tavola
Un’altra tavola

Abaddon è un lavoro che può essere letto a più livelli. Possiamo interpretarlo come la fantasia paranoica di un pazzo sconvolto dai sensi di colpa; come una storia dalle tinte immaginifiche e quasi horror; o come una metafora.

Abaddon è in effetti la rappresentazione simbolica dell’inconscio e prevalgono elementi erotici e sessuali, collegati alla sensuale Bet, il personaggio femminile più rilevante, ex pornostar finita a sua volta in un incubo.

Tra cioccolatini che sarebbe meglio non mangiare, coppie di pervertiti, donne muscolose fanatiche del culturismo, generali severi e mosche dalle incredibili capacità, Shadmi descrive un universo perturbante che ci respinge e ci ammalia nello stesso tempo.

I testi e i dialoghi sono profondi e curati, degni di un film, e i disegni dello stesso Shadmi, grezzi e apparentemente sgradevoli, hanno un’espressività notevole e ben si addicono all’allure dark del volume.

Ciò che più colpisce è la sua capacità di evocare il senso di soffocamento provato da un uomo costretto a vivere in un ambiente labirintico e angusto e, per dirla alla Sartre, privo di via d’uscita e simile a una spirale che si avvolge su sé stessa, come un nastro di Moebius (peraltro, l’inizio e la fine della storia coincidono in una specie di corso e ricorso vichiano).

Se perciò volete leggere qualcosa che si differenzia dai soliti albi di supereroi, Abaddon è ciò che fa per voi.

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