Recensione – Il Trono di Spade 6×04: Book of the Stranger

Pubblicato il 17 Maggio 2016 alle 20:00

La pace si fa con i nemici, non con gli amici.

Una filosofia che ad Approdo del Re sembrano proprio non condividere. E come dargli torto, del resto: da quelle parti sono troppo presi a ripagare i propri debiti.

Cersei Lannister, con una mossa degna del più grande campione di scacchi, sembra essere riuscita ad ingraziarsi l’interno Concilio Ristretto, riportando dalla sua suo zio Kevan e perfino la Regina di Spine nella partita contro l’Alto Passero e i suoi adepti. La regina e suo fratello ser Loras sono ancora prigionieri nelle segrete del credo religioso, e i Lannister non hanno intenzione di fargliela passare liscia. Come si dice: il nemico del mio nemico è mio amico.

Ma andiamo con ordine.

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Se nella capitale la situazione politica è fredda e pericolosamente vicina alla guerra civile, paradossalmente è al Nord che il calore si fa sentire: il calore degli abbracci e delle lacrime.

Finalmente, dopo la primissima puntata della prima stagione, due membri della famiglia Stark si ricongiungono. Sansa e Jon ci regalano uno dei momenti più emozionanti dell’intera serie, ammettetelo: anche a voi sono venuti i brividi nel vederli di nuovo insieme, perdonarsi a vicenda, ridere finalmente!

Ma Book of the Stranger, il quarto episodio della sesta stagione è un’altalena di emozioni: e se inizialmente Jon Snow è titubante nel concedere alla sorella il suo aiuto (lady Sansa lo esorta a riprendersi Grande Inverno e punire Ramsey Bolton per le sue numerose malefatte), alla fine il Lord Comandante dei Guerrieri della Notte (pardon, ha rifiutato la carica: eppure tutti continuano a rivolgersi a lui in questo modo, quindi credo che dovremo aspettare la prossima settimana per un po’ di chiarezza) deve capitolare quando gli viene recapitato un messaggio niente meno che dal bastardo riconosciuto di Lord Bolton, ora signore di Grande Inverno e Protettore del Nord.

Ramsey è sempre diplomatico nel trattare, questo lo sappiamo tutti, che si tratti di ringraziare Osha per avergli riportato Rickon oppure che decida di invitare – cordialmente, ovvio – il bastardo di Eddard Stark in quella che un tempo era la sua casa.

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Si prospetta una grande battaglia per le terre del Nord (e Tormund sembra essersi invaghito di Brienne! Non vedo l’ora di vedere come si evolverà questa situazione, appena sbocciata con gli sguardi melliflui di quella simpatica canaglia pel di carota), soprattutto perché, all’insaputa e di Jon Snow e di Ramsey Bolton, c’è un altro giocatore pronto a scendere in campo: Lord Petyr-intrigante-quintuplo-doppiogiochista-Baelish, che si è sapientemente tenuto in disparte in questi primi episodi e torna qui più calcolatore che mai (ha praticamente in pugno il giovane lord della Valle, e quindi la Valle stessa: Lord delle Dita, di Harrenal e Protettore del Nido dell’Aquila e della Valle … Bolton, Stark, Lannister, sicuri di essere le tre superpotenze di Westeros?)

L’episodio lascia da parte le vicende di Arya e di Bran, e prima di virare a quanto successo nelle lande assolate di Essos mi sembra giusto parlare di Theon Greyjoy, finalmente tornato a casa e pronto a rinunciare alle pretese sulla corona che gli spetterebbe come unico figlio maschio di re Balon. Ramsey Bolton lo ha distrutto al punto che tutta la sua fierezza è andata a farsi benedire, sbriciolando ciò che il senso di colpa per quello che aveva fatto a Grande Inverno aveva risparmiato. Commovente anche la sua, di decisione, e sarà facile fare il tifo per sua sorella Asha adesso, così che il povero Theon riguadagni almeno un po’ di rispetto per se stesso.

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A Meeren, invece, Tyrion e lord Varys sembrano essere riusciti a risolvere definitivamente la questione dei Padroni Schiavisti. Interessante soprattutto come gli autori stiano sviluppando il rapporto fra i due occidentali e Verme Grigio e Missandei: c’è una sorta di amore/odio fra loro, per lo meno da parte dei due orientali che hanno vissuto nella schiavitù per tutta la loro vita, ed è bello vederli scegliere di fidarsi di Tyrion Lannister e assecondare la sua strategia anche se non sembrano crederci fino in fondo, anzi.

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E, finalmente, Daenerys Targaryen, Nata dalla Tempesta, Khaleesi del Grande Mare d’Erba, la Non Bruciata, Madre dei Draghi, Mhysa e Distruttrice di catene emerge dallo squallore di Vas Dothrak nel quale era confinata: lo fa anche grazie all’aiuto di Jorah e Daario, ma soprattutto grazie all’ennesimo colpo di mano.

Bella la scena finale, per lo meno emotivamente: a livello tecnico grida vendetta al cospetto del green screen.

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